Energia da biomasse e manutenzione del territorio

Esperti dell’industria, della ricerca e delle istituzioni si sono confrontati a Roma, presso l’ENEA. Chiesto un tavolo di filiera per le bioenergie

 

di Renata Palma

 Natura non facit saltus. Questa locuzione latina molto ben si adatta alla filiera di produzione di energia da biomassa: in natura tutto si crea e nulla si distrugge e le diverse fasi del processo  di utilizzo delle biomasse ligno-cellulosiche, dalla raccolta alla valorizzazione energetica e/o industriale ne sono la riprova. Da prodotto a scarto di lavorazione, e poi di nuovo nel terreno per diventare a sua volta fertilizzante.  “Il workshop rappresenta un primo step di un percorso  necessario per fare ordine sul settore delle energie rinnovabili basate sulle biomasse, ha esordito Angelo Moreno, organizzatore dell’evento,  esperto Enea di celle a combustibile e presidente dell’H2IT. L’idea è di attivare un gruppo di lavoro che sulla base di un’analisi dettagliata dello stato dell’arte e delle tecnologie disponibili, comprese quelle di nuova generazione come l’idrogeno e le celle a combustibile, definisca linee guida per l’ottimizzazione dell’intero ciclo di sfruttamento delle biomasse sia ai fini energetici, che per la biochimica e chimica verde. Questo gruppo di lavoro, o tavolo di concertazione – ha proseguito Moreno -  composto da circa cinquanta rappresentanti di associazioni di categoria: della chimica verde, Itabia,  H2IT; industrie del settore quali ad esempio Novamont, Solid Power e Mossi e Ghisolfi; e da enti di ricerca, università e rappresentanti dei ministeri dell’agricoltura, dell’ambiente, dell’economia e della ricerca, sarà coordinato dagli esperti Enea.

Il convegno presso la sede ENEA di Roma

Bisogna individuare quelle "catene virtuose" che,  mettendo a fattore comune differenti soluzioni tecnologiche, conducano alla valorizzazione delle biomasse trasformando la loro gestione da un probabile costo ad un possibile guadagno”.  La produzione di biomasse rappresenta un’integrazione del reddito  per gli agricoltori stessi che stanno subendo un lento e progressivo depauperamento delle risorse economiche e una drastica riduzione della produttività dei terreni  a causa di politiche scellerate  del passato. Certo che le dicotomie sono ancora molte e forse nemmeno superabili in tempi ragionevoli. Da più relatori si è sottolineata la preoccupazione di norme vigenti spesso conflittuali: il ministero delle Politiche Agricole e Forestali infatti considera le biomasse una risorsa, mentre per il Ministero dell’Ambiente sono un rifiuto. In prima battuta non sembrerebbe molta la differenza, ma chi lavora in questo settore vive sulla propria pelle, quotidianamente, il pericolo di venire multati, anche pesantemente se l’uso che se ne fa non viene facilmente identificato. Gli aspetti positivi dell’uso della biomassa sono molteplici. Prima di tutti è una fonte rinnovabile continua e programmabile che può contare su tecnologie già mature e affidabili. In più, tra tutte le fonti di energie rinnovabili, è quella più strettamente legata al territorio sia fisico che socio-economico ed è quella che può consentire il recupero di terreni marginali e/o degradati a rischio abbandono. Gli impieghi  vanno dal termico, al biogas, a biocarburanti, a bioetanolo, alla chimica verde. Dall’agosto 2014 l’Italia dispone di un Piano di Settore per le filiere della bioenergia, un documento che definisce  e individua priorità di intervento e strumenti operativi per orientare il futuro sviluppo delle fonti rinnovabili in considerazione del ruolo che l’agricoltura deve giocare nel settore consolidato e al contempo innovativo delle cosiddette “agroenergie”. “Sarebbe necessario dosare correttamente gli interventi anche di natura fiscale – ha auspicato il sottosegretario alle Politiche Agricole Alimentari  e Forestali Giuseppe  Castiglione – ci stiamo adoperando per estendere i benefici del 2014 anche al corrente anno 2015. Stiamo anche lavorando per dare effettiva attuazione al  Decreto biometano. In primo luogo con l’emanazione del decreto 10 ottobre 2014 per l’aggiornamento delle condizioni, dei criteri e delle modalità di attuazione dell’obbligo di immissione in consumo di biocarburanti compresi quelli avanzati, tra i quali anche il biometano prodotto da determinate materie prime”   La proposta del tavolo di concertazione ha trovato unanime consenso, compreso il Sottosegretario all’Ambiente, Silvia Velo, che oltre a ricordare la necessità di un approccio scientifico e tecnologico e anche normativo/politico, ha sottolineato l’importanza di percorsi partecipati con le popolazioni, “Per evitare di trovarci di fronte a campagne da sindrome di Nimby che hanno poco fondamento scientifico e puntano a suscitare paura dell’opinione pubblica, perché non si toglie niente a nessuno come invece proclamano le industrie del legno che accusano gli impianti per la produzione di energie di sottrarre materia prima al loro sistema produttivo, perché tutta la bioeconomia ruota attorno alle biomasse e rappresenta una frontiera articolata che è una delle direttrici della green economy”. Vittorio Prodi è stato più tranchant andando al nocciolo del problema di corruzioni e malversazioni introducendo il concetto di   “deficit di credibilità””, ossia il timore che dietro a qualsiasi attività industriale e imprenditoriale si  nascondano traffici illeciti. “Quando si progetta un impianto o un qualsiasi intervento sul territorio, la prima cosa che viene in mente è: chi ci guadagna? – si è domandato Vittorio Prodi - Dobbiamo tutti fare un grosso sforzo affinché venga superata questa attitudine, in nome dei superiori interessi comuni”. La produzione di biomassa e i suoi innumerevoli impieghi può contare comunque su una comunità scientifica di altissimo livello e su tecnologie altamente innovative. Bisogna però che ai traguardi scientifici si colleghino traguardi normativi.

Il Galileo