Resilienza, decarbonizzazione e informazione:
le tre strade
maestre da percorrere
per combattere il cambiamento climatico globale
di Bartolomeo Buscema
Il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti. La
posta in gioco, ossia il futuro della specie umana, riguarda tutti noi e
non solo gli scienziati del clima
che alacremente lavorano per capire meglio i meccanismi del surriscaldamento
terrestre e trovare possibili soluzioni.
Secondo la NASA, il 97% dei
climatologi ritiene che il riscaldamento in atto è di origine antropica e che
tre sono le strade
maestre da percorrere per combattere il cambiamento climatico: la
resilienza, la decarbonizzazione e
una capillare informazione sia nei Paesi industrializzati, sia, per quanto
possibile, nei Paesi in via di sviluppo che, contrariamente a quanto si pensa,
contribuiscono anche loro in
maniera significativa al riscaldamento globale.
Uomini al lavoro in una miniera di carbone di fine '800
Cominciamo con una definizione: la resilienza è
la capacità di una materia vivente di autoripararsi dopo un danno, o
quella di una comunità o di un sistema ecologico di ritornare al suo stato
iniziale, dopo essere stata sottoposta a una perturbazione che
ne ha modificato lo stato iniziale. Nella tecnologia dei materiali,
la resilienza è la
resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova
d’urto. Nell’accezione climatica, invece, il vocabolo resilienza, preso a
prestito dagli ambiti sopra accennati,
descrive la capacità
di adottare
politiche e strategie di
adattamento e sviluppo sostenibile per rendere il meno possibile vulnerabili
determinate aree geografiche
dagli effetti nefasti del
cambiamento climatico. Non
nascondiamo che la via della
resilienza climatica è un percorso
tutto in salita che, purtroppo, nonostante i vari buoni propositi dei vari
summit internazionali sul clima, registra solo piccoli deboli passi in avanti.
Veniamo,ora alla decarbonizzazione
che in origine designava
un processo chimico mirato a cambiare il rapporto tra
idrogeno e carbonio nelle
fonti di energia, cercando di diminuire
la percentuale di
quest’ultimo. L’accezione odierna del termine,invece, ha assunto il significato
di diminuzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera nei vari
processi produttivi e negli
usi finali. Si parla, ad esempio, di decarbonizzazione della produzione di
energia elettrica tramite
cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica contenuta nei prodotti di
combustione; di decarbonizzazione che utilizza batteri in grado di nutrirsi di
anidride carbonica per produrre combustibili a base di alcol, e cosi via.
Per quanto concerne, infine,
l’informazione, terza strada maestra, la maggior parte degli scienziati
ritiene fondamentale
comunicare le notizie
che concernono il clima globale, considerando
soprattutto l’aspetto etico
e di responsabilità. Purtroppo, molti
non hanno ancora chiara la dimensione
etica del problema del cambiamento climatico; non hanno
ben compreso la
gravità di quanto sta succedendo anche sotto il profilo dei maggiori costi da
sostenere per mitigare e adattarsi al cambiamento climatico nel caso di scarso
impegno, se non di inazione.
Capiamo bene che si tratta di scomode verità che mettono in discussione i
fondamenti della società consumistica ed estrattiva , che spingono
subdolamente verso lo spreco
di risorse energetiche non rinnovabili
per aumentare i già lauti guadagni
dei signori del petrolio e del gas naturale. Ma noi comuni cittadini
possiamo fare tanto. Cominciando a modificare il nostro stile di vita ,
recuperando soprattutto la sobrietà
del passato senza per questo rinunciare alle comodità di oggi.