di nuovo sotto osservazione
Nuovi composti chimici stanno depauperando lo strato protettivo
di Bartolomeo Buscema
Lo strato protettivo di ozono che, attenuando l’energia dei raggi ultravioletti
a elevata frequenza, evita tanti problemi alla nostra pelle, si sta depauperando
più di quanto pensassimo.
Questo è il succo di uno studio,
recentemente pubblicato su
Nature Geoscience , redatto dai ricercatori della School of Earth and
Environment dell’università
di Leeds, in Inghilterra.
Questa volta non sono i famigerati clorofluorocarburi (CFC), ma sono alcuni
composti chimici, egualmente dannosi per lo strato protettivo dell’ozono, tra
cui le cosiddette VSLS (Very Short-Lived Substances) che, crescendo più della
norma, stanno aumentando pericolosamente la loro concentrazione in atmosfera.
Evidenziamo subito che più del 90% dei VSLS proviene da processi naturali, come,
ad esempio, i composti del bromo prodotti dalle alghe e dal fitoplancton marino.
Sta di fatto che lo strato protettivo di ozono si sta assottigliando anche per
l’emissione in atmosfera di tali
sostanze nocive e che, purtroppo, tali sostanze non sono state bandite dal
Protocollo di Montreal, firmato nel 1987 dalla maggioranza dei Paesi
industrializzati, dopo che la comunità scientifica aveva scientificamente
affermato l’esistenza di una correlazione tra l’assottigliamento dello strato di
ozono e le emissioni in atmosfera di clorofluorocarburi.
Ricordiamo che il protocollo di Montreal stabilisce gli obiettivi e le misure
per la riduzione delle produzioni e degli usi delle sostanze pericolose per la
fascia di ozono stratosferico tra cui possiamo citare i clorofluorocarburi, il
tetracloruro di carbonio, gli idroclorofluorocarburi e il bromuro di metile.
In particolare, lo studio, basato su dati storici forniti dalla National Oceanic
and Atmospheric Administration (Noaa), evidenzia soprattutto il repentino
aumento del diclorometano, un VSLS di origine antropica emesso in alcuni i
processi industriali. Un aumento che in alcune aree del Pianeta è più del doppio
rispetto ai livelli del 1990.
E’ un dato che non bisogna sottovalutare anche perché il diclorometano è almeno
quattro volte più pericoloso dei clorofluorocarburi in termini di danneggiamento
dello strato di ozono.
Forse è arrivato il momento di aggiornare il protocollo di Montreal.