Un’enciclica per il Pianeta blu
Papa Francesco interviene contro le ingiustizie, l’accesso ai beni essenziali
alla vita, e contro tutte le forme di inquinamento che portano alla distruzione
del pianeta
di Bartolomeo Buscema
Lettera pastorale per i credenti,
dialogo con i non credenti, sfida all’immobilismo dei vertici
internazionali,
alla selvaggia finanza globale, alla globalizzazione dell’indifferenza; monito
ai potenti della Terra sul degrado sociale e ambientale
d’intere popolazioni, appello agli uomini per cambiare stili di vita e
modello di sviluppo.
Questi sono alcuni punti salienti della complessa e articolata enciclica di papa Francesco , caratterizzata da un’impronta francescana e mirata a recuperare quello che lo stesso pontefice chiama “il senso umano dell’ecologia”. Un documento di 192 pagine che ripercorre in buona parte, con una visione etico religiosa che mette evangelicamente al centro i poveri e gli ultimi, il sentiero tracciato negli ultimi trent’anni dagli scienziati ed esperti del Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico dell’ IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change ), il foro scientifico che fa capo a due organismi delle Nazioni Unite: l'Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ed il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP). Nella lettera pastorale si proclama con serena fermezza che è quanto mai necessario custodire il creato con la sua meravigliosa biodiversità, oggi sotto attacco da parte di un modello di produzione e consumo che obbedisce solo al criterio del profitto a tutti i costi. L’attenzione al Pianeta blu, precisa Papa Francesco, “non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell'esperienza cristiana, perché tanto l'esperienza comune della vita ordinaria quanto la ricerca scientifica dimostrano che gli effetti più gravi di tutte le aggressioni ambientali li subisce soprattutto la gente più povera”. Un’enciclica nella quale papa Francesco sintetizza e rilancia gli operati dei suoi predecessori. Prima che l’ONU si radunasse in occasione dell'importante vertice di Rio de Janeiro (1992), Giovanni Paolo II scriveva, nel suo Messaggio per la giornata mondiale della Pace (1990), dal titolo “Pace con Dio creatore, pace con tutto il creato.”, che «non si otterrà il giusto equilibrio ecologico, se non saranno affrontate direttamente le forme strutturali di povertà esistenti nel mondo».
E ancora papa Benedetto XVI che suo
messaggio per la Giornata Mondiale della Pace (2010)
proclamava che «il libro della natura è unico, sia sul versante dell’ambiente
come su quello dell’etica personale, familiare e sociale. I doveri verso
l’ambiente derivano da quelli verso la persona».
Un’enciclica di continuità, dunque, in parte
anticipata nel recente intervento di Papa Francesco al Parlamento
Europeo, incentrato sulla necessità di occuparsi dell’ambiente,
di essere “custodi” della natura, nella
consapevolezza che il degrado ambientale, sempre più crescente, non è disgiunto
dal fenomeno delle migrazioni di massa e dello stato di schiavitù economica cui
sono letteralmente schiacciati intere popolazioni. La gente lascia il proprio
Paese perché c’è fame, povertà, violenza, conflitti di tutti i generi, anche per
l’accesso alle risorse naturali: la grande sfida del nostro tempo è che il posto
dove si nasce non determini il destino dell’individuo. Un’enciclica che sottende
la consapevolezza che i governanti per agire correttamente devono essere
spronati dal popolo, anche con il contributo di tutte le religioni e degli
uomini di buona volontà.
Non è un caso che il segretario dell’Onu Ban ki-Moon ha recentemente dichiarato
che “è importante che i leader religiosi si mobilitino contro i cambiamenti
climatici per cambiare atteggiamenti e stili di vita, in modo tale da combattere
il riscaldamento terrestre legato alle emissioni di gas serra".
Occorre anche combattere il
cambiamento climatico con una seria politica di contrasto che coinvolga in prima
persona ciascuno di noi.
Bisogna ancora ricordare
che il soddisfacimento dell’enorme domanda di energia da parte di una
minoranza opulenta sta costringendo il resto dell’umanità a vivere in condizioni
di estrema povertà e scarsità di risorse naturali ed energetiche.
E’ in gioco il destino dell’intera famiglia umana che ha il diritto di vivere su
un pianeta ecologicamente ben gestito e di sapere, per dirla con il beato Papa
Paolo VI, che “la crisi ecologica è una conseguenza drammatica dell’attività
incontrollata dell’essere umano, il quale attraverso uno sfruttamento
sconsiderato della natura, rischia di distruggerla e di essere a sua volta
vittima di siffatta degradazione”.
Per il testo completo dell’enciclica fare control click sull’URL: