Ci sarà un accordo valido alla
conferenza internazionale sul clima che si aprirà a Parigi a fine mese?
– Una nota dell’Organizzazione meteorologica mondiale sull’aumento dei
gas serra peserà come un macigno – Presenti capi di stato e di governo e 25mila
delegati
di Giuseppe Prunai
Nel 2014, la quantità di gas serra in atmosfera, formato da anidride carbonica
(CO2), metano (CH4) e protossido di azoto (N2O), ha raggiunto livelli record. Lo
riferisce una nota dell’Organizzazione
meteorologica mondiale (OMM) con sede a Ginevra, il cui segretario generale,
Michel Jarraud (foto a destra), ha lanciato un allarme: i cambiamenti climatici
che ne deriveranno renderanno il pianeta pericoloso e inospitale per le future
generazioni, ha detto. Tra il 1990 e il 2014 – ha proseguito Jarraud –c’è stato
un incremento del 36% del forzante radiativo a causa di gas serra persistenti.
Il forzante radiativo è la misura dell'influenza di un fattore (ad esempio
l'aumento dell'anidride carbonica nell'atmosfera) nell'alterazione del bilancio
tra energia entrante ed energia uscente nel sistema terra-atmosfera. Esso è
indice del peso di un fattore nel meccanismo dei mutamenti climatici. Un
forzante positivo riscalda la superficie terrestre, uno negativo la raffredda.
Le concentrazioni di CO2 in atmosfera, segnala l’OMM hanno raggiunto lo scorso
anno 397,7 parti per milione (ppm). Nella primavera del 2015, questo valore ha
sfondato il tetto delle 400 ppm.
La nota dell’OMM si conclude ricordando che la CO2 è una minaccia invisibile, ma
molto reale, che si
traduce
in temperature globali più alte ed eventi meteorologici estremi più numerosi
come ondate di calore e inondazioni, scioglimento dei ghiacci, innalzamento del
livello del mare e aumento dell’acidità degli oceani.
Il documento dell’OMM avrà certamente un impatto drammatico sul COP 21, la
Conferenza internazionale sul clima che si aprirà il 30 novembre prossimo a
Parigi e si concluderà l’11 dicembre.
L’obiettivo principale è quello di limitare il riscaldamento globale a 2 gradi
centigradi entro il 2100. Per raggiungere questo traguardo sarà
necessario abbattere in maniera drastica e decisa le emissioni di gas
serra. E qui comincia il disaccordo tra i paesi. Quelli industrializzati temono
che eventuali provvedimenti si ripercuotano negativamente sulla loro economia,
mentre i paesi in via di sviluppo chiedono un aiuto per fare fronte alle
notevoli spese cui andranno incontro e chiedono anche il trasferimento delle
tecnologie indispensabili per limitare le emissioni.
Mentre
sono in corso colloqui preliminari tra gli esponenti dei vari paesi e mentre i
climatologici tracciano drammatici scenari ci si
interroga su quali possano essere i risultati del COP 21. Si arriverà ad un
documento unitario frutto di una laboriosa mediazione tra falchi e colombe? E
poi, gli accordi verranno rispettati?
Un quarto dei paesi partecipanti (49 su 195) non ha ancora elaborato alcuna
proposta: come si comporteranno? L’atteggiamento nei confronti del problema
varia da paese a paese, da economia a economia. I paesi europei sono i più
sensibili nei confronti del problema, quelli arabi sono i più disinteressati
perché temono che il massiccio ricordo a fonti energetiche rinnovabili riduca
drasticamente il consumo di greggio. Stati Uniti e Cina rilanceranno l’accordo
bilaterale dello scorso anno teso a realizzare una riduzione delle emissioni per
il periodo
successivo
al 2020. E’ già qualcosa, ma non è sufficiente. E poi c’è l’incognita della
Russia e del mondo ex sovietico, dell’India e di altri stati asiatici.
All’apertura della conferenza di Parigi, saranno presenti numerosi capi di stato
e di governo fra cui il presidente degli Stati Uniti Obama, quello russo Putin,
della Cina Xi Jinpin. Saranno presenti nella capitale francese almeno 50mila
persone coinvolti a vario titolo nei lavori della conferenza e 25mila delegati
ufficiali.
La presenza dei tanti capi di stato e di governo ha già fatto raddoppiare la
vigilanza alla luce di quanto accaduto il 13 novembre. Com’è noto, il presidente
francese Hollande ha proclamato lo stato di emergenza e chiuso le frontiere, una
circostanza che – si ritiene – potrebbe facilitare il lavoro delle forze
dell’ordine tenendo lontano da Parigi gli antagonisti.