Francesco Giuseppe I

nel centenario della morte

Fu uno dei sovrani più longevi d’Europa ma la sua politica interna ed estera soffrì di un’incredibile miopia e arretratezza

La sua scomparsa, in piena prima guerra mondiale, segnò la fine di un’epoca e fu prologo al crollo degli stati sovranazionali

 

 

di Magali Prunai

La reggia di Schönbrunn

 

 

Nel novembre del 1916 muore l’anziano imperatore d’Austria, Francesco Giuseppe I. Il suo nome sicuramente evoca nella mente di tutti noi molti avvenimenti: dai film molto romanzati dedicati all’eccentrica figura della moglie, Elisabetta d’Austria – Sissi ­- l’indipendenza delle Regioni italiane che rientravano sotto il suo dominio, un’enormità di guerre mai andate a buon fine.

Nato nel 1830 nella residenza estiva di Schönbrunn, alle porte di Vienna, sale al trono giovanissimo, a soli 18 anni, dopo un susseguirsi di disordini nella capitale e in tutto l’impero. Il 1848 e ‘49, infatti, sono stati anni costellati di avvenimenti storici molto importanti in tutta Europa. Noto anche come “primavera dei popoli”, fu un biennio di moti rivoluzionari per lo più di origine borghese, rigurgito di un sentimento di indipendenza che da troppo tempo veniva soffocato. 

Il giovane imperatore dimostra fin da subito molta determinazione e disciplina, decidendo di tornare nella capitale del suo impero in periodi di grande subbuglio per tentare di trasmettere sicurezza e per non nascondersi, come lo si accusava. Un giovane che fin dalla più tenera età era stato educato a reprimere sentimenti, al comando e alla fermezza. Tenuto sempre lontano dal suo popolo, tanto da rimpiangere in età senile di non avere avuto modo di instaurare un rapporto coi suoi sudditi, per lo meno con i viennesi.  Nonostante il suo grande senso del dovere, che lo vedeva alla sua scrivania fin dalle prime luci del mattino, non fu mai un grande statista e un fine politico. Facilmente influenzabile da un entourage arretrato, dispotico e legato con le unghie e con i denti a un sistema di governo ormai inadeguato, non seppe leggere i cambiamenti dei tempi e adeguarsi a una nuova Europa che tentava di delinearsi. 

Tomba di Francesco Giuseppe nella cripta dei Cappuccini

 

Proprio in quegli anni il ruolo di primo ministro dell’impero venne affidato al principe Schwarzenberg, che convinse Francesco Giuseppe a concedere una nuova  Costituzione e, allo stesso tempo, di intraprendere delle campagne militari nei confronti dell’Ungheria che tentava di staccarsi dal dominio austriaco. Ben presto fu necessario un intervento anche in Italia, dove imperversavano i moti rivoluzionari delle regioni del nord che voleva essere annesse al Piemonte.

La politica dell’impero fu lungamente concentrata sulle regioni occidentali, trascurando completamente bisogni e necessità della parte più orientale. Il totale disinteressamento della guerra di Crimea isolò l’Austria dal resto d’Europa, dando la possibilità a Vittorio Emanuele II di Savoia di guadagnare importanza con Francia e Inghilterra. Nel 1859, durante la seconda guerra d’Indipendenza italiana, il Regno di Sardegna ottenne l’appoggio della Francia di Napoleone III. A seguito della sconfitta Francesco Giuseppe decise di assumere in prima persona la guida dell’esercito in Italia, non ottenendo comunque i risultati sperati.

Questa serie di pesanti sconfitte spinsero l’imperatore a concentrarsi di più su altri territori, quali l’Ungheria. Nel 1867 si arrivò a un compromesso e alla creazione dell’Austria-Ungheria.

Se la vita politica di Francesco Giuseppe fu lungamente travagliata, quella privata non fu da meno. Indirizzato dalla madre verso dei matrimoni politici molto vantaggiosi ai quali il giovane imperatore sembrava restio, si scelse per lui una giovane principessa bavarese sua cugina. L’imperatore, però, rifiutò di sposarla preferendole la sorella più giovane, una adolescente spaurita che acquistò sicurezza e autorevolezza negli anni indirizzando spesso le scelte del marito portandolo a opporsi al suo stesso entourage politico.

Tomba di Francesco Giuseppe, Sissi e il figlio Rodolfo nella Cripta dei Cappuccini

 

Ciò che rimarrà sempre nella mente degli austriaci non sarà la fine capacità politica e tattica di Francesco Giuseppe, ma le sue opere per migliorare la città di Vienna. Nonostante i viennesi sul momento non apprezzarono le nuove costruzioni, passeggiare ora per il Ring e ammirare palazzi graziosi, ricchi di fregi e sculture in una città ben tenuta, pulita, ispirata al culto dell’ordine, retaggio del fasto di un passato non poi così ontano nel tempo, è estremamente piacevole.

Francesco Giuseppe è stato fra i sovrani più longevi d’Europa, anche se completamente cieco politicamente e spaventato dal progresso. Racconta nel suo diario il suo ultimo cameriere personale che solo alla fine dell’800 riuscirono a installare nel castello di Schönbrunn, dove viveva maggiormente, un gabinetto moderno. Sempre timoroso di disturbare i suoi “dipendenti”, tanto da avere timore di disturbare il cuoco di corte se a metà mattina per una fame improvvisa avesse mandato a chiedere uno spuntino. Molto attento e generoso nei confronti di chi riusciva a portare alla sua attenzione problemi e richieste. Non spendendo mai un soldo del suo appannaggio personale per se stesso, usava tutto quello che aveva per regali a domestici e aiutare sudditi bisognosi. Il suo ultimo maggiordomo racconta, infatti, che appena preso servizio decise di ordinare il guardaroba dell’imperatore per scoprire che oltre a poche e lise divise militari gli unici abiti civili erano talmente vecchi da essere considerati fuori moda. Convincerlo a farsi confezionare abiti nuovi e a comprarsi un cappotto nuovo, il suo ormai non riparava più dal freddo, fu un’impresa complicata. L’imperatore non concepiva perché mai dovesse spendere per sé.

La sua morte, avvenuta per motivi polmonari, ha segnato l’avvio della fine di un’era molto lunga culminata con la conclusione della prima guerra mondiale. Nell’ultima lettera che il suo erede Rodolfo scrisse alla sorella minore, Maria Valeria, prima di essere ucciso anticipava cosa sarebbe successo dell’impero alla morte del padre. Un impero che aveva come unico collante l’ormai anziano imperatore al quale si voleva bene come a un nonno, ma morto lui i pezzi di quell’enorme territorio sarebbero andati in frantumi. Infatti, terminata la guerra l’Austria divenne una Repubblica e tutti i territori dell’impero furono separati e divisi in tante nuove nazioni. La fine della prima guerra mondiale ha dato l’avvio a un nuovo periodo di sviluppo, libertà e parità che però ha preso il suo vero avvio dopo la seconda guerra mondiale, ma ha anche decretato la morte spirituale di tutti coloro che si sono ritrovati a vivere in giovane età il periodo di transizione. Così come il protagonista della “Cripta dei Cappuccini”, di Roth, luogo dove tutti gli Asburgo venivano sepolti, si ritrova giovane nobile scapestrato nella Vienna pre-guerra, parte per la trincea e quando torna il mondo nuovo non gli appartiene e non lo comprende. Chi è restato, però, non comprende questo suo volersi attaccare per forza a un passato che non c’è più come fanno solo i vecchi. Ed è per questo che sente il bisogno di andare a salutare, una sera, l’anziano imperatore nella sua ultima dimora.

Una suggestiva immagine della  reggia di Schönbrunn

Questo ha rappresentato e rappresenta Francesco Giuseppe: l’estremo tentativo di rimanere ancorati a un passato in declino, ignorando il progresso e le novità, novità che però non sono sempre positive. Forse è per questo che a 100 anni dalla sua morte la città di Vienna, che nel corso del ‘900 ha sempre tributato amore e rispetto per l’anziano imperatore, ricorda con numerose mostre ed eventi i suoi anni di governo.

Il Galileo