Uno studio dell’INGV ha messo in luce presenza diffusa sul territorio italiano
di vibrazioni generati da impianti industriali
Sono a bassa frequenza e molto
simili, per forma, a quelli naturali profondi, chiamati “Tremori non vulcanici”,
identificati per la prima volta in Giappone. Si tratta, invece, di vibrazioni
sismiche di origine antropica, presenti in tutte le regioni d’Italia. A dirlo
uno studio, condotto dall’Ingv, pubblicato su Geophysical Research Letters.
Fino al 50% del territorio italiano potrebbe esserne interessato. Si tratta di
un particolare tipo di tremori indotti dall’uomo, i cui segnali sono molto
simili, come forma, a quelli naturali profondi, chiamati “tremori non
vulcanici”. Di tali vibrazioni se
ne possono rilevare centinaia in un solo giorno in una singola area, grazie alla
Rete sismica nazionale (Rsn). A scoprirlo un team di ricercatori dell’Istituto
nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) pubblicata su Geophysical Research
Letters.
Lo studio mette in luce, per la prima volta in Italia, la presenza diffusa sul
territorio nazionale di vibrazioni con frequenza compresa tra 2 e 5 Hz (ovvero
2-5 oscillazioni al secondo), generati da impianti industriali e, in
particolare, dalle cementerie.
“L’indagine”, spiega Alessandro Amato, dirigente di ricerca dell’Ingv, “parte
dalla scoperta di tremori non vulcanici identificati per la prima volta in
Giappone nel 2002 e successivamente in altre zone del mondo, che sono molto
importanti per le loro implicazioni in termini di dinamica del contatto tra le
placche e per essere un indizio della presenza di fluidi in profondità nella
crosta e nel mantello terrestre. Studiando tali fenomeni anche sul nostro
territorio, ci siamo invece imbattuti in segnali di altra provenienza:
vibrazioni sismiche di origine antropica con caratteristiche simili ai tremori
non vulcanici”.
Oggi è possibile rilevare questi ‘micro-tremori’ grazie all’elevata sensibilità
della Rsn dell'Ingv che è in grado di identificare eventi sismici di magnitudo
anche molto piccola: dal 2005 al 2013 la Rsn ha localizzato oltre 26.000
micro-terremoti di magnitudo minore di 1 (impercettibili alla popolazione).
“L'Italia”, afferma Diana Latorre,
ricercatrice dell’Ingv, “è uno dei paesi che producono più cemento in Europa e
nel mondo. Esistono decine di cementerie a ciclo continuo in tutto il territorio
italiano con macchinari che generano vibrazioni. Dove la Rsn è più fitta, quindi
particolarmente sensibile, siamo in grado di localizzare l’origine di questi
tremori”.
Tali ricerche si basano sull'ispezione sistematica e automatica di una enorme
massa di dati, quella dei segnali continui rilevati da centinaia di sismometri.
L’identificazione di questi segnali di origine antropica permette di
perfezionare ulteriormente il
sistema di analisi dei segnali sismici e individuare anche in Italia le tracce
dei “tremori non vulcanici”.
“Lo studio dei tremori naturali potrebbe aprire nuove prospettive per la
comprensione del fenomeno sismico in tutte le sue manifestazioni”, conclude
Amato.