per le auto elettriche del futuro
di Bartolomeo Buscema
Lo scandalo, non ancora sopito, sulle emissioni nocive delle autovetture che ha
colpito il colosso Wolkswagen ha inferto un duro colpo ai motori diesel,
accelerando notevolmente la produzione di autovetture con motori ibridi e con
motori elettrici. Queste ultime, è risaputo, si affermeranno solo quando ci
saranno sul mercato batterie di accumulo a prezzi contenuti e ad alta densità
energetica. Un parametro quest’ultimo che si misura in kWh/kg e che indica i
chilometri che si possono percorrere con una batteria di un determinato peso.
In buona sostanza ci vogliono batterie leggere che immagazzinino elevate
quantità di energia come quelle che si stanno sviluppando all’interno del
progetto “Lissen”, un acronimo per Lithium Sulfur Superbattery Exploitating
Nanotechnology, promosso dall’Agenzia dell’Unione Europea EGVI (European Green
Vehicle Initiative), finanziato dall’Unione Europea, coordinato dal Consorzio
Sapienza e Innovazione. In particolare, si tratta di un prototipo di batteria
litio-zolfo che permette di avere una densità energetica tre volte superiore
rispetto alle batterie oggi in commercio. La nuova tipologia di batteria è
costituita da un anodo composito silicio-carbonio e da un catodo
nano-strutturato composito solfato di litio-carbonio. I prototipi sono ora in
fase di sviluppo, mentre parallelamente si stanno studiando gli aspetti legati
alla scalabilità e alla produzione industriale. I ricercatori sono fiduciosi di
poter introdurre presto nel mercato delle auto elettriche le batterie al litio
–zolfo per rendere sempre più appetibili le automobili elettriche. Un mercato
che valeva otto miliardi di euro nel 2008 e che si prevede possa raggiungere i
ventotto miliardi di euro entro la fine del 2016. Ciò, grazie ad alcuni punti di
forza delle auto elettriche che, oltre ad avere un funzionamento silenzioso, non
rilasciano nell’ambiente la famigerata anidride carbonica e altre sostanze, non
meno inquinanti, tra cui gli ossidi
di azoto, il particolato e gli idrocarburi non metanici, provenienti dalla
benzina, i quali hanno una spiccata tendenza a reagire, in presenza di luce, con
gli ossidi di azoto e con l’ossigeno per dare origine allo smog fotochimico.