Il ruolo della ricerca secondo gli italiani
Presentato in AREA Science Park
l’Annuario Scienza, Tecnologia e Società 2017
di Observa Science Society
Cosa pensano gli italiani della ricerca scientifica? Quanto sono interessati
alla tecnologia? I dati presentati dell’Annuario Scienza, Tecnologia e Società
sfatano ancora una volta lo stereotipo di un pubblico italiano scientificamente
analfabeta, poco interessato o addirittura ostile nei confronti della scienza e
della tecnologia. L’Annuario
redatto da Observa Science
Society è stato presentato a Trieste In AREA Science Park in un evento al quale
hanno preso parte Giuseppe Pellegrini, presidente di Observa, Sergio Paoletti,
presidente di AREA Science Park, Agnese Sonato, esperta di divulgazione ed
Enrico Tongiorgi, dell’Università degli Studi di Trieste.
L’Annuario Scienza Tecnologia e Società propone, in forma sintetica e
accessibile, una raccolta aggiornata dei dati e delle informazioni più recenti
provenienti dalle più accreditate fonti nazionali e internazionali, utili per
comprendere lo stato e le trasformazioni della ricerca e dell’innovazione nella
nostra società. Giunto alla tredicesima edizione, l’Annuario si caratterizza
quest’anno per la particolare attenzione riservata alla rappresentazione grafica
dei dati, con l’inserimento di infografiche e di un fumetto.
La maggior parte dei cittadini esprime giudizi critici su vari aspetti delle
politiche della ricerca italiana: la carenza di investimenti, il condizionamento
della politica, il limitato ricambio generazionale. Nell’ultima rilevazione
Observa ha chiesto agli italiani di esprimere un giudizio sulle azioni dei
soggetti che operano a vario titolo nel campo della ricerca: l’Unione Europea,
l’Italia e la regione di appartenenza, le università e gli istituti di ricerca
pubblici, le fondazioni bancarie e gli altri enti che finanziano la ricerca, le
aziende e le associazioni che si occupano di ricerca. Solo tre soggetti che
operano nel campo della ricerca non ottengono giudizi prevalentemente positivi
dalla maggior parte degli italiani; in particolare, le azioni per la ricerca
intraprese dallo Stato italiano sono giudicate negativamente dal 54% degli
intervistati. A essere valutati molto positivamente, invece, sono soprattutto le
università e gli istituti di ricerca (83%) e le associazioni che si occupano di
ricerca (79%). E il 60% degli intervistati considera efficaci pure le azioni per
la ricerca intraprese dalle aziende e dall’Unione Europea.
Quasi nove intervistati su dieci pensano che i ricercatori italiani siano
costretti dalle condizioni in cui versa la ricerca ad andare a lavorare
all’estero e che l’Italia investa troppo poco in questo settore; più dell’80%
ritiene anche che la ricerca italiana sia troppo condizionata dalla politica.
Una quota più bassa rispetto al 2014, ma comunque molta alta, crede che lo
spazio per le nuove generazioni di ricercatori sia assai limitato (72%) ed è
convinta che l’ambiente di lavoro degli scienziati sia «dominato dai maschi»
(55%); mentre cresce, rispetto alla rilevazioni precedenti, l’idea che un
ricercatore possa conservare la propria indipendenza anche se finanziato da
un’industria (55%). Degni di nota sono altri due dati: più di sette intervistati
su dieci ritengono che gli stipendi dei ricercatori siano troppo bassi e che i
cittadini non capiscano fino in fondo l’importanza della ricerca.
In linea con queste opinioni, la maggior parte degli italiani ritiene che si
debbano dedicare fondi per richiamare ricercatori italiani eccellenti
dall’estero (33%) e che bisognerebbe promuovere bandi di ricerca per finanziare
i progetti migliori proposti dai ricercatori (26%). È interessante notare, a
questo proposito, che i cittadini preferiscono questo tipo di bandi piuttosto
che il finanziamento di grandi progetti speciali su temi di ricerca specifici
(17%). Questa misura ottiene la stessa percentuale di preferenze della
promozione di borse di ricerca riservate ai ricercatori più giovani, mentre
riservare fondi di ricerca specificatamente per le donne è un’opzione poco
scelta dai cittadini.
Considerate le misure indicate, in quale aree dovrebbero essere adottate in
maniera prioritaria? Tra le aree in cui lo Stato italiano dovrebbe investire di
più, al primo posto c’è la Ricerca in campo biomedico (40%), seguita a circa
metà strada dalle Tecnologie per l’energia (22%) e a notevole distanza dal
Patrimonio culturale, l’Innovazione industriale e la Produzione alimentare.
Fanalini di coda rispetto a questi temi sono invece le Tecnologie per la
sicurezza e per i trasposti o la Ricerca aerospaziale.
Maggiori informazioni e grafici su
http://www.observa.it/ruolo-ricerca-gli-italiani/?lang=it