Quando le semplificazioni sono sospette
uguali non sono
di Mario Talli
Da un po' di
tempo si discute più o meno appassionatamente se in politica esistono sempre la
Destra e la Sinistra. Anche sgombrando il campo da possibili, anzi probabili,
intenti strumentali e di tornaconto politico immediato, a vantaggio di una
disamina oggettiva sul filo della contingenza storica, a mio modo di vedere la
domanda non ha senso e non l' ha semplicemente
perché il problema non si pone. Un conto è constatare che da quando
queste definizioni furono usate per la prima volta - nella seconda metà
dell'Ottocento o giù di lì - ad oggi tante cose sono cambiate e fra queste anche
l'esatto discernimento delle differenze tra i due termini, altro discorso è
negare la loro persistente efficace capacità definitoria.
Se
questo è vero, perché le due parole dovrebbero essere accantonate? Nessuna delle
due è una parolaccia, anche
se
sono state imbrattate, l'una dal fascismo e dal nazismo e prima ancora dai
fucili di Bava Beccaris (foto a sinistra), l'altra dallo stalinismo. Non solo.
Entrambe hanno anche il pregio di essere dal punto di vista funzionale al passo
coi tempi dal momento che una parola sola è sufficiente a qualificare con
rapidità e accettabile approssimazione un'opinione, un concetto o una
situazione. E tutto ciò senza che ci si debba piegare al vezzo esibizionista di
ricorrere alla lingua inglese nelle conversazioni e nella scrittura, con la
scusa della concisione e della brevità.
Quale definizione più
breve, rapida, efficace esiste delle due stagionate ma tuttora assai espressive
parole Destra e Sinistra, soprattutto se scritte con l'iniziale maiuscola come
usava alla loro origine? Ma coloro che le avversano e vorrebbero sopprimerle,
mossi da ragioni che non hanno nulla a che vedere con la linguistica, non
demordono e muovono un'altra obiezione, questa volta di carattere matematico e
geometrico, secondo la quale la distanza nettamente significante tra di esse non
è più quella di un tempo. Questo è un argomento serio che ha un effettivo
riscontro nella nostra realtà. Come definiremmo oggi, ad esempio, Adriano
Olivetti (foto a destra) di Destra o di Sinistra?
L'incertezza della catalogazione parrebbe dimostrare che effettivamente
il tempo ha un po' consumato le due parole. Ma un'osservazione più attenta ci
dice al contrario che non sono le parole ad essere usurate e perciò diventate
imprecise ed inefficaci, bensì è il mondo ad essere cambiato diventando, tanto
per dirne una, assai più complicato. Per il resto Destra e Sinistra mantengono
l'efficacia distintiva che avevano in origine. La prima delle due
continua a identificare un'idea e
una politica coltivate da chi legittimamente bada prima di tutto a conseguire
l'agiatezza o meglio ancora la
ricchezza personale, il potere e il comando, ossia pone l'interesse proprio in
cima al rispettivo modo di pensare e agire, la seconda, al contrario è affine a
chi non insegue il denaro e il
successo come principale scopo della vita e quando anche gli capita di pensare a
sé stesso, a migliorare la propria condizione non si dimentica degli altri,
intendendo per “gli altri” non solo di chi gli sta intorno. Costui apprezza
inoltre alcuni principi, che poi continuano ad essere quelli stessi
a suo tempo propugnati dalla Rivoluzione francese ed oggi presenti anche
nella nostra come in molte altre Costituzioni. E non si limita neppure a questo.
Poiché non deve impiegare gran parte del suo tempo ad occuparsi del proprio
interesse, gliene rimane anche per adoperarsi affinché quei principi non
rimangano lettera morta.
Forse all'origine
della distinzione tra una concezione politica di destra o di sinistra c'è dunque
qualcosa di più di un semplice modo di pensare.
Badando bene a scansare le aberrazioni di certe teorie lombrosiane, non è
forse azzardato dire che la propensione per l'uno o l'altro dei punti
di vista chiama in causa anche qualche fattore genetico. Essere di Destra
o di Sinistra sarebbe perciò in definitiva, oltre che un modo di pensare, anche
la manifestazione di uno stato d'animo, la propensione di una persona in ragione
dei propri tratti caratteriali ad assumere un determinato ruolo nella società:
puntare all'affermazione e al
successo o invece accontentarsi di una condizione meno aggressiva e in
compenso più tranquilla. Nel primo caso è comprensibile che il soggetto abbia in
uggia regole e paletti, i ben noti lacci e i lacciuoli generalmente mal visti
negli ambienti confindustriali, nel secondo al contrario saranno benedetti
provvedimenti solidaristici e riequilibrativi.
Ma è meglio non
addentrarsi oltre in questi sentieri chiaroscurali e tornare a percorrere le
strade abituali dell'agire politico. In questo caso risulterà subito chiaro che
coloro i quali sentenziano che
Destra e Sinistra sono ormai fuori moda intendono subdolamente affermare
che il sistema capitalista non ha alternative.
Specialisti in
questo sono ovviamente quei saggisti e commentatori politici che si esercitano
sulla stampa di proprietà del grande capitale industriale e finanziario (cioè la
maggior parte dei giornali e delle riviste che si stampano in Italia) perché ne
sono convinti o perché più comodo e forse anche utile allinearsi al pensiero ivi
dominante. A questa seconda categoria appartengono i cosiddetti
“terzisti”, cioè quei commentatori che pur essendo anch'essi
perfettamente “allineati” ambiscono a mostrarsi equidistanti.
Per concludere ricorderemo che il tema è stato oggetto una ventina di
anni fa di un famoso saggio di Norberto
Bobbio
(foto a sinistra): “Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione
politica.” Se non fosse che in questo nostro mondo non c'è nulla di immutabile,
verrebbe da dire che l'illustre studioso con quel suo saggio ha detto in
proposito una parola definitiva. Ma nulla è più lontano dal pensiero di Bobbio
di una conclusione siffatta. “Guardando le cose con un certo distacco – egli
osserva infatti ad un certo punto – non mi sono mai posto il problema di darne
anche una valutazione. Non mi domando chi ha ragione e chi ha torto, perché non
credo sia di qualche utilità confondere il giudizio storico con le mie opinioni
personali. Anche se non faccio mistero, alla fine, di quale sia la mia parte.”
Sulla scorta di queste
osservazioni bobbiane, forse non è dunque sbagliato prevedere che i termini
Destra e Sinistra non tramonteranno facilmente. E ciò non avverrà per la
semplice ragione che sono destinati a persistere anche entrambi gli “apparati”
materiali e concettuali (economici, sociali, politici e filosofici)
che le due parole sinteticamente e limpidamente esprimono.