Educazione alimentare
La storia di ciò che mangiamo
di Giuditta Bricchi
Il gesto quotidiano del mangiare è alla base della nostra vita. Il cibo è non
solo nutrimento, ma anche
salute
e piacere. Un’alimentazione corretta è fondamentale per lo sviluppo fisico e
mentale umano. La scienza della nutrizione si arricchisce continuamente di nuove
conoscenze e crea nuove discipline scientifiche (nutrigenomica, nutraceutica ).
La giusta dieta è un importante strumento per la
prevenzione di molte malattie ed aiuta la gestione e il trattamento delle
patologie.
Educazione alimentare
– L’Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS) e
Food and Agriculture Organization (FAO) promuovono l’educazione
alimentare. Essa viene definita
come “ processo informativo ed educativo per mezzo del quale si persegue il
generale miglioramento dello stato di nutrizione degli individui attraverso la
promozione di adeguate abitudini alimentari, l’eliminazione dei comportamenti
alimentari scorretti, l’utilizzazione di manipolazioni più igieniche degli
alimenti ed un efficiente utilizzo delle risorse alimentari.” L’insegnamento
dell’educazione alimentare si propone di istruire la popolazione sulla
conoscenza del settore agroalimentare, toccando sia gli aspetti tecnologici che
quelli nutrizionali e gastronomici, per diffondere una cultura
dell’alimentazione e promuovere
comportamenti alimentari benefici per la salute.
Strategie di intervento
- L’educazione alimentare comprende svariate strategie di intervento, che
sfruttano diversi canali di comunicazione per rendere il più efficace possibile
la diffusione di messaggi e modelli positivi. Fra i principali canali di
comunicazione vi sono gli
interventi nelle scuole, la distribuzione di opuscoli informativi a tutte le
famiglie, la promozione di giornate a tema (con manifestazioni, dibattiti etc.),
la pubblicità progresso, le rubriche dei
giornali, le trasmissioni radiotelevisive e i libri dedicati al tema
dell’alimentazione. Purtroppo però molti canali mediatici (soprattutto la
pubblicità commerciale) minano fortemente il lavoro dell’educazione alimentare,
diffondendo messaggi e modelli sbagliati.
La gastronomia
– Questa parola deriva, come molti termini scientifici, dal greco (gastèr =
ventre e nomìa = legge). Il termine indica
l'insieme delle tecniche e delle arti culinarie, cioè il far buona
cucina.
In senso più ampio con gastronomia si intende lo studio della relazione tra
cultura e cibo. Si tratta quindi di una scienza interdisciplinare che coinvolge
biologia, agronomia, antropologia,
storia, filosofia,
psicologia e sociologia. Il
primo trattato di gastronomia è probabilmente "La fisiologia del gusto" di Jean
Anthelme Brillat-Savarin , prima figura
di intellettuale gastronomo ( XIX secolo ). L'Italia vanta una notevole e
varia tradizione gastronomica. Il più famoso dei trattati italiani sulla
gastronomia è il manuale “La Scienza in cucina e l'Arte di mangiar bene” di
Pellegrino Artusi, pubblicato la prima volta nel 1891. Negli ultimi anni si è
risvegliato un notevole interesse per la gastronomia e l'enologia, con la
nascita di numerose associazioni
che si occupano della riscoperta e della salvaguardia delle tradizioni
regionali.
Piacere e sapere
- Il cibo è profondamente
legato alla storia delle popolazioni e
al mondo degli affetti. Il mangiare è un atto con un
forte valore culturale che
può avere un significato molto diverso a seconda delle aree geografiche in cui
si compie. Nella dieta mediterranea, per esempio, il
cibo è inteso non solo come semplice fenomeno nutrizionale, ma piuttosto
come sintesi di un insieme di valori storici, etici e culturali ed
è considerato essenzialmente un piacere. La storia dell’alimentazione e
delle tecnologie sviluppate dall’uomo per la
conservazione dei cibi ha
inizio nei tempi più antichi. Come
spiega Renzo Pellati, specialista in Scienze dell'Alimentazione e in Igiene,
Università di Torino “non si può
parlare di nutrizione umana e conoscere solamente la costituzione degli
aminoacidi, la struttura chimica degli omega-3, l'apporto calorico e il
contenuto vitaminico dei vari alimenti e quant'altro. La conoscenza degli
alimenti deve tener presente l'ambiente dove sono nati, i protagonisti delle
ricette più curiose, il momento storico in cui si sono affermati, perché queste
nozioni favoriscono la scelta e la quantità delle differenti proposte del
mercato, compresa la biodiversità dei prodotti.”
La storia - Renzo Pellati, autore di numerose pubblicazioni in campo scientifico e divulgativo, nel volume “La storia di ciò che mangiamo”, Daniela Piazza Editore, Torino, Prezzo € 28,00, pag.396, parla del cibo con la competenza dello studioso, arricchendo la narrazione con aneddoti, fatti curiosi, notizie a volte bizzarre che aiutano a comprendere l’evolversi delle abitudini alimentari. La storia del cibo è vastissima, dispersa in mille fonti: dall'archeologia alla biologia, dall'economia alla tecnologia, dalla gastronomia alla tecnica culinaria; le nozioni di agraria, zoologia, botanica si intersecano con la bromatologia, la fisiologia, l'igiene, la patologia. Il volume è un libro di storia che vuole incuriosire il lettore dandogli delle notizie vere, reali, documentate, stimolanti, per accrescere il desiderio di conoscere ciò che utilizziamo ogni giorno per poter vivere nel migliore dei modi. Gli alimenti sono raggruppati in più capitoli secondo l'ordine con cui di solito compaiono nei pasti quotidiani: le bevande, i primi piatti, le carni, le verdure, i condimenti, i dolci, la frutta. Questa impostazione consente un’agile lettura che coinvolge il lettore, facilitandolo nella ricerca di informazioni pratiche. Per una rapida ricerca delle notizie storiche il volume è dotato di un articolato indice analitico dei personaggi della storia dell’alimentazione, della gastronomia, dell’industria citati nel libro. Una sessantina di piacevoli box ospita curiosità e notizie storiche i cui titoli spaziano da “I cibi di ieri” a “Zucca: non solo Hallowen”, da “Béchamel: chi era costui? “a “Kebab: la nuova star del fast food”. La bibliografia completa l’opera.
Il contributo della scienza
– La storia degli alimenti si presta bene a dimostrare la grande influenza
esercitata dalla scienza, fin dai tempi lontani,
sulla nostra vita. Nel diciottesimo secolo l'esplosione del consumo di
dolci fu resa possibile con la riduzione in schiavitù di milioni di africani per
coltivare la canna da zucchero. Il fenomeno cessò quando il chimico tedesco
Andreas Marggraf dimostrò nel 1747 che si potevano trovare cristalli di
saccarosio, simili a quelli di canna, nella comune barbabietola bianca, pianta
erbacea che si trovava in Europa. Fino al 1700 nessuno voleva mangiare le
patate: erano brutte, sporche, crescevano nella terra e si credevano tossiche.
Nel 1785 il farmacista francese
Antoine Augustin Parmentier dimostrò che l'amido delle patate presente nel
tubero era un ottimo nutrimento. Questo ortaggio, adatto ad una coltivazione
intensiva, costava poco e poteva aiutare a vincere la fame, se si
imparava a cucinarlo. Oggi in Europa ci sono Paesi, come il Belgio e la
Germania, che arrivano a consumare ogni anno 200 kg di patate pro-capite.
Sfogliando il volume
si trova che diversi cibi, oggi molto popolari,
hanno avuto vicende analoghe
prima di diventare protagonisti della storia dell’alimentazione. Alimenti, per
esempio, come i pomodori, i surgelati, lo scatolame, la Coca-cola
hanno un passato che merita di essere conosciuto.
Carlo Di Nardo: “Casa e villetta Lavori programmati e riparazioni urgenti fai da
te” Editore Mariotti, Milano, 112
pagine, € 3,90
Risparmiare sulla manutenzione del proprio appartamento o della propria casa è
auspicabile, ma non è
(recensione di Adriana Giannini)
Carlo Di Nardo: “Risparmio in casa – economizzando su energia, acqua,
riscaldamento e molto altro…” – Ed. Mariotti Publishing – pag. 128 –
Nel mitico ’68 si diceva che il farsi la doccia è di sinistra mentre il farsi il
bagno è da ricchi, cioè di destra. Ma poi nessuno dei giovani “rivoluzionari” di
quel tempo doveva praticare né l’una né l’altro a
giudicare dall’odore che ristagnava in tutte le aule delle interminabili
assemblee studentesche. Carlo Di Nardo, implicitamente, sostiene la stessa tesi
allorquando scrive che facendo la doccia si consumano solo 40 litri di acqua
mentre con il bagno se ne sprecano almeno 300.
E’ una delle tante dritte di questo manualetto nel quale si dà una serie
di suggerimenti tesi a risparmiare energia, acqua etc. Ad esempio, suggerisce Di
Nardo, fate la lavastoviglie solo a pieno carico perché è l’elettrodomestico con
il maggior consumo di acqua, almeno 60 litri. Se i piatti e le pentole sono
pochi, meglio lavarli a mano perché si consumeranno solo 30 litri di acqua. Come
risparmiare energia elettrica? In primo luogo sostituendo tutte le lampadine ad
incandescenza di casa (per altro messe a bando dall’UE) con lampade a risparmio
energetico o, meglio ancora, con lampade led. Sono più costose, d’accordo,
ma hanno una durata di almeno cinque o seimila ore e consentono risparmi
di energia anche dell’80%. E poi,
il manualetto insegna come scegliere gli elettrodomestici, come combattere con
la cosiddetta “obsolescenza programmata”, l’introvabilità dei pezzi di ricambio,
come si evitano gli sprechi, come ci si comporta in un trasloco, come si
progetta l’arredamento e la disposizione dei mobili nella nuova casa. Insomma un
testo utile per sopravvivere nella giungla del commercio e delle bollette di
luce, acqua, gas, telefono e via dicendo.
(recensione di Giuseppe Prunai)