Giornata Mondiale della Tiroide
Prevenzione e cure per la
nostra
‘centralina di controllo ’
di
Giuditta
Bricchi
Per sensibilizzare la popolazione
sull’importanza della tiroide per la salute e il
benessere, si è celebrata,
il 25 maggio, la Giornata Mondiale
della Tiroide promossa dalle Società Scientifiche internazionali che si occupano
delle malattie di questa ghiandola. In Italia sono state
organizzate molte iniziative (www.settimanamondialedellatiroide.it )
sponsorizzate dalle Società Scientifiche coinvolte: Associazione Italiana della
Tiroide, Società Italiana di Endocrinologia, Associazione Medici Endocrinologi,
Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica, Associazione
Italiana Medici Nucleari , Club delle Unità di Endocrino Chirurgia, Società
Italiana di Endocrino-Chirurgia. Tali iniziative hanno avuto il supporto del
Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini, dell’Istituto Superiore
Sanità e della European Thyroid Association. In Italia sono più di 6 milioni le
persone con un problema alla tiroide. Oltre il 15% della popolazione anziana
presenta disfunzioni a questa ghiandola.
Ruolo fondamentale
” La tiroide, spiega Paolo Vitti, Presidente della Società Italiana
Endocrinologia (SIE), svolge un ruolo fondamentale nell’arco di tutta la vita,
da prima della nascita alla terza età,
poichè regola lo sviluppo neuropsichico e l’accrescimento somatico
nell’età evolutiva ed è fondamentale, in tutte le età, per la funzione
cardiovascolare e il metabolismo basale, lipidico e glucidico.” Come
una 'centralina di controllo', la tiroide influenza quindi la fertilità,
il ritmo cardiaco, la forza muscolare e molto altro nel nostro organismo.
I dati
Le malattie della tiroide (sia la malattia nodulare che le alterazioni della
funzione ) sono molto frequenti, sottolinea Vitti. Anche se i noduli tiroidei
palpabili sono presenti solo nel 5% degli individui, i noduli di piccole
dimensioni, rilevabili con
l’esame ecografico, sono presenti nel 50-60% della popolazione. L’ipotiroidismo
(condizione caratterizzata da una ridotta produzione di ormoni tiroidei) può
essere riscontrato in forma lieve in quasi il 10% della popolazione ed
aumenta con l’età. Sono colpite soprattutto le donne oltre i 75 anni. La
causa più frequente di ipotiroidismo è autoimmune (tiroidite cronica di
Hashimoto). In questo caso la predisposizione genetica ha un forte ruolo nel
determinare la patologia. L'ipertiroidismo (condizione caratterizzata da
eccessiva produzione di ormoni tiroidei) colpisce fino al 2-3% della
popolazione; la prevalenza delle
forme più lievi è del 4-6 %, soprattutto nella popolazione più anziana.
Anche l’ipertiroidismo può avere un’origine autoimmune (morbo di Basedow)
e, in questo caso, colpisce soprattutto le donne in età giovane o adulta.
Iodio e prevenzione
La causa più frequente della patologia tiroidea, prosegue Vitti, è la carenza di
iodio. Garantire un adeguato apporto di iodio nell’alimentazione rappresenta il
più efficace mezzo di prevenzione delle malattie tiroidee. Un valido strumento è
rappresentato dal sale arricchito di iodio ( comunemente indicato con il termine
di sale iodato). La diffusione della patologia nodulare tiroidea può essere
ridotta in presenza di un’adeguata profilassi con iodio. La causa della malattia
autoimmune della tiroide è legata ad una predisposizione familiare e quindi non
può esserci prevenzione. In tale caso sono assolutamente
importanti la diagnosi precoce e un trattamento adeguato.
Iodoprofilassi in Italia
Come ricorda Antonella
Olivieri, Responsabile Scientifico Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio
della Iodoprofilassi in Italia (OSNAMI), Istituto Superiore di Sanità,
il programma nazionale di prevenzione della carenza iodica è stato
attivato nel 2005 con la legge n.55. Questa legge prevede la vendita
obbligatoria di sale iodato in tutti i punti vendita e il suo utilizzo nella
ristorazione collettiva e nell’industria alimentare.
Queste disposizioni, negli ultimi 10 anni, hanno certamente portato un
miglioramento dello stato nutrizionale iodico della popolazione. Tuttavia
i dati dell’Osservatorio OSNAMI mostrano chiaramente che la percentuale
di sale iodato venduto in Italia è ancora molto al di sotto del
90% indicato dall’OMS come
obbiettivo, per poter dire che un
programma di iodoprofilassi ha
avuto successo.
Prevenzione nelle scuole
Per incrementare l’informazione su questo importante tema di salute pubblica
è in corso di formalizzazione, per il triennio 2016-2019,
un Protocollo di Intesa tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università
e della Ricerca (MIUR), l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), le Associazioni e
le Società Scientifiche che si occupano della tiroide, per la realizzazione del
“Progetto iodoprofilassi per le scuole” rivolto a tutte le scuole
italiane primarie e secondarie di primo grado. L’obiettivo è quello di
consentire la formazione degli insegnanti sulla prevenzione dei disordini da
carenza iodica, affinché trasferiscano le informazioni ai loro studenti e
attraverso i ragazzi alle loro famiglie. Il progetto potrà avere un forte
impatto sulla salute pubblica,
portando alla riduzione delle patologie correlate alla carenza nutrizionale di
iodio.
Fino dall’infanzia
Nei
bambini, l’ipotiroidismo
(condizione in cui la tiroide funziona poco) può essere congenito, cioè causato
dalla mancata o incompleta formazione della tiroide durante la vita
intrauterina, spiega Mohamad Maghnie, Past President Società Italiana di
Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP). Con l’avvento dello screening
neonatale, obbligatorio per legge dal 1992, la diagnosi di ipotiroidismo
congenito è molto precoce e il tempestivo avvio della terapia sostitutiva a base
di levotiroxina, neutralizza i danni allo sviluppo dell’encefalo tipici di
questa condizione, un tempo conosciuta con il nome di cretinismo endemico.
Proprio perché la tiroide del nascituro comincia a produrre ormoni solo intorno
alla 12a settimana di gravidanza, è molto importante che le future mamme
garantiscano un adeguato apporto di iodio per se stesse e per il bambino. Una
carenza nutrizionale di questo microelemento può comportare infatti un forte
impatto negativo sullo sviluppo neurologico e neurocognitivo del nascituro. In
gravidanza è quindi ancor più raccomandato l’uso del sale iodato.
Attenzione nella terza età
“Con l’avanzare degli anni le disfunzioni della tiroide aumentano, spiega
Rinaldo Guglielmi, Presidente Associazione Medici Endocrinologi (AME).
Nella terza età, infatti, la percentuale dei pazienti affetti da disfunzioni
della tiroide sfiora il 15%. Risulta necessaria una diagnosi tempestiva e una
rapida correzione farmacologica, poiché tali disfunzioni, proprio nei pazienti
più anziani, hanno un’importante influenza sul benessere generale e soprattutto
sull’equilibrio cardiovascolare. Inoltre, le comorbilità e le complesse terapie
farmacologiche negli anziani, possono rendere ancora più complesso e meno tipico
il quadro clinico e quindi meno facile la diagnosi. Benché le Società
Scientifiche non abbiano
raggiunto una visione univoca sullo screening universale della funzione tiroidea
negli anziani, sembra opportuno consigliare il dosaggio del solo TSH in soggetti
che presentano sintomi e rimandare le indagini più approfondite ai casi in cui
il TSH risulti alterato.”
Terapie e chirurgia
La maggior parte delle malattie della tiroide può essere prevenuta e curata
nelle fasi iniziali senza importanti conseguenze sulla salute. Rocco Bellantone,
Direttore Chirurgia Endocrina e Metabolica del Policlinico Gemelli di Roma,
chiarisce che la maggior parte delle patologie della tiroide non
necessità di intervento chirurgico. Quando questo si rende necessario, è
possibile operare endoscopicamente
con la MIVAT (Minimally invasive video assisted throidectomy) effettuando un
taglio di soli 2 centimetri e annullando praticamente il dolore. Inoltre ci si
sta indirizzando sempre più su interventi mini invasivi togliendo solo meta
della tiroide, salvando in questo modo una residua funzionalità tiroidea.
A 30 anni da Chernobyl
“La Giornata Mondiale della Tiroide,
conclude Furio Pacini, Presidente European Thyroid Association (ETA), coincide
con il 30 anniversario dell’incidente nucleare accaduto a Chernobyl
nel 1986. La principale conseguenza dell’incidente è stata
l’impressionante aumento dei casi di carcinoma tiroideo, soprattutto nei bambini
e negli adolescenti. Tale aumento è
stato causato dall’assunzione di cibo contaminato da iodio radioattivo che
veniva assorbito dalla tiroide al posto dello iodio normale,
causando lesioni che innescavano
la formazione tumorale. Nei paesi colpiti dalla tragedia le popolazioni
erano in uno stato di carenza alimentare di iodio e questo ha comportato un
assorbimento molto elevato dell’elemento radioattivo. L’incidente ci ha
insegnato come la profilassi iodica della popolazione non solo è benefica per un
normale sviluppo fisico e mentale, ma rappresenta anche un fattore fondamentale
nella prevenzione dei danni indotti da radiazioni ionizzanti sulla tiroide.”