Celiachie e intolleranze alimentari
patologie sempre più diffuse
Lo stato dà un minimo contributo per i celiaci mentre ignora del tutto gli
intolleranti
di Magali Prunai
Negli ultimi anni l’aumento di soggetti sofferenti di intolleranze alimentari e
celiaci è stato esponenziale. Sempre più
persone
si sono ritrovate ad andare dal medico con strani sintomi ogni qual volta si
ingerisce del cibo: gonfiore, indigestione, problemi intestinali. Ogni tanto può
capitare a tutti di non digerire la cena, ma quando diventa impossibile digerire
senza sentirsi male colazione, pranzo e cena e si comincia a registrare una
serie di sintomi “accessori”, allora vuol dire che qualcosa non va. I campanelli
di allarme possono essere tanti, macchie sulla pelle, problemi alle unghie,
gonfiore addominale, ma anche malumore, problemi legati al ciclo mestruale nelle
donne. Tanti sintomi che, se presi singolarmente, non eccessivamente
preoccupanti ma lo diventano quando si presentano costantemente e combinati fra
loro.
Una recente ricerca effettuata dall’associazione italiana celiaci ha evidenziato
come nelle donne il problema sia ancora più grave. Tre donne su quattro non
sanno di essere intolleranti al glutine, nonostante il loro organismo mandi
tanti segnali di un malessere che i medici difficilmente riescono a interpretare
e a mettere in relazione fra loro. Nelle donne il dato è allarmante soprattutto
se consideriamo che il non sapere di avere questa patologia può comportare
sterilità, endometriosi, menopausa anticipata, alterazioni del ciclo e
amenorrea, fragilità ossea nelle donne giovani, anemia. Inoltre una donna
celiaca non diagnosticata ha un maggior rischio di aborto durante la gravidanza,
ritardo di crescita intrauterino, prematurità, basso peso alla nascita etc. etc.
Tutti sintomi che devono spingere il
medico curante a sospettare un’intolleranza e a far effettuare subito dei test
per verificarla. Tutti i sintomi scompaiono nel momento in cui il paziente si
sottopone a una dieta priva di glutine.
Gallette di riso
Nonostante qualcuno pensi che essere celiaco sia una fortuna perché si è
costretti a seguire una dieta più sana, avere questa malattia, come ogni altra
patologia cronica, non è una passeggiata. Se fino a pochi anni fa la spesa degli
alimenti sostitutivi si poteva fare solo in farmacia o in pochi, rari e costosi
negozi specializzati, ora basta andare in un qualsiasi grosso supermercato per
trovare pane, pasta, biscotti e pizza senza glutine. Le aziende alimentari si
sono lanciate in un mercato ancora abbastanza inesplorato proponendo sempre più
spesso prodotti validi e gradevoli da mangiare. Ormai è facile trovare pasta di
ogni forma, secca e fresca, pane di ogni varietà, pizza, pizzette e biscotti che
nella forma e nel sapore imitano quelli più famosi consumati da molti bambini.
Lo scopo è quello di avere una vita alimentare normale e, nel caso dei bambini,
il più simile a quella di tutti gli altri. Andare a una festa di compleanno e
poter mangiare solo gallette di riso e mais è frustrante per un adulto,
figuriamoci per un bambino. Per cui è facile trovare salatini, dolci, tavolette
di cioccolata o ingredienti per poter fare una torta casalinga, tutti
completamente privi di glutine. Questi prodotti, comunque, non sono di facile
produzione perché sono necessari ambienti totalmente sterili, incontaminati.
Questo comporta un inevitabile innalzamento dei costi di produzione e, di
conseguenza, del prezzo di vendita. Di conseguenza lo Stato ha dovuto stanziare
una somma, neanche troppo elevata e accompagnata da numerose polemiche, per
permettere a chi è affetto da questa patologia di fare la spesa mensile senza
ridursi a un totale stato di povertà. Molti hanno criticato questa scelta,
sostenendo che cioccolata, dolci o pizza non sono alimenti necessari per una
dieta e quindi non è necessario che l’acquisto di questi prodotti venga
rimborsato in parte. Evidentemente queste persone non sono mai andate a una
festa, non hanno figli piccoli che vogliono fare colazione con i biscotti al
cioccolato o i cereali come tutti i loro amici, non hanno mai provato la
difficile situazione di dover passare un’intera giornata fuori casa e non
potersi mangiare liberamente un panino al bar. La salute e il benessere
psicofisico di una persona avviene anche attraverso l’alimentazione, poter avere
la libertà di scelta di mangiare è un elemento fondamentale per la vita di
ognuno di noi.
Pane senza glutine
Il problema, ignoranti a parte, si presenta nelle mense scolastiche o aziendali.
È di cronaca recente la scelta di una direttrice di scuola elementare di
raddoppiare il costo della mensa, portandolo a circa € 3000 all’anno, per le
famiglie con figli celiaci perché reperire il cibo per loro è più complicato.
Insomma, sei malato e quindi devi pagare perché sei un peso. La direttrice della
scuola si è giustificata sostenendo che le famiglie in questione possono
permettersi di pagare quella cifra e che lei deve pensare a tutti i bambini
della scuola, che il costo del pasto di quelli “malati” non può essere
distribuito sul pasto dei bambini “sani”. Anche perché, spiega la maestra, lei
deve prevedere anche l'eventualità di bambini che in casa seguono un regime
alimentare vegano e, anche in quel caso, il costo della loro mensa non può
gravare più di un tanto su quella di tutti gli altri.
Pasta senza glutine
Una malattia che viene paragonata a una scelta di vita è semplicemente aberrante
e indice di una profonda ignoranza da parte della società sulla questione.
Pensare che scegliere di mangiare in un modo e di avere nella propria vita
sempre la possibilità di scelta sia come non poter mangiare più nulla fa
comprendere come la società ancora non sia evoluta e consideri una persona
celiaca quasi come un appestato. Forse perché essere vegano va di moda
attualmente, mentre essere celiaco, dopo la moda iniziale di mangiare come
dietetica la pasta di riso e mais che è più calorica di quella di grano, viene
visto come una condanna.
Accanto ai celiaci, poi, esiste una massa non ben quantificata di soggetti che
devono seguire per questioni di salute un'alimentazione quasi pari a quella
priva di glutine: gli intolleranti. Esistono varie tipologie di intolleranze:
quella al grano, ai latticini, alle uova ecc. ecc.
Un piatto di pasta senza glutine al pomodoro
L'intolleranza al grano e ai cereali in generale e quella al latte e ai suoi
derivati sono sicuramente fra le più comuni e più “antipatiche” da gestire.
Mentre l'intollerante al latte e latticini, comunque, ha una pillola da
prendere, l'intollerante ai cereali ha un unico sistema per curarsi: non
mangiare. Ed è così che schiere di persone, di tutte le età, ogni anno si recano
agli ambulatori di analisi, spendono cifre estremamente elevate, per scoprire
che per due anni possono mangiare solo riso e mais. Devono comprare alimenti per
celiaci, ma non possono mangiarli tutti, ai costi elevati a cui quei prodotti
vengono venduti ma la loro patologia non è riconosciuta dallo Stato come
malattia vera e propria. Perché? Perché ogni due anni può modificarsi, può
passare come può peggiorare. La speranza di guarigione c'è, quindi non sei
veramente malato. Come se lo Stato dicesse a un malato di cancro che in realtà
non è veramente malato perché può guarire. Semplicemente privo di senso.