Più informazione sulle vaccinazioni
di Giuditta Bricchi
I vaccini salvano la vita, ma nel mondo un bambino su cinque non è vaccinato. Le
coperture vaccinali in questi ultimi anni
sono in calo anche nei paesi industrializzati, dove la salute è
considerata un bene imprescindibile e una ricchezza per la società.
Si è sviluppata un’irrazionale
avversione alla pratica delle vaccinazioni
anche in fasce di popolazione con
alto livello di istruzione e in buone condizioni
economiche e sociale. L’
Associazione Alumni Mario Negri
(MNIAA) ha organizzato, con il patrocinio del Consolato Svizzero a Milano, una
Tavola Rotonda dal titolo “Disinformazione e paure: i vaccini”, moderata da
Silvio Garattini, Direttore IRCCS Istituto Mario Negri , Milano, per dare
un’informazione scientificamente corretta
su questo problema.
Strumento prezioso a basso costo
I vaccini sono l’intervento medico a basso costo che più di tutti ha cambiato la
nostra salute e costituiscono la migliore assicurazione sulla vita dell’umanità
come ha sottolineato Paola Allavena, Capo Laboratorio Immunologia Cellulare
IRCCS Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (MI). Essi agiscono stimolando le
nostre difese naturali, il sistema
immunitario, a reagire contro un agente infettivo ( virus o batterio)
responsabile di una determinata malattia, e a ricordare questo specifico
patogeno per molti anni, a volte per tutta la vita. I vaccini sono un’arma in
grado di salvare, nel mondo, 7.200 vite ogni giorno e oltre 2.5 milioni ogni
anno. Negli ultimi anni è però sensibilmente aumentato il numero di genitori che
decidono di non vaccinare i propri figli, una scelta condizionata dalla
diffusione di voci incontrollate su un presunto legame tra questo fondamentale
strumento di tutela della salute e l’insorgenza di alcune gravi malattie. Le
paure e i pregiudizi non sono scomparsi neppure dopo che la comunità medica ha
categoricamente smentito tali “leggende”. Senza le campagne vaccinali
dell’ultimo secolo saremmo ancora esposti a flagelli come il vaiolo, la
difterite, la poliomielite e a quelle malattie comunemente considerate
“innocue”, come il morbillo e la parotite, che possono invece essere causa di
complicanze anche letali o di danni permanenti.
Il calo delle vaccinazioni
Nel nostro Paese con il calo di vaccinazioni nell’infanzia la copertura
vaccinale è scesa sotto la soglia di sicurezza per diverse malattie,
determinando un ammonimento da
parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Mantenere coperture
vaccinali elevate riduce drasticamente le probabilità di trasmissione dei
patogeni, proteggendo anche coloro che non possono vaccinarsi per motivi medici
(ad esempio perché affetti da immunodeficienze, tumori, malattie croniche). Le
vaccinazioni sono dunque uno strumento utile non solo per il singolo, ma per
tutta la comunità; per questo vaccinarsi è un atto di responsabilità sociale e
di solidarietà verso tutti. Uno dei risultati del calo delle vaccinazioni –
sottolinea Garattini - è il ritorno
del morbillo; in questo l’Italia ha il triste primato europeo, in quanto sta
registrando il maggior numero di casi di morbillo. A questo proposito
l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci ha già richiamato ad una maggiore
attenzione.
Come mai?
Spesso, la ridotta percezione del rischio malattia è il motivo per cui alcuni
genitori sono restii a vaccinare i propri figli, spiega
Allavena. Non ricordiamo
nemmeno più cosa siano, ad esempio, la poliomielite o la morte di un bimbo per
difterite. Ma se queste malattie sono scomparse o quasi, il merito è solo dei
vaccini.
L’informazione odierna sui vaccini non è efficace, sottolinea
Garattini, per prima cosa
perché non confuta adeguatamente tutte le false informazioni che circolano.
Non c’è poi una strategia per far sì che i genitori, soprattutto i
neo-genitori, acquisiscano le informazioni necessarie. Ogni donna, in
gravidanza, riceve informazioni mediante corsi
e così facendo giunge preparata al momento del parto; i neo-genitori,
invece, non ricevono alcuna preparazione di base. Questa formazione fa
parte della medicina preventiva, molto importante , ma
in Italia troppo trascurata. L’educazione, conclude il professore, genera
risultati in un lungo arco di tempo
.
Immunità di gregge a rischio
L’immunità di gregge è un fenomeno per cui raggiunto un certo livello di
vaccinazione tra la popolazione (il 95%,) anche gli individui non vaccinati
godono i benefici della vaccinazione, perché circondati da individui vaccinati
che evitano il propagarsi di un’eventuale epidemia.
La teoria dell'immunità di gregge propone che, nelle malattie infettive
che vengono trasmesse da individuo a individuo, la catena dell'infezione possa
essere interrotta quando un gran numero di appartenenti alla popolazione sono
immuni o meno suscettibili alla malattia. Quanto maggiore è la percentuale di
individui che sono resistenti, minore è la probabilità che un individuo
suscettibile entri in contatto con l’agente infettivo, che non trovando soggetti
recettivi disponibili circola meno, riducendo così il rischio complessivo nel
gruppo. L'immunità di gregge
riguarda solo le malattie trasmissibili da individuo a individuo, quindi non
trova applicazione per patologie quali ad esempio, il tetano. In Italia calano
le vaccinazioni, in particolare per morbillo e rosolia, scese al di sotto del 95
%, limite minimo imposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. I bambini
nati nel 2013 sono quindi
maggiormente a rischio, perché la percentuale dei vaccinati è al di sotto della
cosiddetta immunità di gregge.
Prevenzione: vaccinare i bambini
Negli ultimi anni l’introduzione di nuovi vaccini efficaci e ben tollerati
contro malattie ad elevata morbilità e mortalità ha permesso di espandere le
opportunità preventive, spiega Vincenzo Zuccotti, Direttore Dipartimento di
Pediatria, Università degli Studi di Milano. Le vaccinazioni hanno cambiato la
storia dell’umanità, hanno nettamente migliorato la qualità e l’aspettativa di
vita di milioni di persone. Ma questo sembra irrilevante ai giorni nostri.
Vaccinarsi è ormai visto come un peso, un obbligo da evitare e non più come una
opportunità. C’è ancora molta confusione su un tema così delicato e scottante
come quello delle vaccinazioni. Le cause sono molteplici tra queste la
possibilità di accedere allo scambio di informazioni veloci in Rete e a notizie
a volte prive di basi scientifiche solide. Come pediatri vorremmo quindi
riportare l’attenzione sul vero significato delle vaccinazioni. Vaccinarsi da
bambini significa porre le basi per la salute futura. Il nostro calendario
vaccinale rimane il punto di riferimento legislativo-sanitario per le Regioni
italiane. Tra i suoi obiettivi principali vi è la necessità di garantire le
vaccinazioni prioritarie gratuite su tutto il territorio nazionale, in modo che
tutti i bambini possano accedere alle stesse opportunità. A fronte degli
innegabili successi e traguardi raggiunti nella prevenzione delle malattie
infettive per cui abbiamo a disposizione un vaccino, la nostra speranza è che,
quanto prima, si ritorni a considerare le vaccinazioni come “opportunità” e non
come “fonte di danno”.
Chi demonizza i vaccini?
Un numero sempre maggiore di genitori sceglie - o preferirebbe scegliere - di
non vaccinare i propri figli oppure di limitare il numero di vaccinazioni ai
quali sottoporli, spiega Maurizio Bonati (Dipartimento di Salute pubblica,
IRCCS-Istituto Mario Negri). Negli Stati Uniti si parla del
7-9% di bambini non vaccinati e del 20% di piccoli sotto-vaccinati. Un
pediatra statunitense su 5 si trova a interagire con famiglie che hanno dubbi o
chiedono di rinviare le vaccinazioni. Si tratta soprattutto di figli di famiglie
bianche, benestanti e di buona istruzione. Anche in Italia i dati preoccupano.
Le caratteristiche delle famiglie che non intendono vaccinare sono simili a
quelle degli altri Paesi: sono le persone che leggono e discutono maggiormente
ad essere più critiche. Tra queste, vivendo in ambienti culturalmente
omogenei, si può innescare il
cosiddetto assimilation bias, che fa sì che qualsiasi nuova informazione si
acquisisca venga usata per rinforzare l’opinione di cui si è convinti. Le
famiglie che si oppongono alle vaccinazioni sono tra le più convinte della
capacità individuale di protezione dalle malattie e questo comporta solitamente
una sopravvalutazione delle capacità dei genitori di far crescere i figli in
salute conducendo solamente una
vita "naturale". Chi demonizza i vaccini è portato a guardare con ostilità non
solo le istituzioni sanitarie che propongono interventi di prevenzione attiva,
ma anche la comunità in cui vivono, senza alcuna concessione alla dimensione
sociale e partecipativa della salute.
I vaccini sono sicuri ?
I vaccini di cui disponiamo, oltre che efficaci, sono sicuri, sottolinea
Allavena. La falsa credenza che causino autismo è legata ad uno studio
fraudolento che è stato universalmente screditato. L ’autore, Andrew Jeremy
Wakefield, è stato espulso
dall’ordine dei medici Inglese. La sicurezza dei vaccini è documentata da
milioni di dosi somministrate, dalla costante sorveglianza sui possibili eventi
avversi e dagli studi effettuati sia prima dell’autorizzazione, sia dopo
l’entrata in commercio di ciascun vaccino.
C’è ancora molto da fare: per malattie epidemiche come la tubercolosi e la
malaria, che colpiscono milioni di persone, e per malattie come l’AIDS, non
abbiamo ancora un vaccino ottimale. Negli ultimi anni sono saliti alla ribalta
“nuove” epidemie virali: Ebola, Zika, Dengue; per farvi fronte è fondamentale
che la ricerca scientifica continui a mettere a punto nuove armi: prime fra
tutte i vaccini, l’unico strumento in grado di arginare eventuali nuove
pandemie, prevenendo il contagio. La vaccinazione è la più evidente applicazione
del primo principio operativo della medicina contemporanea: quello della
prevenzione.
Dal laboratorio alla persona
La scoperta di un vaccino richiede un lungo, complesso e costoso processo di
ricerca, caratterizzato da ingenti investimenti e idee innovative, illustra
Nicoletta Luppi, Presidente Gruppo Vaccini
Farmindustria. Lo sviluppo di nuovi prodotti attraversa quattro stadi: ad
una prima fase pre-clinica seguono tre fasi cliniche con sperimentazione sulle
persone, che richiedono un numero sempre crescente di soggetti man mano che si
avanza negli studi. Dall’inizio della fase di sviluppo alla registrazione
possono trascorrere tra gli 8 e i 18 anni. Trattandosi di prodotti che derivano
da processi biologici, il ciclo di produzione dei vaccini può durare quasi due
anni e richiede rigorosi controlli su ogni lotto, realizzati al termine di ogni
singola fase produttiva. Al termine di tali controlli l'Istituto Superiore di
Sanità rilascia per ciascun lotto un apposito certificato europeo denominato
European Batch Release con validità per tutti i Paesi facenti parte dell’Unione
Europea, a garanzia della qualità di ciascun lotto immesso in commercio.
Tali prodotti richiedono inoltre la conservazione e la distribuzione a
temperatura controllata per garantirne la sicurezza. I vaccini una volta in
commercio, al fine di monitorarne il rapporto beneficio/rischio, sono soggetti
ad una continua sorveglianza degli eventi avversi.
Per documentarsi si possono
consigliare il sito
http://www.vaccinarsi.org/ e il
volume
Mantovani A. Immunità e vaccini. Perchè è giusto proteggere la nostra salute e
quella dei nostri figli. Mondadori (2016).