Al momento di andare on line, il bilancio è di oltre 7.000 morti, oltre 14mila
feriti, 13mila i dispersi - Fra le vittime, 4 italiani. Due connazionali sono
dispersi
Quali le cause secondo l’INGV
La carta del Nepal con la distribuzione delle scosse di assestamento
Un terremoto di magnitudo 7,8 della Scala Richter ha colpito il Nepal,
soprattutto la capitale Kathmandu,
il 25 aprile scorso. Al momento di andare on line, il bilancio è di oltre 7.000
morti, oltre 14mila feriti, 13mila i dispersi. Secondo il capo dell’esercito
nepalese, il numero delle vittime potrebbe raggiungere il numero di 15mila. Fra
le vittime, 4 italiani. Due connazionali sono dispersi.
Si legge nel blog dell’Istituto nazionale di fisica e vulcanologia:” I terremoti
della fascia pedemontana
dell’Himalaya
sono dovuti al movimento della placca indiana verso nord, iniziato decine di
milioni di anni fa, come mostra la figura sotto. Dopo che l’oceano che separava
la placca indiana e quella euro-asiatica è scomparso al di sotto della seconda
(un processo noto come subduzione) con la conseguente formazione della catena
himalayana, le due placche continentali si sono scontrate e oggi continuano a
fronteggiarsi. Oggi la placca indiana si muove verso nord a una velocità di 4-5
cm/anno infilandosi sotto la catena montuosa e contribuendo così al suo
innalzamento. Il movimento geologico è lento ma la deformazione che si accumula
anno dopo anno lungo le faglie che bordano la catena montuosa viene rilasciato a
scatti, quando la resistenza delle faglie stesse viene superata. Ogni scatto è
un terremoto. Fortunatamente questo sistema di faglie, lungo circa 2000
chilometri, è segmentato: ciò comporta che esso si attivi generalmente per
tratti estesi da qualche decina a qualche centinaio di chilometri,
corrispondenti a terremoti di magnitudo tra 7.5 e 8.5 circa”.
l’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente del Consiglio
Nazionale delle Ricerche (IREA-CNR) di Napoli mediante l’interferometria
differenziale, la tecnica che permette di misurare dallo spazio spostamenti del
terreno anche dell’ordine di pochi centimetri su aree molto estese, ha
analizzato gli effetti del terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito il Nepal il
25 aprile 2015. Lo studio mostra uno spostamento del suolo di circa 3
centimetri, con una deformazione massima di circa 1 metro.
Le acquisizioni radar del satellite di nuova generazione Sentinel-1A del
Programma Europeo Copernicus hanno consentito di analizzare i fenomeni sismici
in atto, nonché gli effetti permanenti dei movimenti del suolo causati dal
violento terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito il Nepal il 25 aprile 2015.
L'interferogramma
Lo studio è stato condotto da un team di ricercatori dell’Istituto per il
Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente del Consiglio Nazionale delle
Ricerche (IREA-CNR) di Napoli mediante l’interferometria
differenziale,
la tecnica che permette di misurare dallo spazio spostamenti del terreno anche
dell’ordine di pochi centimetri su aree molto estese.
La figura mostra l’interferogramma ottenuto, ossia la mappa della deformazione
indotta in superficie dall’evento sismico, in un intervallo temporale che va dal
17 al 29 aprile 2015.
Ognuna delle fasce di colore (frange) indica uno spostamento del suolo di circa
3 centimetri, con una deformazione massima di circa 1 metro. Tale spostamento è
avvenuto a seguito del terremoto e delle successive scosse, ed è la risposta
della superficie alla dislocazione sul piano di faglia in profondità.
L’attività svolta è stata realizzata nell’ambito dell’accordo tra IREA-CNR e
Dipartimento della Protezione Civile (DPC) e del progetto TEP-Quick Win
dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).