Elio Toaff ci ha lasciati
Fu l’uomo del dialogo tra ebrei e cattolici
Il suo impegno come rabbino e come partigiano
Sua una preziosa testimonianza sulla strage di Sant’Anna di Stazzema
(g.p.) Alla soglia dei cento anni, alla vigilia di quel 25 aprile che lo vide
impegnato nella Brigata Garibaldi X bis “Gino Lombardi” Elio Toaff, ex rabbino
capo di Roma, ci ha lasciati.
E’ stato l’uomo del dialogo tra ebrei e cattolici. Tutti ricordano lo storico
incontro di 29 anni con Giovanni
Paolo II nella sinagoga di Roma. Ha detto di lui papa Francesco: “Un uomo di
pace e artefice di relazioni fraterne tra ebrei e cattolici” e in un messaggio
ha voluto sottolineare l’autorevolezza morale e la profonda umanità: “Esprimo le
mie sentite condoglianze, ha proseguito, per la scomparsa del rabbino Elio Toaff
(foto a sinistra). Sono vicino al la preghiera al Rabbino Capo Riccardo Di Segni
e all’intera comunità ebraica di Roma, nel ricordo riconoscente di quest’uomo di
pace e di dialogo, che accolse Giovanni Paolo II nella storica visita al Tempio
Maggiore”.
Il Presidente della Repubblica, Mattarella, lo ha definito “uomo di profonda
cultura e di radicate convinzioni religiose, testimone di pace e di dialogo”. Ed
ha proseguito: “La sua altezza morale lo fece diventare una figura venerata tra
gli ebrei d’Italia. Ma Toaff era un punto saldo di riferimento, stimato e
benvoluto, per tutti gli italiani. L'incontro nel Tempio maggiore di Roma con
Giovanni Paolo II, di cui serbo ancora intatta l'emozione, ha costituito una
pagina alta e bella. Quel giorno, dalla Sinagoga di Roma, si è levato un
messaggio universale, che indicava al mondo la via del dialogo e della
fratellanza tra le religioni. Quel giorno ha contribuito, in grande misura, a
chiudere una secolare ferita nel corpo della nostra Nazione, fatta di
pregiudizi, incomprensioni, ostilità e persecuzioni.
“Elio Toaff – ha detto ancora il Capo dello Stato - non va soltanto commemorato
ma ne va ricordato, oggi e in futuro, l'insegnamento morale e civile.
I tempi che viviamo segnano una grave
recrudescenza dell'antisemitismo che non va sottovalutata. Anche per questo va
ribadito con forza il rifiuto a ogni discriminazione, sancito dalla nostra
Costituzione. Ribadiamo il nostro sì alla vita, alla convivenza, alla sicurezza,
alla libertà religiosa per tutti i cittadini.
E' con queste parole, con commozione e tristezza, che rinnovo ai
familiari del professor Toaff, alla Comunità ebraica di Roma e alle Comunità
d'Italia, il cordoglio di tutti gli Italiani”.
Della sua esperienza di partigiano, segnato da catture da parte di fascisti e
nazisti e di fughe rocambolesche, Elio Toaff si portava dietro un ricordo
indelebile: il suo arrivo a Sant’Anna di Stazzema, subito dopo la strage.
Raccontò in un’intervista:
“quando entrammo in Sant’Anna verso le 11, eravamo solo una dozzina. E prima di
veder l’orrore fummo assaliti da un odore terribile, di carne umana,
bruciata...”.
Le case fumavano ancora ed anche i copri divenuti ammassi irriconoscibili.
Poi, lo sguardo di Elio fu attratto da una porta spalancata. Si avvicinò e...
“ho ancora difficoltà a raccontare... C’era una donna, seduta di spalle, di
fronte a un tavolo. Per un attimo pensai che fosse viva. Ma, appena avanzai,
vidi che aveva il ventre squarciato da un colpo di baionetta. Era una donna
incinta e sul tavolo giaceva il frutto del suo grembo. Avevano tirato un colpo
d’arma da fuoco anche in testa a quel povero bimbo non ancora nato".
Nella stessa intervista raccontò anche un particolare interessante: “non erano
solo tedeschi, c’erano con loro anche parecchi fascisti italiani. E qualcuno, lo
dico per la prima volta, era proprio dello stesso paese. Poi, finita la guerra,
scapparono tutti: chi a Carrara, nelle cave, e chi perfino a Milano. A Sant’Anna
di Stazzema, per parecchio tempo, non voleva abitare più nessuno”.
Negli anni seguenti si impegnò per ricordare quella terribile mattina afosa di
agosto del 1944. Anche se ricordare provocava un dolore terribile. Per anni, fu
preda di incubi ricorrenti.
“Mi svegliavo in preda al terrore. Mia moglie diceva: è il 12 agosto, la notte
di Sant’Anna”. Poi l'incubo passò ma l'immagine della donna con il ventre
squartato, il piccolo feto sul tavolo, le centinaia di morti in piazza non se
l'è potute (e, per fortuna, non le ha mai volute) toglierle dalla testa.
Spiegava, infatti: “Non posso pensare alla Shoah senza vedermi davanti agli
occhi i morti della strage di Sant’Anna di Stazzema. Sono immagini che non ho
mai potuto dimenticare, che sono tornate per molto tempo nei miei sogni. Quella
strage era l’espressione di un odio inconcepibile di esseri umani nei confronti
di altri esseri umani, di un razzismo che conduce all’annientamento di chi è
diverso da te”.