Pesca selvaggia e clima globale

 stanno depauperando i mari del Pianeta

 

di Bartolomeo Buscema

 

La continua perdita di biodiversità nei mari del nostro Pianeta, con conseguente diminuzione del pescato, rende vulnerabili 1,4 miliardi di persone e mette direttamente a rischio 845 milioni d’individui per mancanza nella dieta di una quantità sufficiente di zinco, ferro e vitamina A. Un dato preoccupante che enucleiamo da un recente studio pubblicato sull’autorevole rivista scientifica Nature. Secondo Christopher D. Golden, estensore dello studio e ricercatore presso la Harvard T. H. Chan School of Public Health di Cambridge (Massachusetts), tutte queste persone, oggi assumono, cibandosi prevalentemente di pesce, una quantità inadeguata dei tre citati micronutrienti essenziali per una sana alimentazione.  Più in dettaglio: il 17% dell’intera popolazione mondiale ha un deficit di zinco nella propria dieta; il 20% delle donne incinte soffre di anemia per carenza di ferro, e circa il 30% delle persone non assume sufficiente vitamina A. Un quadro sanitario di malnutrizione molto critico, che in futuro, purtroppo, è destinato ad aggravarsi a causa di un’allarmante diminuzione di pescato legata al cambiamento del clima globale e a tecniche di pesca selvagge.

 

Secondo la FAO, dal 1996 si è avuta una riduzione media globale di pescato di 0,38 milioni di tonnellate ogni anno.  Ma quello che preoccupa di più sono le previsioni: se le cause che hanno determinato il depauperamento ittico persisteranno, entro il 2050 avremo una riduzione media di circa il 20% dell’attuale biomassa animale marina. Un decremento a macchia di leopardo: in alcune aree sarà del 6%, in altre, soprattutto nei mari che bagnano i Paesi in via di sviluppo, sfiorerà il 30%. Uno scenario che esige da un lato risposte immediate di contrasto al cambiamento climatico, con un’accelerazione temporale delle tappe indicate dall’IPCC; dall’altro un capillare ed efficace controllo della pesca selvaggia che deve essere accompagnato da un’altrettanta diffusione capillare di pratiche di pesca sostenibile .Sono azioni certamente gravose che presuppongono un accordo mondiale  che purtroppo non intravvediamo all’orizzonte.

 Il Galileo