Il web questo trentenne

Da un edificio all’ombra della Torre Pendente di Pisa partì il segnale con fu stabilito il collegamento tra l’Italia e la rete Arpanet

 

 

di Giuseppe Prunai

 

 

30 aprile 1986: è la data di nascita di Internet.  Tutto partì da Pisa, da un edificio a pochi passi dalla Torre Pendente, allora la sede del CNUCE (Centro Nazionale universitario di calcolo elettronico). Da un mastodontico computer e da un router delle dimensioni di un frigorifero partì un segnale.  Uno degli scienziati che avevano messo a punto il progetto digitò sulla tastiera quattro lettere: “ping”.  Il segnale  fui incanalato su un cavo telefonico dell'allora SIP, l'attuale Tim, ed arrivò alla stazione di Frascati dell’ Italcable, la società che gestiva le chiamate telefoniche  intercontinentali, e da lì  il segnale fu lanciato alla stazione della Telespazio, nel Fucino, che lo spedì sul  Sirio, il primo satellite italiano per telecomunicazioni. Dallo spazio, il “ping” fu sparato verso la stazione satellitare Roaring Creek, in Pennsylvania.  Quando la parola comparve sul monitor di un altro PC  gli scienziati americani che la ricevettero risposero con un laconico ok.  Era stato stabilito il primo collegamento bilaterale sulla rete  Arpanet tra Italia e Stati Uniti. Era nato il web. (Nella foto a sinistra: il primo router Arpanet, foto di Steve Jurvetson)

Questa importante tappa della storia delle telecomunicazioni ne richiama alla memoria un'altra:  il primo collegamento radio transoceanico, avvenuto il 12 dicembre  1901.  Dalla costa atlantica del Canada,  Guglielmo Marconi ricevette i segnali telegrafici trasmessi da una stazione trasmittente installata a Poldhu, in Cornovaglia.  Marconi ricevette in cuffia la lettera “s” dell'alfabeto Morse che un operatore trasmetteva in continuazione dalla Cornovaglia.  Un episodio che alcuni storici della scienza contestano affermando che la potenza della  trasmittente era troppo piccola per poter essere ricevuta dall’altra sponda dell’oceano.

Un moderno PC portatile 

 

Affermano, insomma,  che la potenza della stazione trasmittente era insufficiente per consentire un collegamento a così grande distanza,  e sostengono che Marconi avrebbe soltanto ricevuto una serie di disturbi atmosferici dovuti ad elettricità statica che avrebbe interpretato come una emissione del trasmettitore a scintilla posto in Cornovaglia.

  A sostegno della loro tesi  citano la circostanza che Marconi (foto a destra)non avrebbe ceduto la cuffia ad uno dei suoi assistenti per controllare l'esistenza dell'emissione.  In ogni relazione sull'esperimento infatti non se ne fa cenno, ma ciò non significa nulla.  C'è da aggiungere che questi critici, troppo storici e troppo poco fisici, non tengono conto che la propagazione delle onde radio,  nel caso specifico onde medie di  366 metri pari a 820 kilohertz, oltre a svolgersi direttamente,  avviene anche grazie a riflessione ionosferica,  un fenomeno tutt'ora oggetto di studio che non sempre segue delle regole ferree.

La radio, si sa, accorciò le distanze. Fu un’importante tappa, paragonabile all’invenzione della stampa. Consentì una maggior diffusione di idee, di cultura e di notizie. Internet ha ancora ridotto queste distanze e consentito una più capillare diffusione  della cultura, delle idee e delle notizie che ormai vengono trasmesse in tempo reale,

 Quel 30 aprile di trenta anni fa era nato il web ma nessuno se ne accorse.  La gente era troppo preoccupata per l'esplosione della centrale nucleare di Chernobyl e la conseguente ricaduta a terra di radionuclidi.

Il 30 aprile scorso a Pisa  è stata ricordata questa tappa importante per l'umanità.  Si è svolto il cosiddetto Internet Day  con la partecipazione dei pionieri di quel collegamento:  Blasco Bonito  Stefano Trumpy,  Luciano Lenzini,  Marco Sommani  e Gianfranco Capriz.

Un trasmettitore a scintilla simile a quello utilizzato da Marconi

 

Domanda rituale del cronista:  quali sono state le principali difficoltà?

 Risposta degli scienziati:  la burocrazia.  Blasco Bonito agita una pesante cartella di documenti  intitolata “Arpanet burocrazia”.  Il team di Pisa dovete mettere d'accordo la SIP, l’Italcable, la Telespazio e il Ministero della Difesa.  Paradossalmente fu quest'ultimo a dire subito di sì comprendendo i vantaggi che sarebbero derivati dalla riuscita dell’esperimento. Gli altri soggetti posero una serie di problemi spesso inesistenti. Ad onor del vero anche una certa politica in quel periodo fu contraria alla rete. 

Lo spinterometro di un trasmettitore a scintilla

 

Quando in Europa prese piede il Videotel e il Minitel,  l'antesignano di Internet  che viaggiava sul doppino telefonico  a costi non indifferenti,  sorse un movimento contrario a questa innovazione, sostenuto  dalla corrente più intransigente della Democrazia Cristiana, che dette vita ad un convegno svoltosi a Roma – guarda caso –  presso la Domus Mariae. Motivo della contrarietà: la cosiddetta messaggeria rosa,  cioè i siti di incontri  che facevano il loro timido debutto ricorrendo ad un linguaggio criptico e castigato.  Ripensando a quei messaggi  viene da sorridere alla luce di ciò che si vede oggi in rete.

Il Galileo