Sempre più difficile la convivenza
tra Gaugazia e Trasnitria
La prima regione è a maggioranza turcofona, la seconda a maggioranza russa
di Magali Prunai
La Repubblica di Moldavia o Moldova è una repubblica parlamentare, dichiaratasi
indipendente
dall’Unione
Sovietica nel 1991 e dotatasi di una Costituzione democratica nel 1994,
modificata nel 2000. Suddivisa in 32 distretti, lo Stato riconosce un’autonomia
speciale alla regione della Gaugazia, a maggioranza turcofona, mentre la regione
della Transnistria, a maggioranza russa, si è dichiarata autonomamente
indipendente. Il Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento a
maggioranza qualificata, è una figura di garanzia del rispetto della
Costituzione. Dura in carica 4 anni, così come il Parlamento che viene eletto a
suffragio universale. Il presidente della Repubblica nomina il primo ministro,
che deve ottenere l’approvazione della maggioranza assoluta dell’assemblea. Dal
2009 al 2012 la Moldavia si è trovata nel pieno di una crisi istituzionale che
l’ha lasciata senza un presidente democraticamente eletto, a causa, e
soprattutto, di numerosi veti politici e l’assenza di una vera maggioranza in
Parlamento. L’incarico è stato affidato al presidente uscente fino a che non si
è trovata una soluzione e non si è usciti, nel marzo 2012, da questo impasse
istituzionale con l’elezione di Nicolae Timofti, magistrato e figura
indipendente che ha tentato di normalizzare la situazione politica del paese con
uno sguardo sempre più rivolto all’UE.
A Novembre 2014 si sono svolte le nuove elezioni politiche, seguite con grande
interesse da Bruxelles e passate completamente sotto silenzio dai mass media
internazionali. Pochi mesi prima delle elezioni il
governo in carica era stato costretto a dimettersi perché accusato di
corruzione, accusa che ha reso necessaria la presenza di osservatori nei giorni
di votazione nella capitale Chisinau. Presenza doverosa considerando anche che
Europa e Moldavia si guardano a vicenda con interesse, tanto che già da alcuni
anni lo Stato ha aderito al trattato di Schengen garantendo piena libertà di
movimento a cittadini e merci favorendo, così, l’esportazione di prodotti
moldavi verso l’Europa, che pare essersi quintuplicata negli ultimi tempi. Ma il
reciproco interesse contrasta notevolmente con un apparato legislativo mal
funzionante, desideroso di entrare a far parte dell’Unione Europea ma poco
volenteroso nell’uniformarsi agli standard richiesti. Per non parlare, poi,
delle propagande estremiste, che contrastano con i principii di libertà e di
autodeterminazione dei popoli, che vedono da un lato partiti che promettono un
riavvicinamento, se non proprio la riunificazione con la Romania, e dall’altro i
filo-russi, che vogliono tornare sotto la Russia, profetizzando o, per meglio
dire, minacciando scene di guerra civile pari a quelle svoltesi a Kiev. In tutto
questo si è aggiunta la voce dell’ex primo ministro, Iurie Leanca (foto a
destra), eletto dopo il rimpasto di governo di maggio 2014, che chiede
all’Europa un intervento simile a quello effettuato in Kosovo. Non pensando alle
conseguenze negative e all’effetto di un vero e proprio commissariamento del
paese.
L’esito delle elezioni, comunque, ha sorriso ai partiti filo occidentali, che
voltano le spalle alla Russia e guardano all’Unione Europea, anche se il dato ha
mostrato come la Moldavia sia sostanzialmente spaccata a metà: le zone rurali,
ancorate alla tradizione sovietica, e le piccola borghesia cittadina che cerca
ad ovest un riscatto sociale ed economico. Bruxelles si è detta soddisfatta di
questo risultato, nonostante le rappresentanze diplomatiche sul posto lamentino
gravi scompensi giuridici e una quasi
totale
apatia e disinteresse diffuso da parte dei cittadini per tutto ciò che concerne
lo Stato, la sua politica e la sua amministrazione.
L’esito delle politiche poteva essere molto diverso se nella regione della
Transnistria si fosse registrata una grossa affluenza al voto.
La Transnistria ha dichiarato la sua indipendenza dalla Moldavia nel 1990 alla
quale è seguita una vera e propria guerra interna, conclusasi con un cessate il
fuoco garantito da una commissione formata da rappresentanti della Moldavia,
della regione stessa e della Russia e creando una zona demilitarizzata
comprendente 20 località a ridosso del fiume Nistro.
Lo scorso anno, dopo l’annessione della Crimea, la Transnistria ha chiesto
l’adesione alla Russia, ma attualmente la richiesta è rimasta solo sulla carta
continuando a far parte della Repubblica di Moldavia mantenendo una “pace” sul
filo del rasoio. La Regione, comunque, si comporta come uno stato indipendente,
con una propria bandiera, una propria economia, una propria moneta e con
numerosi studi e osservatori sulle politiche interne di garanzia dei diritti
umani e, soprattutto, dell’infanzia che risultano essere molto scarsi e che
preoccupano numerose organizzazioni internazionali.
Vedremo come queste nuove elezioni, orientate a una progressiva
occidentalizzazione della Moldavia, potranno influire sulla delicata situazione
interna consapevoli che qualsiasi scelta forte verrà presa avrà ripercussioni
sia verso l’Europa che verso la Russia.