Ordine dell’imperatore:

tutti a scuola

 

Carlo Magno impose un modello di scuola consapevole di quanto fosse limitante l’analfabetismo

 

 

di Magali Prunai

 

Aquisgrana: la statua di Carlo Magno fa da insegna ad una farmacia della città

“Caro figlio, il governo ti vuole ignorante, la chiesa sottomesso ...quando ti chiedo di studiare è perché mi piacerebbe vederti libero. La conoscenza è la tua arma migliore!”

Nulla di più vero e di più banale, la conoscenza, il sapere, essere in grado di ragionare con la propria testa sono l’unico modo per poter essere indipendenti e non schiavi di poteri forti, teorie del complottismo e populismi.

L’istruzione è sempre stata, nella storia, l’arma migliore per poter manovrare e manipolare al meglio un popolo. Più questo rimane ignorante e più sarà facile indottrinarlo. Gli esempi si sprecano, riforme scolastiche ed edizioni di libri per le prime classi in epoca fascista tutte improntate alla superiorità della razza; libri messi all’indice fin dalla stessa invenzione della stampa a caratteri mobili.

Ma l’eccezione nella storia c’è sempre e questa eccezione è stata Carlo Magno.

Carlo Magno, re dei franchi, dei longobardi e primo imperatore del Sacro Romano Impero, a mala pena sapeva scrivere il suo nome. Leggere per lui era un’impresa complicatissima, se non del tutto impossibile. Ben consapevole di quanto il suo analfabetismo fosse limitante decise di creare un nuovo modello di scuola per dare educazione intellettuale, morale e religiosa ai popoli barbari sui quali regnava. A questo scopo chiamò a sé Alcuino di York, filosofo, letterato e teologo, per riorganizzare il sistema scolastico. Seguendo il suo consiglio divise lo studio in due gruppi: il trivio, dedicato a grammatica, retorica e dialettica, e il quadrivio, dedicato ad aritmetica, geometria, astronomia, fisica e, più avanti, medicina. L’apprendimento della teologia era solo per livelli di studio più avanzati.

Questo rinnovamento culturale e la rinascita della civiltà antica fu denominato Schola Palatina. In essa si formarono i futuri servitori dello Stato, laici e chierici, si riprese il latino come lingua universale, come l’ inglese ai nostri tempi. Per raggiungere il suo scopo Carlo Magno si rivolse anche agli italiani Paolo Diacono, autore della Historia Langobardorum, Pietro di Pisa, suo maestro di grammatica latina, Paolino di Aquileja, vescovo anch’esso professore di grammatica, e allo spagnolo Teodulfo, poeta, teologo e vescovo di Orléans, fu considerato come il più erudito dell’Accademia Palatina.

Carlo Magno in un quadro di Louis Felix Amiel

Nonostante il nuovo sistema scolastico fosse molto fedele alla tradizione antica, era comunque un sistema estremamente innovativo grazie anche ai diversi approcci degli intellettuali coinvolti molto improntati alla religione cristiana.

Sul modello della scuola palatina vennero fondati altri centri di studi i cui libri vennero redatti dai maestri stessi e copiati dagli amanuensi per diffonderli nelle diverse scuole dell’impero.

“Vorrei che tutti leggessero,  non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo.” (Gianni Rodari).

Il Galileo