Non solo astronauta
prima italiana nello spazio
Un piccolo passo verso la reale parità di genere
di Irene Prunai
Proprio
pochi giorni fa è avvenuta una cosa bellissima: Samantha Cristoforetti è stata
la prima astronauta italiana a volare nello spazio per salire a bordo della Iss,
la stazione spaziale internazionale. A fare gli onori di casa il comandante
Barry Wilmore e i suoi colleghi Elena Serova e Alexander Samokutyaev. È stata la
stessa Cristoforetti a guidare le operazioni di attracco della Soyuz, dopo un
viaggio di quasi sei ore. Partita dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan,
soggiornerà nella stazione spaziale per ben 6 mesi nell’ambito della missione
Futura e lavorerà a circa 200 esperimenti.
Classe 1977, milanese di nascita, cresce a Malè, in provincia di Trento. Si
laurea a Monaco in ingegneria meccanica, in seguito frequenta l’Accademia
Aeronautica di Pozzuoli. Parla italiano, inglese, francese, tedesco e russo. Nel
2009 viene selezionata tra 9000 candidati, tutti preparatissimi, come astronauta
dall’Agenzia Spaziale Europea e finalmente il suo sogno di bambina di andare tra
le stelle comincia a prendere forma.
Una sorridente professionista che in questo clima ci dona un po’ di speranza.
L’esempio di quanto possa fare una persona determinata e pronta a far lavorare
le proprie cellule neurali. Insomma un simbolo di bravura, intelligenza e gioia.
In parole povere, concedetemi un po’ di retorica, un modello per molte donne.
Ma del primato di genere, della distinzione tra rosa e celeste, Samantha non ha
mai voluto parlare. Preferisce essere considerata il settimo italiano ad andare
oltre la gravità terrestre e il quinto a raggiungere la stazione Spaziale.
“Astronauta, pilota e ingegnere, ma non un’esperta della condizione femminile”
rispondeva così in un’intervista di due anni fa, tagliando la testa al toro. Non
c’è mai paura negli occhi di Samantha, ma solo la determinazione di una
professionista seria e preparata. E se lei può permettersi di essere superiore a
certe questioni, forse pensando così di porre l’attenzione solo sulle sue
capacità, opinione legittima e situazione auspicabile per qualsiasi essere umano
(donna, uomo o qualsiasi altro genere), noi rimasti con i piedi per terra non
possiamo ignorare certi fatti. Il pieno raggiungimento della parità sessuale
sembra essere tuttora un miraggio e rifiutare l’argomento non aiuta certo a
risolvere il problema. Forse la Cristoforetti non ha mai dovuto convivere, per
sua fortuna, con una lettera di dimissioni firmata in bianco o con altre
situazioni spiacevoli e arcinote. “Ecco la solita femminista incallita”, dirà
qualcuno. Eppure mentre noi eravamo qui a guardare rapiti lo sbuffo di fumo
della Soyuz e i suoi occhi felici, i social network ci hanno mostrato la solita
immagine dell’italico machismo e le pagine di commento a questo evento
meraviglioso sono diventate una raccolta di volgari battute e stupide ironie che
raccontano da sole lo stato del nostro Paese. Dal banale “Secondo me ammacca la
navicella alla prima retromarcia” ai più pesanti “Chissà che raccomandazione c’è
voluta!”, “Ma che cesso, sembra un uomo”. Questi commenti sul web dimostrano
quanto siano ancora forti certi pregiudizi e quanto un modello di donna che non
sia la solita bellona o l’angelo del focolare destabilizzi certi personaggi
(uomini e donne, in questo c’è purtroppo la parità). E non provate a dire che
chi non ride di questo non ha il senso dell’umorismo, perché qui ci troviamo di
fronte a un set di battute sessiste verso chi si è voluto definire solo
astronauta, pilota e ingegnere. Come vedi, cara Samantha, ignorare il problema
non lo risolve affatto. Ogni tanto, mentre guardi verso di noi, pensa a tutte
quelle donne che nella storia hanno lottato per permetterti di stare lassù, a
brillare tra le stelle e ricordati che, pur non volendolo, stai portando avanti
il loro e il nostro sogno.