Istituito il servizio di allerta maremoti
Si chiama SiAM
È nato dalla collaborazione tra INGV, ISPRA e PROTEZIONE CIVILE
È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Direttiva del Presidente del
Consiglio dei Ministri del 17 febbraio scorso che istituisce, sotto il
coordinamento del Dipartimento della Protezione Civile, il Sistema di
Allertamento nazionale per i Maremoti (SiAM) generati da terremoti nel Mar
Mediterraneo.
I terremoti rappresentano la causa principale degli tsunami (circa l'80%), anche
se non l'unica. È comunque la sola per la quale è possibile, con le reti di
monitoraggio attuali, definire un sistema di allertamento. Altre cause possono
essere frane o eruzioni vulcaniche sottomarine o costiere.
Il SiAM, creato per analizzare i dati delle reti di monitoraggio in tempo
reale, valutare la possibilità che in conseguenza di terremoti in mare o lungo
la costa avvenga un maremoto e di quale entità e per diffondere messaggi di
allerta, è composto da tre Istituzioni: INGV-Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia che opera attraverso il Centro Allerta Tsunami (CAT),
ISPRA-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e lo stesso
Dipartimento della Protezione civile.
Nello specifico, il Centro Allerta Tsunami di INGV – che opera 7 giorni su 7,
h24 – valuta la possibilità che un determinato terremoto, con epicentro in mare
o nelle immediate vicinanze, possa generare uno tsunami e stima i tempi di
arrivo attesi lungo le coste esposte. È invece compito del Dipartimento della
protezione civile, sulla base delle valutazioni del CAT, diffondere i messaggi
di allertamento alle strutture e componenti del servizio nazionale della
protezione civile per raggiungere, nel minor tempo possibile, la popolazione
potenzialmente interessata. I dati forniti dalla rete mareografica nazionale
gestita dall’ISPRA e dei mareografi presenti lungo le coste di altri paesi del
Mediterraneo consentono, infine, di confermare o meno l’eventuale maremoto.
La direttiva del Presidente del Consiglio – ribadendo come l’operatività del
Sistema di allertamento si basi esclusivamente sulla registrazione ed
elaborazione degli eventi sismici potenzialmente in grado di generare maremoti
escludendo, quindi, tutte le altre potenziali fonti di uno tsunami – elenca
anche peculiarità e limiti del SiAM, ricordando tra l’altro che, date le
caratteristiche del Mediterraneo, un bacino relativamente piccolo e chiuso, e i
tempi incomprimibili della registrazione e valutazione dei dati sismici, non
garantisce che l’impatto di un maremoto sulla costa sia sempre preceduto
dall’emissione di un messaggio di allerta così come che a un messaggio di
allerta faccia sempre seguito uno tsunami.
La direttiva, che comprende anche quattro allegati tecnici, prevede che entro
tre mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il Capo del Dipartimento
della Protezione civile fornisca alle diverse componenti e strutture operative
del Servizio nazionale della protezione civile le indicazioni per
l’aggiornamento delle rispettive pianificazioni di emergenza, anche con
riferimento all’individuazione speditiva delle aree costiere potenzialmente
esposte a maremoti generati da terremoti e delle relative zone di allertamento,
sulla base degli elementi forniti da INGV e da ISPRA.
Entro un anno dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della direttiva, invece,
ogni soggetto coinvolto deve redigere, aggiornare e adeguare il proprio piano.