Un mese di attività spaziali:
l’accometaggio di Philae e il lancio di Samantha Cristoforetti
prima cosmonauta italiana
per il lander Philae
sulla superficie della cometa
di Irene Prunai
Dopo un corteggiamento durato ben 10 anni e prolungatosi per oltre 6 miliardi di
Km nel nostro sistema solare, il grande giorno è arrivato e la missione Rosetta
è definitivamente entrata nella storia.
Sono le 17.03, ora italiana, e il centro di controllo ESA-ESOC di Darmstadt
rende noto che il lander Philae, dopo una discesa di 7 ore, è atterrato sulla
superficie della cometa in una zona battezzata per l’occasione Agilkja (l’isola
sul fiume Nilo dove furono trasferiti i reperti dei templi di Philae in seguito
alla costruzione della diga di Assuan).
“Un piccolo balzo per un robot, ma un
grande salto in avanti per tutta l’umanità!” Così ha commentato la notizia il
Presidente dell’ASI Roberto Battiston lo scorso 12 novembre.
In realtà sembra proprio che Philae di balzi ne abbia fatti ben tre: una prima
volta ha toccato la cometa ed è rimbalzato molto in alto, forse di un
chilometro. Poi ha ritoccato la cometa una seconda volta ed è rimbalzato
ulteriormente di una ventina di metri per ricadere, poco dopo e definitivamente,
sulla cometa. Diversi strumenti a bordo di Philae (Cosac, Concert, Ptolemy,
RoMap, Rolis) avrebbero nel frattempo iniziato a trasmettere dati.
Una discesa al cardiopalma, forse dovuta a dei razzi di stabilizzazione che non
hanno funzionato a dovere, e in seguito un problema nel ricaricare le batterie
perché il lander è finito un po’ troppo in ombra e non riceve abbastanza luce,
solo 90 minuti di Sole ogni 12 ore invece delle 6 previste. Risparmiare energia
è quindi fondamentale perché lo strumento possa sopravvivere. Date le risorse
limitate delle batterie e la posizione non del tutto ottimale si è deciso per il
momento di non spostare il lander. Si spera comunque di recuperare energia man
mano che la cometa si avvicina al Sole.
Inizialmente si era sospettato che la superficie della cometa fosse parzialmente
morbida vista la forza con cui ha fatto rimbalzare Philae. Incerti se attivare o
meno gli strumenti di bordo necessari a scavare la superficie della cometa per
paura che il minimo movimento potesse causare un nuovo rimbalzo, alla fine i
tecnici dell’ESA hanno deciso di attivare il martello MUPUS. Martellando con
forza crescente il corpo celeste, MUPUS non è riuscito ad andare troppo in
profondità, quindi contrariamente a quanto si era sospettato durante
l’accometaggio, la cometa è ricoperta di una spessa e dura crosta. A conferma di
questo arrivano i dati dell’esperimento SESAME , che mostra un cospicuo e
resistente strato di ghiaccio sotto il sito dell’atterraggio. Insomma la prima
fase non è andata esattamente secondo i piani.
La seconda parte dell’esperimento, ancora più delicata della prima, prevede
l’uso della piccola trivella SD2 per lo studio dell’immediato sottosuolo del
nucleo. I primi dati sono già arrivati a Terra, ma ovviamente ancora non abbiamo
informazioni sul tipo di materiale campionato. Sempre in questa fase sono stati
attivati COSAC e Ptolemy per rilevare i gas dell’ambiente circostante. Dopo aver
raccolto due campioni, in seguito riscaldati in un piccolo forno rilasciando
così le sostanze volatili che altrimenti non sublimerebbero in maniera naturale,
è stata rilevata la presenza di molecole organiche per le quali si aspettano le
analisi spettrali volte a capire quanto siano complesse. La cosa importante da
capire su queste molecole è la chiralità: molte sostanze hanno infatti la stessa
composizione chimica ma due possibili forme, chiamate stereoisomeri, che sono
l'una l'immagine speculare dell'altra, un po’ come la mano sinistra e la mano
destra.
La vita sulla Terra si basa esclusivamente su molecole sinistrorse, fatto che
costituisce uno dei misteri della biochimica: se la stessa cosa fosse
riscontrata anche sulla superficie della cometa, si tratterebbe di un punto a
favore dell'ipotesi dell'origine cometaria delle unità elementari della vita
terrestre. E si spiegherebbe così anche il mistero della preferenza per le
molecole sinistrorse. Si pensa infatti che le comete avrebbero sparso solo
molecole di quel tipo, perché quelle destrorse che si trovavano su di esse
sarebbero andate distrutte.
Durante la terza fase verranno studiate soprattutto le caratteristiche
superficiali della cometa, mentre nella quarta parte verrà utilizzata la
fotocamera CIVA per analisi microscopiche dei campioni.
Questi quattro step concludono quella che è stata ufficialmente chiamata FSS
(First Science Sequence). La FSS sarà seguita dalla LTS (Long Term Science) che
potrebbe durare fino a marzo 2015. La LTS prevede il monitoraggio dei
cambiamenti del nucleo della cometa durante l’avvicinamento al Sole. A questo
punto le temperature saranno così elevate che con molta probabilità gli
strumenti di Philae smetteranno di funzionare. La sua missione sarà quindi
terminata.
La sala controllo della missione
La missione Rosetta continuerà invece in orbita accompagnando la cometa durante
il passaggio al perielio e oltre fino a dicembre del 2015.
Complottisti alla riscossa
L’accometaggio di Philae
tra bufale e cazzari
Per i complottisti sarebbe un falso
perché la cometa delle foto ufficiali
non somiglia alla stella del presepio
Per i cazzari, gli scienziati avrebbero
violato un simbolo della natività
di Irene Prunai
Lo sbarco di Philae sulla cometa 67-P/Churyumov-Gerasimenko sarebbe, udite
udite, un falso! I cercatori della verità, come amano definirsi loro, ovvero i
complottisti, come li chiamiamo tutti noi, con quel tono che riassume in botta
unica ilarità, scherno e alle volte anche un po’ di compassione, non potevano
godersi questo meraviglioso traguardo scientifico. Dopo aver scoperto
all’improvviso l’esistenza della missione, forse illuminati dagli Omini Verdi, o
forse rinsaviti dopo aver respirato troppe scie chimiche, sono partiti
all’attacco pronti a raccontarci esattamente come stanno le cose.
Di certo non è la prima volta, e non sarà neanche l’ultima, che una cometa
diventa oggetto delle attenzioni di questi guru portatori di verità. Già nel
corso del XVI secolo, l’astronomo Halley, di cui la famosa cometa porta il nome,
spiegò che questi corpi celesti non erano portatori di disgrazie e non
annunciavano presagi ma che erano semplici oggetti che obbedivano alle leggi di
gravitazione universale. Halley ne calcolò anche la periodicità, circa 76 anni,
e come da copione nel 1758 la cometa tornò a farci visita. Ovviamente non fu ben
accolta, ma incolpata dai vari eserciti delle disfatte nella Guerra dei sette
anni. Ma fu il 1910 a consacrare le superstizioni legate a questa cometa come
scienza alternativa. Accadde che una frase di uno scienziato mal interpretata, o
forse mal scritta, facesse scatenare la paura che la coda della cometa avrebbe
investito la terra. Molti commercianti si arricchirono vendendo maschere antigas
e magiche pillole per proteggersi dalla cometa.
Ma tornando a Philae ecco le principali motivazioni che spiegherebbero perché
loro sono dei “geni” e noi dei sempliciotti pronti a guardare il dito invece
della luna.
Prima fra tutte, la motivazione preferita e più usata: dalle foto non si vedono
le stelle, quindi le immagini sono sicuramente create ad arte. Di particolare
importanza sono anche le sfocature presenti in alcuni punti delle immagini. Cosa
vogliono nasconderci?
Un’altra tesi molto gettonata è quella sui ritardi nel ricevere le informazioni
dalla sonda. Se le informazioni non possono essere gestite in tempo reale come
fanno i tecnici a manovrare l’apparecchiatura?
La forma della cometa, inoltre, è fin troppo aerodinamica, quindi molto diversa
dalle altre comete. Sicuramente la sua immagine è stata creata al computer.
Ma se queste tesi non dovessero convincervi allora passiamo a quanti accettano
il fatto che Philae sia realmente atterrato, ovviamente con scopi ben diversi da
quelli che ci dicono.
Infatti la cometa non è realmente una cometa, ma una terribile astronave aliena
diretta verso la Terra. E non poteva mancare la solita gola profonda dell’ESA
che ci ha raccontato esattamente come stanno le cose. Per non parlare del solito
gruppo di astrocazzari, concedetemi il termine, che osservando un puntolino
sfocato hanno decretato la presenza di insediamenti alieni sulla superficie
della cometa.
Insomma viene da urlare AIUTO, MORIREMO TUTTI! Che rispondere a certa gente? In
cuor mio mi sento quasi di dar loro ragione e di rispondere: è vero, non è una
cometa infatti non ci sono i Re Magi!
I Re Magi in un mosaico nella basilica di Sant'Apollinare nuovo a Ravfenna
Alla schiera di fanatici sparafrottole si aggiunge anche il tg4, mandando in
onda un servizio che da molti è stato definito “una cronaca del Medioevo”. Vi
ricordate il paragrafo intitolato “ La paura dell’anno mille” presente su tutti
i libri di storia? Ecco, ascoltare il loro servizio sull’accometaggio di Philae
fa tornare alla mente proprio queste immagini. Guardare per credere, il servizio
è facilmente recuperabile sul web insieme a numerosi articoli di inevitabile
ironia nei confronti di chi ha il coraggio di sostenere simili sciocchezze. Si
va dallo sdegno per aver violato un simbolo della natività, al fastidio per il
fatto che alcuni strumenti sono di progettazione italiana, fino all’indignazione
per lo spreco di soldi, sparando cifre a caso, per un progetto che prevede lo
studio di “un sasso polveroso”. Francamente trovo più divertenti i complottisti,
almeno la loro fantasia mette di buon umore, mentre un pessimo giornalismo
lascia solo l'amaro in bocca.