Un sito archeologico alla periferia di Aosta

Ai piedi della Alpi

un insediamento preistorico

di seimila anni fa

 

 

di Nicoletta Manuzzato

 

 

Grande dolmen: è visibile in basso il foro attraverso cui venivano trasportati i corpi dei defunti

Saint-Martin-de-Corléans, alla periferia di Aosta: in quest'area, posta ai piedi delle Alpi, popolazioni preistoriche e protostoriche hanno praticato i loro riti, innalzato stele e dolmen, tumulato i loro morti. Una nuova struttura museale, inaugurata il 24 giugno, protegge ora il giacimento stratigrafico, che si estende per circa un ettaro. Scoperto casualmente nel 1969, il sito archeologico ha conosciuto lunghe campagne di scavo che hanno documentato una presenza umana a partire dal Neolitico.

Veduta dell’area archeologica con una stele ancora eretta 

 

Il primo intervento antropico è costituito da solchi di aratura realizzati tra la fine del V e il IV millennio a.C. (fase finale del Neolitico-età del Rame). La conservazione di queste tracce è un evento assai raro, dovuto al particolare tipo di terreno che si è concrezionato con il trascorrere del tempo. Secondo gli studiosi, alla base di tale attività vi sarebbe una finalità cerimoniale: arature legate ad attività di culto sono del resto note anche in epoca storica. In seguito sul posto è attestato lo scavo di una serie di grandi fosse, i cosiddetti pozzi, contenenti semi, frutti, macine per cereali. Si tratta probabilmente di pratiche legate a culti agricoli. Le rilevazioni con il metodo del Carbonio 14 collocano il riempimento dei pozzi tra il 4.300 e il 3.950 a.C.

Il grande dolmen visto dall’altro lato

 

Un migliaio d'anni più tardi l'area diventa un vero e proprio santuario con l'innalzamento di pali lignei e grandi monoliti allineati secondo un particolare orientamento NordEst-SudOvest. Dei pali, che forse raffiguravano antenati, sono rimasti solo resti carbonizzati nelle buche di alloggiamento, dove erano stati deposti anche frammenti di crani di bovidi. Sono giunti fino a noi invece i monoliti: menhir, lastre poligonali con un caratteristico foro e stele antropomorfe. In queste ultime si distinguono tre stili  ("arcaico", "di transizione", "evoluto"): il tratto diventa sempre più incisivo e la decorazione sempre più raffinata, sfruttando il contrasto di colore tra la superficie liscia e quella scalpellata. In tutte, però, il genere del personaggio rappresentato si distingue solo attraverso l'abbigliamento e gli ornamenti o le armi.

Cranio con il segno della trapanazione

Dalla prima metà del III millennio e fino ai primi secoli del II millennio a.C. (antica età del Bronzo) assistiamo a una progressiva trasformazione del sito da santuario a necropoli. Sul luogo sorgono monumenti funerari megalitici di vario tipo, dal dolmen su piattaforma alla cista litica, alla tomba circolare, che nella costruzione riutilizzano le stele, spesso spezzandole in grossi frammenti. Le sepolture in una stessa struttura possono essere numerose e risalire a momenti diversi. I defunti vengono cremati o più spesso inumati e in alcuni casi sono accompagnati da elementi di corredo. Particolare interessante: tre degli individui sepolti erano stati sottoposti in vita alla trapanazione del cranio e - a giudicare dall'esame dei reperti - due di essi sarebbero vissuti ancora a lungo dopo l'intervento.

 

Le foto  sono di  Tullio Quaianni

Il Galileo