28 gennaio 814: la morte di Carlo Magno
Numerosi storici gli attribuiscono il ruolo di padre dell’Europa
Dal Sacro Romano Impero al Manifesto di Ventotene
di Magali Prunai
Lo scorso dicembre l’Europa ha festeggiato i primi 5 anni dall’entrata in vigore
del Trattato di Lisbona, trattato che modifica profondamente l’assetto
istituzionale e organizzativo dell’Unione a partire dalle ultime elezioni di
maggio 2014. I paesi che compongono l’Unione Europea, e non più Comunità, sono
ormai 28 e i loro governi cercano di far fronte a crisi e di garantire e
riconoscere diritti e di affidare soprattutto doveri ai propri cittadini,
cedendo sovranità a questa istituzione sovrastatale. Le istituzioni che
compongono l’Unione Europea, infatti, non godono di vita propria e autonoma.
L’Unione non è un qualcosa di non ben definito che legifera autonomamente, ma è
formata da persone fisiche reali, liberamente elette dai cittadini dell’Unione
stessa, dai capi di Stato e di governo dei paesi che la compongono, anch’essi
direttamente o indirettamente eletti dai cittadini, da ministri e funzionari
nominati dai singoli Stati di appartenenza, quindi anche se indirettamente
sempre nominati dai cittadini di ogni singolo paese. Per cui l’Unione Europea,
potremmo dire, è una manifestazione della volontà politica dei suoi cittadini in
quanto governata e diretta dalla loro stessa volontà manifestatasi su diversi
livelli: quello nazionale, con le elezioni politiche, quello europeo con le
elezioni al Parlamento europeo.
Il sistema in Italia, ad esempio, è molto semplice: eletti i parlamentari,
questi daranno la fiducia a un
governo
nominato dal Presidente della Repubblica. Il governo, ottenuta la fiducia, potrà
prendere parte ai lavori di alcune istituzioni dell’Europa e nominare i
funzionari che dovranno far parte di altri organi o organismi. Ogni cinque anni,
poi, i cittadini italiani vengono chiamati a eleggere anche i parlamentari
europei. Ogni Stato membro, infatti, manda un numero di connazionali a
rappresentarlo al Parlamento europeo, istituzione dalla quale parte l’impulso
legislativo. Per cui quando molti politici nazionali danno la colpa all’Europa
della crisi economica e di tutti i problemi del mondo, in realtà danno la colpa
a loro stessi.
Il primo documento ufficiale che parla della necessità e della volontà di unire
tutti i popoli d’Europa, legati fra loro da radici storiche e culturali comuni,
è il manifesto di Ventotene “Per
un'Europa libera e unita. Progetto d'un manifesto” degli anni ’40, scritto da un
gruppo di antifascisti che si trovavano al confino sull’isola del mar Tirreno.
Ma se andiamo indietro nel tempo una sorta di unione fra i diversi paesi
dell’Europa così come la conosciamo oggi era già avvenuta. Un’unità basata non
sulla volontà di libertà
e di pace, ma nata principalmente da conquiste avvenute grazie alle guerre di
dominio del 700/800 d.C. . Il Sacro Romano Impero di Carlo Magno (immagine a
destra) si estendeva su tutto il territorio dei paesi fondatori della CEE:
Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Italia. Il re dei Franchi,
poi imperatore, basava il suo potere sulla cultura comune a tutti, impegnandosi
nel trasmettere e non dimenticare l’eredità lasciataci dagli antichi ai quali si
ispirava. L’istruzione, fondamentale nel suo impero, si divideva fra lo studio
delle arti classiche, la letteratura latina principalmente, e delle materie
scientifiche. A tutti venne imposta una lingua comune per comunicare con più
facilità: il latino. Ma le tradizioni e la cultura di origine di ogni popolo non
venne spazzata via, ma mantenuta, protetta e accettata.
Negli anni molti studiosi hanno attribuito a Carlo Magno proprio il ruolo di
Padre dell’Europa partendo dalla diatriba nata fra storici tedeschi e francesi:
Carlo Magno era francese o tedesco? In realtà a questa domanda non si può dare
una vera risposta. All’epoca i due popoli non si erano ancora formati e se
vogliamo farne una questione prettamente geografica Carlo Magno nacque
probabilmente a Senlis, in Francia, passò gran parte della sua vita nei
territori ora francesi e morì ad Aquisgrana, in Germania, territori sui quali
passò comunque molto tempo e da dove aveva origine la sua famiglia. Per cui
Carlo Magno non era né francese, né tedesco ma entrambi, era
europeo.
Negli ultimi secoli la figura di Carlo Magno è stata parecchio osteggiata e
sfruttata per scopi non
propriamente
nobili. Voltaire lo definì un despota incolto, simbolo di un secolo buio.
Napoleone tentò di sfruttare la sua immagine per giustificare il suo potere, lo
storico francese Michelet (a sinistra), autore della storia di Francia in 19
volumi, lo declassò a un tedesco che non aveva avuto nessun ruolo nella nascita
della nazione francese. Contemporaneamente gli storici tedeschi riscontravano
delle difficoltà ad attribuirgli un qualsiasi ruolo nella storia della loro
nazione. Durante il nazismo, i primi tempi, ci fu una vera e propria campagna
contro la figura di Carlo Magno.
Così storici tedeschi oppositori del regime pubblicarono studi e ricerche
sull’estrema importanza dell’imperatore del Sacro Romano Impero per la storia
della Germania. Non accettare questa eredità, sostenevano, voleva dire lasciarla
tutta ai francesi. La propaganda nazista cambiò repentinamente, modellando sulla
sua figura quella di un modello.
Dopo la guerra c’era un continente da ricostruire e sicuramente sapere la
nazionalità di Carlo Magno non era fra i problemi fondamentali dell’Europea.
Così la sua figura è stata ridotta a un capitolo sui libri di scuola.
Da sinistra: Alcide De Gasperi, Antonio Segni, Emilio Colombo, Caro Azeglio Ciampi
A dicembre del 1949, comunque, ad Aquisgrana venne creato il premio Carlo Magno,
attribuito a personalità di vario genere per i loro sforzi nel contribuire
all’unità europea. Fra gli Italiani più famosi a ritirare il premio ricordiamo
de Gasperi, Segni, Emilio Colombo e Ciampi. Nel 1988 il premio Carlo Magno
cambiò nome in “Internationaler Karlspreis zu Aachen”,
Premio internazionale Carlo Magno di
Aquisgrana, vinto quell’anno contemporaneamente da Helmuth Kohl e François
Mitterand.
Carlo Magno è quindi oramai riconosciuto a tutti gli effetti come Padre dell’Europa, riconosciuto talmente tanto che nessuno si ricorda che il 28 gennaio è l’anniversario della sua morte.