Dove e quando Sapiens e Neanderthal

fecero l'amore e non la guerra

Il puzzle della storia dell'uomo moderno si va completando grazie a una recente scoperta in una grotta della Galilea

 

di Adriana Giannini

 

L'uomo di Neanderthal 

Lo si sapeva ormai dal 2010, ossia da quando le ricerche del gruppo diretto dal genetista Svante Pa°a°bo avevano dimostrato che il genoma delle moderne popolazioni della Terra, eccetto quelle africane, contengono l'1,5-2,1 per cento di DNA ereditato dall'Uomo di Neanderthal. Ma quando e dove era successo il fatidico incontro tra le due popolazioni umane che ci aveva lasciato questa eredità? E perché essa non si trova nelle popolazioni originarie dell'Africa?

Prima di cercare di rispondere a queste domande va ricordato che l'uomo moderno (Homo sapiens) apparve in Africa solo circa 200.000 anni fa quando il più antico uomo di Neanderthal (Homo neanderthalensis) aveva già lasciato   la culla africana per dirigersi verso il Medio Oriente e  l'Europa. Anche Homo sapiens tentò più volte di lasciare l'Africa attraverso successive ondate migratorie, raggiungendo dapprima l'Australia  e l'Asia meridionale 75.000 anni fa e poi, a partire da 60.000 anni fa, il Medio Oriente, l'Eurasia e le Americhe.

Homo sapiens

Quest'ultima data è importante perché è anche quella in cui verosimilmente avvenne l'incrocio fecondo tra la più antica popolazione dei neanderthaliani e la più recente popolazione dei sapiens. Che cosa ce lo fa pensare?  Nell'ottobre del 2014 il gruppo diretto da Chris Stringer del Museo di storia naturale di Londra era riuscito a sequenziare il DNA di un osso umano rinvenuto lungo un fiume della Siberia e risalente a 45.000 anni fa. Tale DNA dimostrava di essere molto simile a quello delle popolazioni euroasiatiche attuali, ma possedeva una frazione  di DNA di origine neanderthaliana tre volte superiore. Questo voleva dire che il DNA andava perdendo le sue caratteristiche neanderthaliane con una velocità che consentiva di stabilire che l'acquisizione tramite incrocio di tali caratteristiche doveva risalire a circa 10.000 anni prima, ossia intorno a 60.000 anni fa.

Manot Cave, è la grotta in cui è stato scoperto il cranio che ha entusiasmato gli antropologi

Restava da trovare una località nella quale fosse possibile dimostrare inconfutabilmente una stabile convivenza delle due diverse popolazioni umane  proprio in quell'epoca. Questa prova sembra sia stata trovata lo scorso mese di gennaio in una vasta grotta carsica della Galilea, Manot Cave, oggetto di intensi studi da parte di paleontologi israeliani, statunitensi e austriaci. L'antichissima grotta, il cui ingresso era rimasto sigillato da un crollo avvenuto 30.000 anni fa, è stata recentemente scoperta per caso durante alcuni lavori stradali, e da allora ha affascinato gli studiosi che vi hanno scoperto le tracce di un'assidua frequentazione umana anteriore al crollo.

Questo cranio di Homo sapiens risalente a 55.000 anni fa è la testimonianza chiave della contemporanea presenza di neanderthaliani e sapiens nella stessa area geografica

Proprio lì, in una camera laterale della grotta, ben in vista su una roccia è stato trovato un cranio particolarmente interessante. “Sembrava che ci stesse aspettando – ha detto Israel Hershkovitz dell'Università di Tel Aviv – per rivelarci che esseri umani di tipo moderno erano arrivati in Israele, dove i neanderthaliani si erano già stabilmente insediati da tempo, almeno 55.000 anni fa, ossia nell'epoca a cui le datazioni facevano risalire il cranio.” Secondo Bruce Latimer della Case Western University di Cleveland, il cranio seppur parziale (manca la parte della faccia) sembra appartenere a una donna della specie sapiens e rappresenta la più antica testimonianza certa della presenza di questa specie in un'area che dista poche decine di chilometri da grotte che, come dimostrano ossa e utensili, hanno ospitato generazioni di neanderthaliani. Secondo Gerhard Weber, antropologo dell'Università di Vienna, il cranio “è esattamente ciò che gli antropologi cercavano da decenni: l'elemento in grado di collegare nello spazio e nel tempo gli sparsi capitoli di quello che sapevamo sulla storia dell'uomo.” Ora possiamo pensare che i robusti, intelligenti neanderthaliani, dalla pelle chiara e dai capelli biondo-rossi, non siano fortunatamente del tutto scomparsi, come si pensava, circa 30.000 anni fa, ma abbiano trovato il modo di tramandarci una piccola, ma probabilmente significativa parte del loro DNA.

Il Galileo