Gestione del territorio e disastri ambientali
Il nesso tra consumo di suolo
e dissesto idrogeologico
di Bartolomeo
Buscema
Recentemente, il ministro per l’Ambiente Gian Luca Galletti ha dichiarato che
difendere il suolo significa anche proteggere il Paese dalla minaccia del
dissesto idrogeologico che ha conseguenze gravissime, anche in termini di
perdita di vite umane. Sante parole. Ma vediamo più razionalmente come stanno le
cose. E’ stato calcolato che il consumo di suolo in Italia è pari a otto metri
quadrati il secondo. Una cifra impressionante che, anche secondo il Rapporto
ISPRA sul consumo di suolo in Italia (edizione 2014), non è ancora diminuita.
Negli ultimi tre anni, sono stati ricoperti con calcestruzzo circa 720 kilometri
quadrati di suolo: un’area pari alla somma dei comuni di Milano, Firenze,
Bologna, Napoli e Palermo. In termini assoluti, si è passati da poco più di
21.000 kilometri quadrati del 2009 ai quasi 22.000 del 2012. Bisogna subito dire
che non è tutta colpa dell’edilizia. Da noi si consuma suolo anche per costruire
strade asfaltate, ferrovie, strade sterrate, parcheggi, piazzali e così via.
A livello regionale, Lombardia e Veneto, con oltre il 10 per cento di suolo
cementificato, sono la maglia nera nazionale, mentre Emilia Romagna, Lazio,
Campania, Puglia e Sicilia si collocano tutte tra l’otto e il dieci per cento. I
comuni più cementificati d’Italia sono Napoli (62,1%), Milano (61,7%), Torino
(54,8%), Pescara (53,4%), Monza (48,6%), Bergamo (46,4%) e Brescia (44,5%).
Ma la cementificazione ha anche negativi effetti sul cambiamento climatico in
atto. In Italia, dal 2009 al 2012, per effetto della cementificazione sono stati
immessi in atmosfera quasi ventuno milioni di tonnellate di anidride carbonica,
tanta quanta ne produrrebbe l’inserimento nella rete stradale di quattro milioni
di autovetture con una percorrenza di 15.000 km/anno.
Inoltre, la trasformazione del suolo destinato all’agricoltura in tappeti di
cemento causa l’effetto deleterio della diminuzione di capacità del terreno di
ritenzione dell’acqua. Tenendo presente che un suolo pienamente funzionante
immagazzina circa 3.750 tonnellate di acqua per ettaro, in questi ultimi tre
anni, a causa dell’effetto impermeabilizzante dello strato di cemento che ha
ricoperto il suolo italiano, si è persa una capacità di ritenzione di quasi 270
milioni di tonnellate d’acqua. Un dato tragico che spiega bene gli effetti
deleteri delle alluvioni degli ultimi mesi che hanno tramortito il Centro Nord.
Per finire riportiamo un dato che leggiamo da un recente studio del Central
Europe Programme, secondo il quale un ettaro di suolo consumato comporta una
spesa media annua di 6.500 euro .Solo per mantenere la pulizia di canali
di scolo dell’acqua e fognature.