Spazio: di tutto e di più

Numerosi gli eventi scientifici che hanno come protagonista il quarto ambiente – Ecco una selezione delle attività dell’ultimo mese

 

di Irene Prunai

 

 

Un anno talmente ricco di avvenimenti in ambito spaziale che quasi si fa fatica a prender nota di tutto.

“Spazio, ultima frontiera…”, dice il capitano Kirk. Ma, a meno che non tentiate di passare per il Brennero, le frontiere vengono man mano abbattute e le notizie che arrivano rendono lo Spazio sempre più a portata di mano. Vediamo un po’ cosa è successo nell’ultimo mese.

 

Il terzo volo del New Shepard

La casa Blue Origin ci ha abituati al riutilizzo dei veicoli. L’intento è quello di testare la resistenza e le performance del vettore fino a che non sarà più in condizioni di decollare. Partito dal deserto del Texas, ha raggiunto la quota record (rispetto ai voli precedenti) di 103 km di apogeo ed è rientrato dopo essersi separato nei suoi due componenti: la capsula e il modulo propulsivo.

Ogni lancio è inoltre una buona occasione per sperimentare delle novità. In questo caso abbiamo assistito alla presenza di esperimenti a bordo. Ovviamente parliamo di esperimenti che possono durare per il tempo di assenza di peso, circa 3 minuti. Sembra poco, eppure è bastato per studiare l’interazione di frammenti di roccia in una scatola chiusa per capire come si muove il suolo roccioso dei piccoli asteroidi.

 

Il telescopio spaziale Kepler fa i capricci

Non si tratta del primo inconveniente con questo mezzo della NASA. Già all’inizio della sua missione, nel 2009, c’era stato un problema con l’alimentatore di un processore che ne aveva causato l’entrata in modalità emergenza per ben due volte. Poi era stata la volta dei sensori ottici, che avevano iniziato a trasmettere in modo anomalo, per poi passare a un mal funzionamento di due delle quattro ruote del sistema di puntamento del telescopio. Nonostante tutto la missione è andata avanti. Ancora una volta, però, Kepler è entrato in modalità di emergenza per poi ristabilizzarsi in una modalità meno dispendiosa dal punto di vista del carburante. Ciò ha permesso agli scienziati di scaricare il materiale raccolto e di partire con una fase di verifica dei sistemi di bordo. In seguito si valuterà la possibilità di ripartire con il lavoro scientifico.

 

Sentinel-B1 ci riprova

Dopo ben tre rinvii, finalmente dalla base di Kourou (Guiana francese) il vettore Soyuz Fregat ha portato Sentinel-B1 fino all’orbita polare eliosincrona dove inizierà a lavorare con Sentinel-A1. I due Sentinel, posti a una distanza angolare di 180°, permetteranno una scansione radar della superficie terrestre in meno di sei giorni. (A sinistra in alto,una foto scattata da Sentinel)

Questi due satelliti sono parte di un programma di ricerca condotto da ESA e dall’Unione Europea noto con il nome di Copernicus. Lo scopo è quello di fornire informazioni sugli oceani, le terre emerse e l’atmosfera utili non solo per le politiche ambientali ma anche per motivi di sicurezza. Il progetto prevede sei famiglie di satelliti. Sentinel1 e Sentinel2 hanno il compito di riprendere immagini nello spettro visibile dell’infrarosso delle terre emerse e della vegetazione. Sentinel 3 osserva gli oceani, Sentinel 4 e Sentinel 5 raccoglieranno dati rispettivamente da un’orbita geostazionaria e da un’orbita polare. Infine Sentinel 6 misurerà la profondità dei mari per scopi oceanografici.

 

Exomars 2018 diventerà Exomars 2020

L’Agenzia Spaziale Europea, di comune accordo con Roscosmos, ha deciso di spostare al 2020 la missione Exomars Rover. Le due agenzie avevano lanciato verso Marte il lander Schiaparelli nell’ambito della missione Exomars 2016 dando il via alla prima parte delle due missioni congiunte. Prendendo atto delle problematiche e dei ritardi nella consegna degli strumenti scientifici, le due agenzie hanno valutato che uno slittamento di due anni della missione avrebbe aumentato le probabilità di ottenere migliori risultati scientifici.

 

La cupola dell’Iss si è scheggiata

La cupola dell'ISS con l'astronauta Samantha Cristoforetti

Una scalfittura di 7 mm che fortunatamente non rappresenta un pericolo per l’equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale, ma che è testimonianza del crescente rischio dovuto alla “spazzatura spaziale”. Il danno è minimo e localizzato su una lastra esterna del vetro antigraffio del modulo Cupola. Il modulo in questione è esagonale e dotato di sei finestrini trapezoidali sui lati e di uno circolare sulla sommità. La Cupola fornisce agli astronauti una visione a 360°. Tutti i finestrini sono realizzati con un vetro al quarzo di altissima qualità e sono dotati di un “cappuccio” richiudibile per permettere una maggiore protezione dagli urti di detriti e dalle radiazioni solari quando il modulo non è utilizzato. Non è la prima volta che la Iss viene colpita da dei detriti e non sarà certo l’ultima, ma per fortuna gli astronauti possono contare su molti strati di protezione!

Il Galileo