Tecnologie innovative

per il riciclo della CO2

 

di  Bartolomeo Buscema

 

 

Chi di noi non ha sentito dai mezzi di comunicazione di massa l’imperativo di diminuire il tasso di anidride carbonica presente in atmosfera?

Purtroppo, per il secondo anno consecutivo i livelli di anidride carbonica misurati dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) nel suo osservatorio di Mauna Loa, nelle Hawaii, continuano a crescere a un tasso record. Solo nel 2016 la quantità di CO2 è, infatti, salita di 3 parti per milione (ppm), raggiungendo il valore record di 405,1 parti per milione.

Ricordiamo che il valore medio della CO2 nell’atmosfera era di circa 280ppm fino all’inizio della Rivoluzione Industriale, nel 1760. Negli ultimi 150 anni la quantità è aumentata del 43%.

Un incremento al quale bisogna energicamente rispondere con azioni concrete e su larga scala tra cui la cosiddetta “cattura dell’anidride carbonica” sia per immagazzinarla sotto terra sia per la produzione di svariate sostanze chimiche.

Ed è proprio sulla base di quest’ultima possibilità che nella città portuale di Thoothukudi, in India,  recentemente è entrata in funzionamento la prima centrale al mondo di cattura e conversione del carbonio per produrre, dai fumi di una caldaia alimentata a  carbone, bicarbonato di sodio. Un composto versatile usato come anticalcare, per lavare e disinfettare frutta e verdura, per la preparazione di torte e dolci, contro i gonfiori delle punture d’insetti, come antiacido per aiutare la digestione. E tanti altri usi che ,per brevità , qui non elenchiamo.

Il processo di produzione , realizzato da due giovani chimici indiani, impiega ,in alternativa ai tradizionali composti amminici,

un particolare sale per legare il biossido di carbonio.

Un sale che  aumenta l’efficienza chimica del processo di produzione, richiedendo, al contempo ,una minore quantità di energia ,in genere fornita dai combustibili fossili. I tecnici sostengono  che la somma tra emissioni finali  di anidride carbonica e quella catturata sia quasi pari a zero .Un processo ,quindi,  sostenibile  e compatibile con quella che gli addetti ai lavori chiamano “ economia circolare “  che poggia  sul riuso, riciclo  e riutilizzo.

Il Galileo