Una ragazza italiana tra le vittime
L’assassino del mercatino natalizio ucciso in un conflitto a fuoco con la
polizia italiana
Quali le iniziative dei paesi occidentali?
di Giuseppe Prunai
Natale di sangue a Berlino. Il copione è quello di Nizza: un camion lanciato a
gran velocità sulla folla, ma le motivazioni sono ancora quelle di Parigi, di
Bruxelles, di ogni altro attentato di matrice islamica.
Come a Parigi, anche a Berlino, c’è stata una vittima italiana: una ragazza di
Sulmona, Fabrizia Di Lorenzo, 31
anni, (foto a sinistra) che,
dopo
alcuni stage all’estero, aveva trovato un impiego in un’azienda tedesca. Si
trovava al mercatino di Natale nel quartiere di Charlottenburg per acquistare
dei regali per familiari ed amici in vista del suo ritorno in Italia per le
festività natalizie.
A Parigi e a Nizza si voleva colpire uno stile di vita, soprattutto laico. A
Bruxelles è stata una rappresaglia, una risposta ad una serie di arresti. A
Berlino, ci sembra che le motivazioni siano almeno due: si è voluto colpire la
cristianissima festa del Natale oltreché uno stile di vita occidentale,
laico e godereccio, che i mussulmani integralisti proprio non digeriscono e
tentano di contrastarlo e modificarlo con la violenza e la brutalità in nome di
un dio che, secondo loro, accetterebbe simili metodi. Ma oltre a queste
ispirazioni religiose, ve ne sono certamente altre ideologico-politiche legate
alla guerra civile in Siria e al califfato che sembra agli ultimi colpi di coda,
alla grave situazione interna della Turchia che si sembra diventata un crocevia
di fazioni contrapposte: laici, integralisti, curdi, avversari di Erdogan e suoi
sostenitori. L’ultimo, gravissimo episodio è stato l’assassinio
dell’ambasciatore russo, oltre alle varie auto-bomba disseminata qua e là.
In molti, in queste ore, si chiedono se gli apparati di sicurezza dei vari paesi
funzionino a dovere. Come è stato
possibile che l’attentatore di Berlino, Anis Amri, un tunisino di 24 anni, sia
potuto uscire indisturbato dalla Germania, attraversare la Francia fino a
Chambery e poi entrare in Italia su un treno per poi morire in uno scontro a
fuoco con la polizia italiana a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano.
Aggiungiamo, fra parentesi, che la pattuglia del commissariato di Sesto ha agito
con grande professionalità e sottolineiamo “professionalità”
al di là di alcuni spregevoli commenti politici che vorrebbero l’assassino di
Berlino vittima di un omicidio da parte della polizia italiana. Gli agenti hanno
provveduto al fermo dell’individuo che si muoveva in modo sospetto, hanno
richiesto i documenti. L’attentatore ha fatto finta di cercarli nello zainetto
dal quale ha invece estratto una pistola di piccolo calibro (sembra una 22) con
la quale ha sparato all’agente ferendolo ad una spalla. A questo punto, i
commilitoni hanno fatto fuoco con le armi d’ordinanza uccidendo il tunisino.
Non si festeggia una morte, ha detto giustamente qualcuno, ma è difficile
nutrire sentimenti di pietà.
Se una critica, sia pure larvata, va mossa al nostro Ministero dell’Interno è
quella per aver diffuso nomi e foto dei poliziotti della pattuglia coinvolta
nell’operazione. Misure di scurezza avrebbero dovuto suggerire una maggiore
prudenza.
Mentre in tutta Europa e anche in Italia vengono rafforzati i dispositivi di
sicurezza, ci si interroga sui possibili esiti. Ci saranno iniziative
occidentali o i vari governi si limiteranno ad una difesa passiva?
Fra pochi giorni, Trump, il presidente eletto degli Stati Uniti, sarà nel pieno
delle sue funzioni. Trump ha sempre minacciato sfracelli nei confronti dei
terroristi di qualsiasi matrice, nei confronti egli islamici, vuole costruire
una grande muraglia al confine con il Messico e spedire colà reparti
dell’esercito a guardia della frontiera (chissà, vorrà forse vendicare Fort
Alamo?), vuole “occuparsi” di Cuba forse spinto dalle motivazioni di quei
fuorusciti cubani che vivono in Florida e che hanno brindato alla morte di Fidel
Castro. Ci sarà un’altra Baia dei Porci?
Giova ricordare che Fidel Castro (foto a destra), dopo aver rovesciato il regime
di Fulgencio Batista, un sergente dell’esercito cubano con mansioni di
stenodattilografo che si pose a capo di un colpo di stato militare, ripulì il
paese dalle migliaia di bische e di bordelli che lo infestavano e pose termine
all’attività di molti finanzieri statunitensi che avevano scelto Cuba come sede
dei loro affari più sporchi godendo del massimo dell’impunità. Chissà se
realmente Trump punterà su ex biscazzieri e magnaccia per “normalizzare”
l’isola.
Ma, al di là di questo, l’incognita Trump è costituita dal suo atteggiamento nei
confronti della Siria e del califfato e di tutti i paesi coinvolti nella
vicenda. E quale sarà l’atteggiamento di Putin di fronte alle iniziative
trumpiste?