Tutti eguali dinanzi alla legge
purché non gay sposati all’estero
Polemiche sulla trascrizione dei matrimoni celebrati oltralpe
Intanto la Germania riconosce il “terzo sesso”
di Magali Prunai
Chiunque transiti dal territorio italiano, nel possesso di una cittadinanza
anche diversa da quella italiana, gode di pari dignità sociali e politiche,
degli stessi diritti, eguaglianze, libertà, indipendentemente dalle opinioni
politiche, dalle convinzioni religiose, dalla lingua, dalle proprie idee, senza
distinzione di sesso e di orientamento sessuale. Uomini e donne, appartenenti a
una qualsiasi religione e atei, appartenenti a una minoranza linguistica o meno,
eterosessuali e omosessuali hanno, per la legge italiana, lo stesso valore, lo
stesso potere politico e sociale, gli stessi diritti e gli stessi doveri.
La nostra Costituzione, all’articolo tre, recita “tutti i cittadini hanno pari
dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di
razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali”. Il concetto, il
principio, quindi, sembrerebbe essere chiaro e cristallino. Siamo tutti uguali e
tutti possiamo fare e ottenere le stesse cose. Qualsiasi legge si riferisce a
tutti nell’imposizione di fare e nella libertà di non fare. Qualsiasi donna, ad
esempio, entro certi limiti temporali, può accedere alle pratiche di
interruzione di gravidanza, ma questo non vuol dire che tutte le donne debbano
ricorrervi. Qualsiasi cittadino può ricorrere al divorzio, grazie alla legge sul
divorzio, ma questo non vuol dire che tutte le coppie sposate siano obbligate a
divorziare. Tutti soggiacciono alle norme penali che, ad esempio, tutelano
l’integrità fisica di chiunque garantendo la tutela della vita e punendo chi vi
attenti. Tutti possiamo contrarre matrimonio validamente riconosciuto dal nostro
Stato, sia esso solo civile che religioso, entro certi limiti legali quali la
maggiore età, la libertà di stato, la capacità d’intendere e di volere. La
regola sembrerebbe, anche in questo caso, essere molto chiara tanto che la
stessa carta costituzionale, all’articolo 29 primo comma, recita “la Repubblica
riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio”. Ugualmente chiara è la convenzione europea dei diritti dell’uomo,
che riconosce dignità alla famiglia. Eppure, visti i numerosi problemi che sono
sorti negli ultimi anni, non è così pacifico. Innanzitutto, cosa s’intende per
società naturale? L’interpretazione corrente è che la società naturalmente
costituita attraverso il matrimonio è quella formata da un uomo e una donna.
Negli anni a questo proposito sono nate numerose proteste tanto in Italia che in
altri paesi europei che, garantendo l’uguaglianza dei cittadini davanti alla
legge, in sostanza attuavano una discriminazione basata su aspetti della vita
privata estremamente sensibili e personali.
Apertosi il dibattito, molti politici hanno fatto propria questa tematica
basandoci, alle volte, anche intere campagne elettorali come il socialista
Zapatero in Spagna che promise una legge sui matrimoni gay se eletto primo
ministro, promessa che poi fortunatamente mantenne.
Da allora sono passati circa 10 anni e la questione, di tanto in tanto, ritorna
sulle bocche di tutti. Così vari paesi europei, come l’Olanda, la Gran Bretagna,
la Francia, si sono adeguati al mutamento dei tempi consentendo pari diritti in
campo matrimoniale a tutti i propri cittadini e a tutti quelli stranieri che si
vedono negare tale possibilità nel proprio paese di origine. Così è nato un vero
e proprio mercato dei matrimoni all’estero.
Ma la vita non è sempre tutta rose e fiori, per cui se molti paesi europei
legalizzano situazioni che di illegale non avevano nulla, molti altri in giro
per il mondo si prodigano in affermazioni e provvedimenti legislativi per
dichiarare l’omosessualità un reato. Per cui in paesi come la Nigeria chiunque
si professi gay, lesbica, transgender, si batta per i propri diritti, manifesti
professando i propri gusti sessuali, potrà essere arrestato e condannato fino a
un massimo di 14 anni di detenzione. Mentre il mondo si scinde in due grosse
fazioni, quella che considera i gusti sessuali della persona aspetti della vita
personale, riservati e tutelabili in quanto tali e quella che si arroga il
diritto di poter imporre ai propri cittadini anche verso chi orientare i propri
sentimenti, l’Italia riesce sempre a distinguersi nelle misure pseudo
alternative per non urtare i troppo sensibili sentimenti di una certa parte
della popolazione.
Per cui, mentre dal ministero degli Interni arriva il divieto per i sindaci di
trascrivere i matrimoni fra persone dello stesso sesso contratti all’estero, i
comuni si ribellano e hanno cominciato a trasgredire a questa imposizione che ha
reso necessario da parte del governo presentare un disegno di legge sul
riconoscimento delle unioni civili: stessi diritti delle coppie sposate, diritto
alla pensione di reversibilità, di visita in ospedale, ma adozione solo dei
figli del partner. Una vera e propria rivoluzione ispirata al modello tedesco,
annunciata per settembre scorso e alla quale si è cominciato a lavorare solo
negli ultimi giorni.
Mentre il governo italiano prende tempo per calmare le acque e far rientrare la
piccola rivolta dei sindaci italiani con proposte che, probabilmente, non
arriveranno mai in Parlamento o che comunque non verranno mai approvate per i
soliti tempi non ancora maturi, la Germania di Angela Merkel compie un passo
avanti in più.
A maggio scorso, infatti, sono stati riconosciuti e tutelati per legge gli
appartenenti al cosiddetto terzo sesso, gli intersessuali, coloro cioè che non
presentano geneticamente una netta predominanza dei caratteri maschili o
femminili. I medici, quindi, non dovranno indicare nell’atto di nascita il
genere sessuale di appartenenza quando questo risulti dubbio, ma sarà la persona
stessa che da adulta, se vorrà, potrà decidere se appartenere all’uno o
all’altro sesso.
Nonostante in tanti abbiano esultato a questa rivoluzione democratica, molti
esperti di diritto costituzionale tedesco avvertono che non pochi saranno i
problemi che la legge nuova non affronta e la cui disciplina sarà lasciata ai
giudici finché non saranno necessari nuovi interventi legislativi, come per
chiarire il diritto al matrimonio e con chi; il divieto d’interventi puramente
estetici sui genitali dei minori contravvenendo ai principi di tutela
dell’integrità fisica; tutelare il diritto di chi non vuole far sapere di essere
un intersessuale. Tanti piccoli cavilli che andranno risolti politicamente prima
di interventi giudiziari che rischiano di smantellare lo spirito della legge e
di renderla inutile o, al contrario, di estenderla troppo rispetto a quanto
l’ordinamento prevede come legittimo.