In Italia centrale
296 morti, 388 feriti, 238 estratti vivi dalle macerie, 4.454 senza tetto:
è il bilancio del terremoto del 24 agosto
di Giuseppe Prunai
La notte sul 24 agosto è tristemente nota come la notte di San Bartolomeo,
passata alla storia come la strage degli Ugonotti. In quello scorcio
d'estate delle 1572, per ordine di Carlo IX di Francia, furono assassinati
a Parigi e nella provincia francese non meno di 17000 protestanti, gli
ugonotti. La notte del 24 agosto 2016
invece passerà alla storia come la notte del terremoto che ha
distrutto
completamente le città di Amatrice, di
Accumuli, di Arquata del Tronto e le loro frazioni e ha causato notevoli danni a
Norcia e in altri centri umbri confinanti con il Lazio.
Al momento di scrivere queste note l'Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia ha registrato oltre settemila scosse sismiche seguite a quelle
disastrose delle ore 3.36 del 24 agosto di magnitudo sei e delle 4.43 di
magnitudo 5.4.
Il bilancio di una sequenza
sismica così intensa è stato drammatico: 296 morti, 388 feriti ospedalizzati,
oltre a quelli medicati e dimessi nei
posti di primo soccorso, 238
persone estratte vive da sotto le macerie ( 215 dai vigili del fuoco, 23 dal
soccorso alpino). I danni al
patrimonio edilizio dei centri colpiti è inestimabile,
La percentuale degli edifici crollati o seriamente lesionati
sfiora drammaticamente il cento per cento. Molti fabbricati anche se
sottoposti ad interventi antisismici, si sono sbriciolati.
I vigili del fuoco hanno parlato di implosione
delle case. Anche alcuni
edifici pubblici costruiti ex novo secondo le norme antisismiche hanno riportato
danni irreparabili o sono crollati.
La stessa sorte hanno subito gli edifici pubblici messi a norma a diversi anni
dalla loro costruzione. Sono stati
evidenziati interventi scriteriati e le procure della repubblica competenti si
stanno chiedendo quali funzionari abbiano dato il nulla osta favorevole alla
realizzazione di tali lavori.
Scavando fra le macerie è stata recuperata della malta che si sbriciola al
tatto, segno che
è stata realizzata con materiali non idonei e soprattutto con eccesso di
sabbia e con sabbia non idonea. Un
problema questo che venne evidenziato in molti edifici pubblici dopo il
terremoto in Irpinia nel 1980. La
stragrande maggioranza delle
abitazioni sono state realizzate in pietra locale e
blocchetti di tufo tenuti
insieme da una malta realizzata in modo non corretto.
E’ per questo che la magistratura
ha ordinato il sequestro di numerosi campioni di macerie per sottoporli a
perizia e, se del caso, procedere contro i responsabili. Secondo molti esperti,
gli edifici realizzati secondo le
norme antisismiche vigenti avrebbero dovuto resistere a scosse sismiche ben più
forti di quelle della notte del 24
agosto.
Tramite il satellite sentinel-1 è stato rilevato, per effetto del sisma, un abbassamento del suolo di 20 cm in corrispondenza di Accumuli ed un movimento orizzontale fino a 16 cm. Responsabile delle sisma è stato l'improvviso spostamento della cosiddetta faglia sismogenetica.
La faglia è una frattura della roccia che mostra evidenze di movimento
relativo tra le due masse rocciose da essa divise. La superficie lungo cui si è
verificata la frattura si chiama superficie di faglia oppure piano di faglia, o
anche specchio di faglia. Le rocce in prossimità di una faglia risultano spesso
intensamente frantumate.
Quella in questione è orientata in
direzione Nord Nord-Ovest -
Sud Sud-Est e si estende per 25-30 km tra i centri di Norcia a nord è
quello di Amatrice a Sud.
L'estensione dell'area interessata -
dice una nota dell'Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia- è
di oltre 300 km quadrati e il volume crostale interessato si estende dalla
superficie alla profondità di circa 10 km. Lo spostamento improvviso della
faglia alle 3:36 del 24 agosto è durato meno di 10 secondi ma
lo scuotimento percepito dalla popolazione è stato maggiore,
dell'ordine di un minuto o due.
Il problema è che questa nostra penisola si allarga, Tirreno e Adriatico si
allontanano di circa un metro ogni due secoli. Per questo, dopo un certo numero
di anni, le faglie cedono e si rompono un po' alla volta, dando luogo a
terremoti tutto sommato non fortissimi ma frequenti come quelli,
quasi gemelli, del 1639, del 1646
e del 1703.
Numerosi i senzatetto. Sono 4.454 le persone assistite dalla Protezione Civile
che, in quest’occasione, ha dimostrato di essere all’altezza del compito che le
è affidato.
Nella Regione Lazio, in 14 tendopoli sono ospitate 1.102 persone. Altre 60 tende
sono distribuite in modo diffuso nei comuni e delle frazione colpiti. Ospitano,
per lo più, allevatori di bestiame che non possono allontanarsi dal luogo della
loro attività.
Nella Regione Marche, 995 persone sono alloggiate in case agibili mentre altre
918 sono ospitate in 11 campi.
Nella Regione Umbria gli assistiti sono 1.075 mentre 274 persone risultano
ospitate in Abruzzo e 30 in alberghi di San Benedetto del Tronto.
Poiché i centri colpiti si trovano in montagna (Amatrice è situata a 955 metri
sul livello del mare e Arquata del Tronto a 777 metri) il problema è il freddo,
soprattutto nelle ore notturne. Poi, l’autunno e l’inverno sono alle porte.
L’unica soluzione è di approntare una
serie di casette di legno o comunque dei prefabbricati. Ma siamo a tempi
lunghi. Chi parla di settimane, chi di mesi di attesa. Nel frattempo, si sta
cercando di mettere in piedi dei locali per consentire la riapertura delle
scuole. Dovrebbero essere pronti a giorni.
Diceva il sismologo Giuseppe Mercalli (Milano 1850 – Napoli 1914): “La
sismologia non sa dire quando, ma sa dire dove avverranno terremoti rovinosi,
quindi saprebbe indicare al governo dove sarebbero
necessari regolamenti edilizi più rigorosi, senza aspettare che prima il
terremoto distrugga quei paesi che si vogliono salvare”.
Di questo ci parla Bartolomeo Buscema nel suo articolo.