nel centenario della morte
Fu uno dei sovrani più longevi d’Europa ma la sua politica interna ed estera
soffrì di un’incredibile miopia e arretratezza
La sua scomparsa, in piena prima guerra mondiale, segnò la fine di un’epoca e fu
prologo al crollo degli stati sovranazionali
di Magali Prunai
Nato nel 1830 nella residenza estiva di Schönbrunn, alle porte di Vienna, sale
al trono giovanissimo, a soli 18 anni, dopo un susseguirsi di disordini nella
capitale e in tutto l’impero. Il 1848 e ‘49, infatti, sono stati anni costellati
di avvenimenti storici molto importanti in tutta Europa. Noto anche come
“primavera dei popoli”, fu un biennio di moti rivoluzionari per lo più di
origine borghese, rigurgito di un sentimento di indipendenza che da troppo tempo
veniva soffocato.
Il giovane imperatore dimostra fin da subito molta determinazione e disciplina,
decidendo di tornare nella capitale del suo impero in periodi di grande
subbuglio per tentare di trasmettere sicurezza e per non nascondersi, come lo si
accusava. Un giovane che fin dalla più tenera età era stato educato a reprimere
sentimenti, al comando e alla fermezza. Tenuto sempre lontano dal suo popolo,
tanto da rimpiangere in età senile di non avere avuto modo di instaurare un
rapporto coi suoi sudditi, per lo meno con i viennesi.
Nonostante il suo grande senso del dovere, che lo vedeva alla sua
scrivania fin dalle prime luci del mattino, non fu mai un grande statista e un
fine politico. Facilmente influenzabile da un entourage arretrato, dispotico e
legato con le unghie e con i denti a un sistema di governo ormai inadeguato, non
seppe leggere i cambiamenti dei tempi e adeguarsi a una nuova Europa che tentava
di delinearsi.
Tomba di
Francesco Giuseppe nella cripta dei Cappuccini
Proprio in quegli anni il ruolo di primo ministro dell’impero venne affidato al
principe Schwarzenberg, che convinse Francesco Giuseppe a concedere una nuova
Costituzione e, allo stesso tempo, di intraprendere delle campagne
militari nei confronti dell’Ungheria che tentava di staccarsi dal dominio
austriaco. Ben presto fu necessario un intervento anche in Italia, dove
imperversavano i moti rivoluzionari delle regioni del nord che voleva essere
annesse al Piemonte.
La politica dell’impero fu lungamente concentrata sulle regioni occidentali,
trascurando completamente bisogni e necessità della parte più orientale. Il
totale disinteressamento della guerra di Crimea isolò l’Austria dal resto
d’Europa, dando la possibilità a Vittorio Emanuele II di Savoia di guadagnare
importanza con Francia e Inghilterra. Nel 1859, durante la seconda guerra
d’Indipendenza italiana, il Regno di Sardegna ottenne l’appoggio della Francia
di Napoleone III. A seguito della sconfitta Francesco Giuseppe decise di
assumere in prima persona la guida dell’esercito in Italia, non ottenendo
comunque i risultati sperati.
Questa serie di pesanti sconfitte spinsero l’imperatore a concentrarsi di più su
altri territori, quali l’Ungheria. Nel 1867 si arrivò a un compromesso e alla
creazione dell’Austria-Ungheria.
Se la vita politica di Francesco Giuseppe fu lungamente travagliata, quella
privata non fu da meno. Indirizzato dalla madre verso dei matrimoni politici
molto vantaggiosi ai quali il giovane imperatore sembrava restio, si scelse per
lui una giovane principessa bavarese sua cugina. L’imperatore, però, rifiutò di
sposarla preferendole la sorella più giovane, una adolescente spaurita che
acquistò sicurezza e autorevolezza negli anni indirizzando spesso le scelte del
marito portandolo a opporsi al suo stesso entourage politico.
Tomba di
Francesco Giuseppe, Sissi e il figlio Rodolfo nella Cripta dei Cappuccini
Ciò che rimarrà sempre nella mente degli austriaci non sarà la fine capacità
politica e tattica di Francesco Giuseppe, ma le sue opere per migliorare la
città di Vienna. Nonostante i viennesi sul momento non apprezzarono le nuove
costruzioni, passeggiare ora per il Ring e ammirare palazzi graziosi, ricchi di
fregi e sculture in una città ben tenuta, pulita, ispirata al culto dell’ordine,
retaggio del fasto di un passato non poi così ontano nel tempo, è estremamente
piacevole.
Francesco Giuseppe è stato fra i sovrani più longevi d’Europa, anche se
completamente cieco politicamente e spaventato dal progresso. Racconta nel suo
diario il suo ultimo cameriere personale che solo alla fine dell’800 riuscirono
a installare nel castello di Schönbrunn, dove viveva maggiormente, un gabinetto
moderno. Sempre timoroso di disturbare i suoi “dipendenti”, tanto da avere
timore di disturbare il cuoco di corte se a metà mattina per una fame improvvisa
avesse mandato a chiedere uno spuntino. Molto attento e generoso nei confronti
di chi riusciva a portare alla sua attenzione problemi e richieste. Non
spendendo mai un soldo del suo appannaggio personale per se stesso, usava tutto
quello che aveva per regali a domestici e aiutare sudditi bisognosi. Il suo
ultimo maggiordomo racconta, infatti, che appena preso servizio decise di
ordinare il guardaroba dell’imperatore per scoprire che oltre a poche e lise
divise militari gli unici abiti civili erano talmente vecchi da essere
considerati fuori moda. Convincerlo a farsi confezionare abiti nuovi e a
comprarsi un cappotto nuovo, il suo ormai non riparava più dal freddo, fu
un’impresa complicata. L’imperatore non concepiva perché mai dovesse spendere
per sé.
La sua morte, avvenuta per motivi polmonari, ha segnato l’avvio della fine di
un’era molto lunga culminata con la conclusione della prima guerra mondiale.
Nell’ultima lettera che il suo erede Rodolfo scrisse alla sorella minore, Maria
Valeria, prima di essere ucciso anticipava cosa sarebbe successo dell’impero
alla morte del padre. Un impero che aveva come unico collante l’ormai anziano
imperatore al quale si voleva bene come a un nonno, ma morto lui i pezzi di
quell’enorme territorio sarebbero andati in frantumi. Infatti, terminata la
guerra l’Austria divenne una Repubblica e tutti i territori dell’impero furono
separati e divisi in tante nuove nazioni. La fine della prima guerra mondiale ha
dato l’avvio a un nuovo periodo di sviluppo, libertà e parità che però ha preso
il suo vero avvio dopo la seconda guerra mondiale, ma ha anche decretato la
morte spirituale di tutti coloro che si sono ritrovati a vivere in giovane età
il periodo di transizione. Così come il protagonista della “Cripta dei
Cappuccini”, di Roth, luogo dove tutti gli Asburgo venivano sepolti, si ritrova
giovane nobile scapestrato nella Vienna pre-guerra, parte per la trincea e
quando torna il mondo nuovo non gli appartiene e non lo comprende. Chi è
restato, però, non comprende questo suo volersi attaccare per forza a un passato
che non c’è più come fanno solo i vecchi. Ed è per questo che sente il bisogno
di andare a salutare, una sera, l’anziano imperatore nella sua ultima dimora.
Questo ha rappresentato e rappresenta Francesco Giuseppe: l’estremo tentativo di
rimanere ancorati a un passato in declino, ignorando il progresso e le novità,
novità che però non sono sempre positive. Forse è per questo che a 100 anni
dalla sua morte la città di Vienna, che nel corso del ‘900 ha sempre tributato
amore e rispetto per l’anziano imperatore, ricorda con numerose mostre ed eventi
i suoi anni di governo.