Il triste fenomeno

delle spose bambine

 Sarebbero 700 milioni - Ogni 7 secondi una bambina viene costretta a sposarsi – La denuncia dell’Unicef e di Save the Children evidenzia anche la triste usanza della mutilazione dei genitali che interessa attualmente circa 44 milioni di bambine sotto i 15 anni

 

 

di Magali Prunai

 

Al mondo attualmente ci sono 700 milioni di donne che si sono sposate ancora bambine. Di queste, secondo i dati diffusi recentemente dall’Unicef, 70.000 sono morte a causa di complicazioni da parto fra i 15 e i 19 anni. La probabilità

 di morte sale ancora di più per le bambine di meno di 15 anni.  Questi dati terribili testimoniano un fenomeno molto diffuso in alcuni paesi estremamente poveri:  le spose bambine. Famiglie che letteralmente vendono le figlie a uomini adulti, bambine che subiscono violenze coperte dal vincolo del matrimonio. Ogni anno 16 milioni di ragazze fra i 15 e i 19 anni mettono al mondo un figlio, giovani madri alle quali è stato negato tutto: infanzia, istruzione, possibilità di crescere e migliorarsi. Tutto ciò che la convenzione internazionale dei diritti dei fanciulli prevede e tutto ciò che alle donne e agli uomini dell’occidente sembra scontato: il diritto al gioco, all’istruzione, a crescere felici.    

Secondo un Report presentato in questi giorni da Save the Children, ogni 7 secondi una bambina viene costretta a sposarsi e il fenomeno è in costante aumento. Far sposare una bambina a un uomo adulto, oltre ad essere letteralmente una pratica disumana, comporta per la minore seri problemi psichici e fisici. Partorire, infatti, a 15 anni può far insorgere complicazioni nella madre e nel bambino stesso, tanto che il tasso di mortalità infantile è elevato. Non solo, il rischio di contrarre malattie sessualmente trasmettibili come l’HIV è molto più probabile. (Foto a destra, lo sposalizio dlla Madonna, di Raffaello)

Alla viglia della Giornata Mondiale delle bambine e delle ragazze Unicef, Save the Children e Terre des Hommes hanno denunciato che nel mondo 30 milioni di bambine rischiano di subire mutilazioni genitali nel prossimo decennio e che attualmente circa 44 milioni di bambine sotto i 15 anni hanno subito tali pratiche.  Nel Report di Terre des Hommes viene stilata una triste classifica dalla quale risulta che in Gambia il 54% delle minori di 14 anni sono state mutilate, così come in Mauritiana e in Indonesia. Analizzando il fenomeno in numeri assoluti la “capitale” delle mutilazioni è l’Egitto, con 27 milioni di vittime. Subito dopo viene l’Etiopia, dato che fa riflettere come la pratica delle mutilazioni genitali femminili non appartenga solo a un mondo estremista mussulmano visto che l’Etiopia è un paese a maggioranza cristiana. Il Report di Terre des Hommes, inoltre, denuncia come questa pratica riguardi anche l’Europa, circa 500 mila donne hanno subito mutilazioni genitali e circa 180 mila sono a rischio. La ONG, però, fa presente che questi sono dati del 2012 e che ogni Paese ha un metodo di raccolta dati differente, per cui non sono necessariamente attendibili. Ciò che emerge, comunque, di estremamente preoccupante è come questa pratica si stia diffondendo negli Stati Uniti dove circa 513 mila minorenni avrebbero subito o sarebbero a rischio di subire una mutilazione. (Immagine a sinistra: il simbolo contro questa barbara pratica)

La comunità internazionale si è impegnata a mettere fine alle pratiche delle spose bambine entro il 2030, anche se Save the Children ha precisato che ai ritmi attuali nel 2030 avremo circa 950 milioni di bambine spose e un miliardo nel 2050.

Dati allarmanti e spaventosi se non si interviene subito con azioni concrete, più che con dichiarazioni d’intenti. È necessario intervenire nei Paesi più a rischio portando strutture assistenziali e scuole. Solo attraverso l’istruzione, infatti, si può quanto meno tentare di arginare il problema.

In un periodo in cui molte famiglie si lamentano delle troppe materie da studiare e dei troppi compiti a casa pensare che in altre parti del mondo molte bambine vorrebbero avere il problema della noia da studio fa riflettere enormemente su come la civiltà si stia evolvendo nel modo peggiore.

Il Galileo