Un 14 luglio blindato per la nostra sorella latina dove autorità e
cittadini non fanno sconti sulla sicurezza
Si dice Liberté, egalité, fraternité
si traduce cultura:
così il sindaco di Cannes
di Magali Prunai
È il 14 luglio 2016: nella città di Nizza si sono appena conclusi i fuochi
d’artificio della festa nazionale. Si sono appena riaccese le luci che
illuminano la Promenade des Anglais, la storica passeggiata, e turisti e gente
del posto hanno appena iniziato a disperdersi quando un camion lanciato a forte
velocità travolge la folla. L’attentato viene rivendicato ben presto dall’ISIS,
le vittime fra turisti e non, donne, uomini, bambini, sono numerose. Di nuovo la
Francia, di nuovo i luoghi dello svago, di nuovo il terrorismo.
L’intero paese, e non solo, si stringe attorno alla città e alla regione. A
distanza di poche settimane nelle città vicine il livello di guardia è talmente
elevato che dalla spiaggia si possono vedere passeggiare soldati armati che
pattugliano il lungo mare, la paura della popolazione è tangibile ma la voglia
di risollevarsi e andare avanti è tanta.
14 luglio 2017, un anno dopo. Il 13 luglio tutta la Francia, tranne Nizza, ha
festeggiato con fuochi d’artificio la festa nazionale. Solo Nizza ha fatto i
fuochi il 14 in memoria dei morti dell’anno precedente. Il 13 luglio nella
vicina Cannes, quando le luci si sono spente su tutta la Croisette, è stato
chiesto agli spettatori di osservare un minuto di silenzio e di alzare in modo
simbolico i propri cellulari con la luce dei flash accesa. Un’atmosfera
surreale, tutti in silenzio ma con dei pensieri e delle luci che facevano una
grande confusione.
Le misure di sicurezza hanno cambiato di un bel po’ l’architettura di queste
strade, che ora si ritrovano piene di enormi fioriere poste a protezione della
zona pedonale e lungo tutta la camminata, una sorta di barriere un po’ più
estetiche dei tipici jersey ma che fannno intendere bene il clima in cui hanno
vissuto negli ultimi 12 mesi. La polizia è onnipresente, armi in pugno, che
passeggia su e giù per il centro. Il turista percepisce sicurezza, ma anche il
periodo di profonda incertezza e inquietudine in cui si è costretti a vivere.
Il 14 luglio la Francia festeggia l’inizio della Rivoluzione, dello
smantellamento dell’ancien régime e dell’avvento dei diritti civili e politici.
Al grido di “liberté, egalité, fraternité” la Francia e il mondo intero hanno
scoperto la modernità. Oggi, da dopo l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo
fino alla strage di Nizza, ha ancora senso il motto rivoluzionario? “Liberté,
egalité, fraternité” hanno ancora un significato? Lo ha spiegato bene il sindaco
di una città della Costa Azzurra, vicina a Nizza, traducendo il motto francese
in “cultura”. Ciò che più conta è la cultura, l’istruzione come unico mezzo
d’integrazione. Insegnare e tramandare i valori di una nazione perché tutti la
conoscano e comprendano, sfruttare la “grandeur”
francese per insegnare alle nuove generazioni e ricordare a quelle
vecchie ciò che vuol dire convivere civile e rispetto. Le premesse sono delle
più eccellenti, tanto che questo sindaco ha stanziato fondi per corsi aggiuntivi
per gli studenti e il mantenimento dell’insegnamento del latino e del greco, a
differenza del resto della Francia. Un’istruzione che ci accomuna, prima ancora
che per le nostre singole nazionalità, come cittadini europei. Sarà interessante
vedere come tutto ciò si concilierà, a partire dal prossimo anno scolastico, con
la reintroduzione della settimana scolastica di quattro giorni.