no, vestiti
di Bartolomeo Buscema
In Europa, le emissioni inquinanti
imputabili al riscaldamento degli edifici rappresentano quasi il 40 % delle
emissioni nocive globali. Le emissioni inquinanti, tra cui monossido e biossido
di carbonio e ossidi di azoto, sono, a loro volta strettamente legate
all’utilizzo dei combustibili fossili. Per limitare tale impatto nocivo per
l’ambiente, i programmi e le direttive europei per l’efficienza energetica
tendono sempre più a isolare termicamente l’involucro edilizio, aumentando al
contempo l’efficienza energetica degli impianti di riscaldamento.
Quest’approccio è sicuramente un modo corretto di affrontare il problema. Ma c’è
anche un’altra possibilità: indossare vestiti termici che riducono le
dispersioni di calore del nostro corpo. Vediamo di che si tratta. Recentemente,
un team della Standfort University, guidati dal professor Yi Cui, ha sviluppato
un rivestimento composto di nanofili di argento, con cui è possibile conferire
ai tessuti ottime proprietà coibenti. Una strategia che mira ad abbattere i
consumi energetici puntando sull’utilizzo del calore metabolico che ciascuno di
noi produce. E’ un nuovo e interessante approccio battezzato "personal thermal
management" che consiste nell’indossare tessuti che contengono nanofili
d’argento capaci di trattenere quasi il 90% del calore riducendo o addirittura
eliminando la presenza di un impianto di riscaldamento. Un’idea attraente, anche
per il basso costo se confrontato
con un impianto di riscaldamento che riduce notevolmente il calore emesso dal
nostro corpo sotto forma di radiazioni infrarosse. Un rivestimento
che mantiene inalterate le caratteristiche di morbidezza, traspirabilità
e resistenza ai lavaggi sia su
tessuti in lana per l’abbigliamento invernale sia su quelli in cotone e lino per
l’isolamento termico estivo. I primi risultati sono incoraggianti e, come
sostengono i ricercatori, basterebbe indossare tessuti in nanofili d’argento per
risparmiare, pro capite, circa 1000 kWh
di energia durante la
stagione invernale. Una ricerca promettente, visto i sempre crescenti prezzi dei
combustibili fossili, i quali, lo ripetiamo ancora, sono i
principali responsabili dell’aria irrespirabile e nociva
di molte nostre città e del riscaldamento globale
del nostro Pianeta.