Sempre più attuali

gli impianti di cogenerazione

con motore endotermico

 

di Bartolomeo Buscema

 

Un impianto di cogenerazione

Letteralmente “co-generare” vuol dire produrre energia termica ed energia elettrica contemporaneamente tramite un unico impianto, che può essere alimentato, ad esempio, da metano, diesel tradizionale, biodiesel e così via. Sinteticamente, un impianto di cogenerazione è costituito da un motore  a combustione interna, un generatore di energia elettrica, un sistema di recupero termico dal circuito di raffreddamento del motore stesso. Il liquido caldo, anziché essere un prodotto di scarto, diventa una vera e propria fonte energetica che permette di aumentare l’efficienza media dell’intero impianto, riducendo in termini assoluti il consumo di combustibile e la conseguente emissione di anidride carbonica e di altri inquinanti che sono, purtroppo, immessi in atmosfera. Gli impianti di cogenerazione rappresentano un’attraente tecnologia che coniuga il risparmio energetico con quello monetario: un impianto di taglia media, oggi, consente risparmi energetici fino al 40%, con un ritorno dell’investimento, legato principalmente al maggior costo, che si attesta attorno ai tre o quattro anni. Trovano ampia diffusione in tutte quelle situazioni in cui la potenza elettrica richiesta dall’utenza rimane pressoché costante nell’arco delle ventiquattro ore, come ed esempio nei presidi ospedalieri, stazioni aeroportuali, centri elaborazione dati, industrie con produzione continua su più turni. Grazie, poi, al basso impatto ambientale, raggiunto con dispositivi che permettono prima il recupero di calore dai fumi di combustione, poi il trattamento  chimico dei prodotti di combustione tali impianti rispettano pienamente i limiti legislativi di emissione vigenti. Vale la pena, qui, accennare alle nuove tipologie di catalizzatori che sono  in grado di accelerare la reazione di ossidazione anche a temperature relativamente basse (300 °C) abbattendo principalmente il monossido di carbonio e gli ossidi di azoto. Per questi ultimi gas sono entrati nel mercato nuovi dispositivi che adottano nuovi processi di riduzione catalitica selettiva degli ossidi di azoto. Tali processi utilizzano l’ammoniaca o l’urea che sono iniettati allo stato liquido sui gas di scarico del cogeneratore a valle del catalizzatore. Un procedimento efficiente che garantisce l’eliminazione degli ossidi di azoto, così subdoli, trasformandoli in composti inerti quali azoto e vapore acqueo.

Il Galileo