Il 7 aprile scorso, l'OMS ha dedicato la giornata mondiale della salute al
diabete.
La nostra collaboratrice Luisa
Monini, responsabile della Commissione Salute della
BPW International, una ONG che rappresenta
presso l'OMS, ha realizzato uno short video
contro l'obesità infantile (spesso connessa al diabete tipo due. Questo
il link per vederlo su youtube:
https://www.youtube.com/watch?v=PJ8yqUT6PJs
E LA DIETA MEDITERRANEA
di Luisa Monini
La pasta è praticamente il simbolo della dieta mediterranea. In questo famoso fotogramma del film di Steno "Un americano a Roma" (1954), Alberto Sordi alle prese con un piatto di spaghetti
Expo 2015, con il suo motto “ Feed the Planet, Energy for Life” si è trasformata
in una grande vetrina internazionale per 140 Paesi che hanno esposto il meglio
delle proprie produzioni e tecnologie per dare una risposta concreta a
un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per
tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi delicati equilibri.
“Noi siamo ciò che mangiamo” sosteneva nell’ ‘800 Il filosofo tedesco Ludwig
Feuerbach. Di fatto oggi la medicina
basata sull’ evidenza scientifica avvalora questo aforisma e lo completa
aggiungendo a “ ciò che mangiamo “ anche lo “ stile di vita”.
E allora alcune riflessioni sulla cultura dell’alimentazione e sulla
globalizzazione si impongono perché, se è vero che quest’ultima rappresenta una
grande opportunità per tutti i Paesi del mondo, è anche vero che rappresenta una
grande insidia, soprattutto per la salute dei popoli.
Globalizzazione e sue opportunità: la globalizzazione ha portato milioni di
persone fuori dalla povertà riducendo la fame e
migliorando la qualità della vita. Globalizzazione e sue insidie: gli stessi
cambiamenti socio-economici che hanno aumentato il benessere delle persone hanno
anche aumentato il loro girovita favorendo sovrappeso e obesità anche in Paesi a
basso e medio reddito che così, per la prima volta nella storia dell’ uomo, si
trovano a dover far fronte al “duplice problema” dell’obesità e del sottopeso,
sebbene la denutrizione persista ancora in molti luoghi. La globalizzazione è
indiscutibilmente una delle principali cause di questo fenomeno. Il cambiamento
dalle diete tradizionali a quelle occidentali ha portato ad una “ transizione
alimentare “ favorendo il sovrappeso e l’obesità, malattie tipiche delle Società
dette “ del benessere”. Non c’è dubbio che la globalizzazione abbia migliorato
la qualità della vita di molte persone nei paesi emergenti, ma ha anche
facilitato l’accesso ai cibi poco sani e a basso costo, favorendo anche stili di
vita sempre più sedentari. Dal punto di vista della salute pubblica, la
combinazione di questi cambiamenti sta creando un “temporale perfetto” con un
catastrofico e costoso aumento dell’obesità e delle malattie legate alla stessa
in Paesi dove si combatte ancora contro la denutrizione e le malattie infettive.
L’obesità ha già cominciato a far pagare il suo alto prezzo in questi Paesi che
tuttavia sono ancora in tempo per evitare il peggio soprattutto se imparano
dagli errori dei Paesi evoluti che non hanno saputo prevedere l’impatto di un
eccessivo benessere sulla salute dei suoi cittadini pagandone il prezzo umano,
sociale ed economico quando oramai era già molto alto. I Governi devono dunque
mettere in atto politiche che aiutino le persone a fare scelte migliori e
consapevoli, sostenendo una alimentazione sana, tassando il cibo spazzatura,
dando sussidi per la produzione di prodotti agricoli e promuovendo una vita
attiva negli adulti come nei bambini, aumentando l’ attività motoria nelle
scuole, favorendo un’ urbanistica con più aree verdi e piste ciclabili. Di
fatto, se non verranno presi idonei provvedimenti, l’obesità è destinata ad
avere un effetto devastante sull’economia dei Paesi emergenti e, data l’
interconnessione globale, anche su quella del mondo intero. La BPW International
Commission for Health, in collaborazione con NFI (Nutrition Foundation of
Italy), in pieno accordo con il Piano d’Azione 2013-2020 dell’ OMS sulle
Malattie Non Comunicabili che prevede la riduzione del 25% delle malattie
cardiometaboliche entro il 2025 ( “25 by 25” ), ha avviato in questi ultimi anni
una campagna promuovendo il progetto “The Red Belt” per la lotta contro il
sovrappeso e l’obesità e per aumentare tra le donne la consapevolezza del
rischio cardiovascolare; problema ancora oggi gravemente sottovalutato.
Alla base del progetto c’è l’innovativo
parametro di valutazione del grasso addominale strettamente connesso al rischio
cardiovascolare. Ciò che distingue questa iniziativa è la valutazione di due
semplici parametri che coincidono con due fattori di rischio cardio-metabolici
(circonferenza del girovita e rapporto girovita-altezza) che possono essere
misurati in qualsiasi situazione, ovunque, tramite un comune metro da sartoria e
che permette alla persona di avere immediatamente informazioni riguardo al
proprio rischio cardiometabolico consentendole di adottare diete più equilibrate
e di dedicare alcune ore la settimana all’attività fisica. L’adozione di questi
parametri di valutazione del rischio cardiometabolico su scala mondiale
consentirebbe inoltre la pianificazione e la messa in atto di progetti di
interventi mirati al controllo da parte di Organismi Nazionali ed
Internazionali. Il progetto “The Red Belt” è già sviluppato nel triennio
2011-2014 da tutte le Regioni della BPW International. La Commissione
Internazionale per la Salute BPW International si propone, nel triennio
2014-2017, di estendere il progetto The Red Belt alla popolazione pediatrica,
come già annunciato al Congresso Internazionale di Jeju. " I bambini in
sovrappeso e obesi rischiano di rimanere obesi in età adulta e avranno più
probabilità di sviluppare in giovane età malattie croniche correlate come il
diabete e le malattie cardiovascolari. La prevenzione dell'obesità infantile ha
un’alta priorità ".
(http://www.who.int/dietphysicalactivity/childhood/en/)
L’allarme
lanciato di recente dall’OMS è una vera “Call for Action” per combattere l’
obesità infantile che viene ritenuta una vera e propria pandemia con 42 milioni
di bambini sotto i 5 anni in sovrappeso o obesi ( dati OMS 2013 ). Il dramma nel
dramma è che 31 milioni di questi bambini vivono nei Paesi a basso e medio
reddito. In Italia, il 23,6 % dei bambini delle classi elementari risulta in
sovrappeso e il 12,3% risulta obeso. Complessivamente, oltre 1.100.000 bambini
tra i 6 e 11 anni ha problemi di sovrappeso e obesità (quasi 1 su 3). I costi
dell’obesità e delle malattie ad essa strattamente collegate, quali il diabete e
le malattie cardiovascolari, costano (soli costi diretti) ogni anno all’Italia
22,8 miliardi di €. Queste malattie preoccupano moltissimo gli esperti di Sanità
Pubblica e i decisori politici a livello internazionale perché, soprattutto in
tempi di grave crisi economica, minacciano di sopraffare i sistemi sanitari di
tutto il mondo se non saranno messe in campo idonee misure di contenimento e
prevenzione. Il World Economic Forum e la Harvard School della Salute Pubblica
stimano che nel periodo 2011-2030 il costo economico di queste malattie arriverà
a circa 30 trilioni di US $. Infine, tornando al motto di Expo 2015 "Nutrire il
Pianeta- Energia per la Vita", non dimentichiamo che la scelta del cibo che
mangiamo tutti i giorni non è solo un modo per prenderci cura di noi stessi,
della nostra salute e della salute dei nostri figli, ma è anche un modo per
contribuire concretamente ed efficacemente alla salvaguardia dell'ambiente e del
Pianeta. Attraverso un' alimentazione sana, varia ed equilibrata è possibile
sostenere un modello di produzione alimentare che riduce l'impatto ambientale e
migliora la gestione delle acque e delle risorse naturali.
Il Progetto “TOMMY & OLLIE for HEALTH” per la prevenzione dell’ Obesità
infantile e del rischio cardiometabolico è stato pensato nel rispetto delle
risorse limitate del Pianeta e dell’ Etica nell'Alimentazione per l'Accesso al
Cibo Sano come uno dei Diritti Fondamentali dell'Uomo.