“Torre e Casa Campatelli”
e “Podere Case Lovara”
di Giuditta Bricchi
Camera dell'alcova -Torre e Casa Campatelli - Foto di Duccio Nacci,2016 -® FAI -
Fondo Ambiente Italiano
Il FAI (Fondo Ambiente Italiano
http://www.fondoambiente.it
) ha aperto al pubblico (in aprile
e in giugno) due nuovi beni: Torre e Casa Campatelli (http://www.visitfai.it/torrecasacampatelli)
a San Gimignano (Siena) e Podere Case Lovara (http://www.visitfai.it/poderecaselovara)
a Punta Mesco (Levanto - La Spezia). Salvati dall’abbandono, questi
gioielli (monumentale il primo e “verde” il secondo) oggi appartengono
nuovamente all’Italia e a tutti noi.
Il Fondo Ambiente Italiano è nato nel 1975 per contribuire alla tutela e
alla valorizzazione del patrimonio artistico e naturale del Paese. Dopo 40 anni
di attività, grazie all’impegno dei tanti che vi hanno lavorato e alla
generosità di cittadini, aziende e Istituzioni,
ha al suo attivo 52 beni monumentali e naturalistici,
di cui 30 regolarmente aperti al pubblico.
Torre e Casa Campatelli a San Gimignano (Siena)
Camera dell'alcova - Foto di Duccio
Nacci,2016 -® FAI - Fondo Ambiente Italiano
Torre e Casa Campatelli è un palazzo
di San Gimignano che ingloba una torre medievale. Lasciato in eredità al
FAI nel 2005 da Lydia Campatelli, esso testimonia
la storia millenaria di San Gimignano, borgo dichiarato patrimonio
dell’umanità dall’Unesco, e insieme racconta le vicissitudini della famiglia
Campatelli che l’ha abitato per tanti anni. Per il suo restauro, la sua
valorizzazione e l’apertura al pubblico
Il FAI ha raccolto e investito 2.000.000 di euro.
Il borgo - A San Gimignano (libero comune dal 1199), durante un
periodo di grande espansione economica nel XIII secolo, si formò una ricca
aristocrazia urbana, che espresse la propria affermazione politica e sociale
attraverso la costruzione di quelle torri che diventeranno il simbolo della
città. Nel Trecento il borgo era coronato da ben settantadue esempi di tali
elevate costruzioni. Ai giorni nostri ne sono sopravvissute solo quattordici e
tra questi emerge la torre donata al FAI.
Interno della torre -Foto di Duccio Nacci,2016 -® FAI - Fondo Ambiente Italiano
L’edificio - Il
nucleo originario di Torre e Casa Campatelli è una casa-torre di modello pisano
costruita alla metà del XII secolo lungo il tracciato dell’antica via
Francigena, fuori dalla prima cinta muraria di San Gimignano. L’edificio fu
successivamente ampliato. Nel Settecento il complesso medievale divenne un
palazzo che rispondeva ai canoni
dell’architettura dell’epoca. Alla fine del XIX secolo, sull’onda di una nuova
moda, basata stavolta sul recupero del Medioevo, vennero fatti altri interventi,
volti a ripristinare l’aspetto medievale. Gli ultimi restauri della facciata
risalgono alla fine degli anni Ottanta del Novecento.
Torre e Casa Campatelli - Foto di Duccio Nacci, 2016 -® FAI - Fondo Ambiente
Italiano
La visita
La visita
risulta
un vario e articolato viaggio nel passato lungo mille anni e invita alla
scoperta di una tipica dimora borghese otto-novecentesca sangimignanese.
Apprendimento e divertimento sono offerti a diversi livelli per capire e meglio
apprezzare la visita di San Gimignano e appassionarsi alla sua storia, alla sua
arte e al suo paesaggio.
Sala da pranzo Guido Peyron - Foto di Duccio Nacci,2016 -® FAI - Fondo Ambiente
Italiano
Il restauro
Il restauro è stato preceduto e
affiancato da un progetto di valorizzazione che ha ispirato gran parte degli
allestimenti interni e la proposta di visita. Casa Campatelli è stata per il FAI
l’occasione per concentrarsi anche su un particolare
genere di valorizzazione: quella del visitatore, considerato non più solo
come semplice turista, bensì come protagonista di una nuova esperienza. Per
questo la visita proposta prevede due fasi distinte: nella prima, il pubblico
viene guidato in un percorso multimediale che offre gli strumenti per conoscere
e apprezzare San Gimignano, la sua storia, le sue campagne, i suoi personaggi e
le vicende del palazzo e della famiglia Campatelli. Nella seconda parte invece
il visitatore è libero di muoversi al piano nobile e di entrare nell’intimità di
una famiglia, sfogliare album fotografici e lettere, soffermarsi su arredi e
pitture senza barriere tra sé e gli oggetti, libero di dedicare il tempo che
vuole, di fermarsi a leggere o di dare solo un’occhiata, di scegliere cosa
vedere, mentre ripercorre la storia di una famiglia tra le più importanti di San
Gimignano, ricca di contatti con il mondo dell’arte, del lavoro e della poesia.
Podere Case Lovara
a Punta Mesco (Levanto-La Spezia)
Podere Case Lovara a Punta Mesco SP, panoramica, foto di Davide Marcesini
2016 -® Archivio FA
Il Podere Case Lovara a Punta Mesco è un podere agricolo di 45 ettari di terreno
con tre fabbricati rurali immersi
nel Parco Nazionale delle Cinque Terre (Sito di Interesse Comunitario e
Patrimonio UNESCO ). Situato lungo il sentiero che collega Levanto a Monterosso
esso rappresenta qualcosa di unico:
non solo per la bellezza e il fascino del
luogo a picco sul mare, ma anche come modello di recupero e
di gestione produttiva di un
paesaggio che lega da secoli una forte impronta umana a uno scenario naturale
che necessita della massima tutela idrogeologica.
Storia e
natura
L’area di Punta Mesco venne coltivata (vigna, uliveto, frutteto)
dal Medioevo fino all’ultimo decennio del Novecento. Negli anni Novanta
fu acquistata da una Società immobiliare per costruire abitazioni turistiche.
Con l’istituzione del Parco Nazionale delle Cinque Terre (1999), il progetto
venne bloccato dalle leggi per la tutela dell’ambiente. Le nuove regole
salvarono l’area dall’edificazione, ma al tempo stesso sancirono la fine della
storia secolare dell’insediamento umano a Punta Mesco e l’inizio del degrado
ambientale. La natura, se abbandonata a se stessa, cancella anno dopo anno una
storia di secoli. Il bosco avanza
danneggiando gli edifici, “mangiando” le colture fino a far crollare i muretti a
secco che sostengono i tipici terrazzamenti della Liguria. Terrazzamenti che
oltre a permettere le coltivazioni svolgono una funzione di difesa dal rischio
idrogeologico.
Podere Case Lovara a Punta Mesco SP, vista aerea, foto di Davide Marcesini 2016
-® Archivio FAI
La scelta ambientalista
Venendo a mancare i presupposti del
progetto immobiliare, Adriano Piva, amministratore della Società immobiliare,
proprietaria di Punta Mesco, si è rivolto al FAI, dando inizio ad un lavoro
“controcorrente”, con l’obiettivo
di riportare, dopo vent’anni di abbandono, l’uomo a Punta Mesco e di
“rimodellare” in tal senso alcune delle norme che regolano la zona sotto tutela.
Il FAI ha coinvolto i responsabili del Parco, il Ministero dell’Ambiente, la
Regione, la Soprintendenza, i Comuni di Levanto e Monterosso per trovare una
soluzione che permettesse di intervenire nell’area protetta nel rispetto dei
principi del Parco, ma al tempo stesso riportando alla sua funzione storica
tale area. Un Protocollo d’Intesa firmato il 22 luglio 2013 tra il FAI,
il Parco Nazionale delle Cinque Terre, il Comune di Levanto, il Comune di
Monterosso al Mare e Fondazione Zegna sancisce l’accordo che propone Case Lovara
come un sito pilota che faccia da modello per la corretta gestione dell’opera
dell’uomo in aree soggette a regolamentazione, come nel Parco delle Cinque
Terre.
Il Progetto
Il progetto di Punta Mesco è nato dalla
volontà comune di reagire all’abbandono del paesaggio
rurale storico, fortemente caratteristico in questa parte della Liguria,
ripristinandone l’aspetto e l’uso agricolo tradizionale. L’intervento intende:
individuare efficaci strumenti per la cura del territorio attraverso una
conservazione attiva e di tipo produttivo; riattivare la prevenzione dal
dissesto idrogeologico; mobilitare risorse economiche e produttive locali e
incentivare un turismo consapevole e sostenibile, interessato alla cultura
locale e al rispetto dell’ambiente. Questo recupero mira a riportare la vita,
dopo vent’anni di totale abbandono,
in un luogo dove l’attività umana è
stata protagonista da secoli grazie alle coltivazioni, all’attività
estrattiva delle cave di arenaria, alla pastorizia, alla produzione di carbone.
L’apertura al pubblico
Il Podere Case Lovara
è stato aperto al pubblico
dopo una prima fase di lavori incentrata sul restauro di due fabbricati
e sul recupero del terreno agricolo. Sono stati ripristinati una parte
dei terrazzamenti originali, le
colture caratteristiche ( oliveto, orto e frutteto ) e l’apicoltura.
A Punta Mesco il FAI utilizza tecnologie sostenibili, improntate al
risparmio energetico e compatibili con il contesto paesaggistico e ambientale.
La sfida è particolarmente difficile sia per la natura del luogo così isolato
sia per la sua una diversa fruizione rispetto al passato. Non vi sarà più un
piccolo nucleo di contadini ad abitarlo, ma
folti gruppi di turisti a visitarlo. Per l’utilizzo di energia e di acqua
si mira alla massima autonomia.
Podere Case Lovara a Punta Mesco SP, vista aerea, foto di Davide Marcesini 2016
-® Archivio FAI
A pieno regime
Terminati i lavori di recupero, il Podere Case Lovara sarà a pieno regime
un’azienda agricola tradizionale con agriturismo che sperimenta moderne
tecnologie di sostenibilità ambientale ed energetica, e rappresenterà un’azione
piccola ma concreta di recupero del territorio alla sua vocazione storica, come
risposta al consumo di suolo per abbandono e alla minaccia del dissesto
idrogeologico.
Il restauro
Per mettere a punto il progetto, il FAI si è avvalso della collaborazione di due
istituzioni accademiche: l’Università di Firenze,
con il Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari Alimentari e Forestali
e l’Università di Genova, con il Dipartimento di Scienze per l’Architettura e
con il Laboratorio di Archeologia e Storia Ambientale. Ad oggi si è restaurato
oltre un quarto dei quasi 2 chilometri di muri a secco esistenti e sono stati
recuperati circa 5.000 metri quadrati di aree a oliveto, con la piantumazione di
80 nuovi esemplari di ulivo e la realizzazione di circa 250 metri quadrati di
orto e frutteto. Nell’oliveto sono state anche posizionate le prime tre arnie
per l’apicoltura.
Agricoltura biodinamica
E’ stato avviato un percorso di
agricoltura biodinamica, in collaborazione con l’Associazione Nazionale per
l’Agricoltura Biodinamica, per lo sviluppo di processi ecologici nella
conduzione agricola, processi orientati alla salubrità delle produzioni e al
mantenimento della capacità d’uso del suolo, senza utilizzare pesticidi,
fertilizzanti di sintesi e diserbanti, bensì prodotti naturali.
Podere Case Lovara a Punta Mesco SP , foto di Davide
Marcesini 2016 -® Archivio FAI
Sostenibilità ambientale
L’area agricola e gli edifici rurali
sono isolati da un sistema di rete di distribuzione energetica e di
approvvigionamento idrico. Il FAI sta sperimentando quindi diverse tecnologie
sostenibili per rispondere alle necessità di tutela del territorio e di
riduzione delle emissioni di CO2,
di risparmio economico e di un minor impatto ambientale e architettonico dei
dispositivi adottati. In questa fase iniziale sono stati installati 22 pannelli
fotovoltaici per la produzione di energia elettrica e 4 pannelli solari termici
per acqua calda sanitaria. Sono inoltre iniziati i lavori per la realizzazione
del sistema di raccolta, depurazione e riciclo delle acque.
Prossimi interventi
Nella fase successiva di lavori il progetto prevede il collegamento alla rete
elettrica. Inoltre si realizzerà un impianto idrico per captare l’acqua piovana
dai rii e dalle coperture, accumularla in cisterne e successivamente trattarla
per uso potabile e irriguo. Per ottimizzare i consumi idrici le acque reflue
saranno inoltre depurate e riutilizzate per l’irrigazione e gli scarichi
sanitari. Si provvederà a una gestione oculata dei rifiuti, delle risorse
idriche ed elettriche, con limitazioni d’orario, temporizzazione delle utenze,
uso contenuto di elettrodomestici e attenzione alle materie prime.
Grazie a questo sistema, oltre il 60% del fabbisogno energetico
complessivo sarà prodotto da fonti rinnovabili, senza impatti sul paesaggio.