CENTO ANNI FA

LA PRIMA SPEDIZIONE ITALIANA SULL’HIMALAIA

 

I dati scientifici e le foto raccolte sono ancora gli unici disponibili e riempiono 17 volumi

 

Ai Lincei una giornata in ricordo di Filippo De Filippi

 che guidò la spedizione

Cento anni fa la prima spedizione scientifica italiana, guidata da Filippo De Filippi (foto a destra), esplorava l’Himalaia, il Caracorum e il Turchestan cinese. I dati e le bellissime foto raccolte, rimangono ancora oggi unici e di grande attualità, perché non è più stato possibile ripetere molte osservazioni in relazione alla difficile situazione geo-politica venutasi a creare in quell’area dalla metà del XX secolo. La spedizione, interrotta dallo scoppio della Grande Guerra, rappresentò una grande irripetibile avventura, presupposto della conoscenza del mondo delle alte quote. Alla attualità, che perdura tuttora, di questa spedizione scientifica i Lincei hanno dedicato un convegno, promosso dall’Accademico Prof. Paolo Ascenzi, e intitolato: “1914-2014: Attualità della spedizione scientifica italiana De Filippi nel Himàlaia Caracorùm e Turchestàn cinese” .

“Il biennio 1913 / 1914 - racconta il Prof. Ascenzi - non vide soltanto la fine della Belle Epoque e lo scoppio della Grande Guerra, ma anche la spedizione scientifica italiana nel Himàlaia, Caracorùm e Turchestàn cinese sotto la guida del medico torinese, romano e fiorentino d’adozione, Filippo De Filippi, già compagno di spedizione di Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi in Alaska e al Caracorum. Alla spedizione presero parte i geografi e geologi Giotto Dainelli e Olinto Marinelli, l’astrofisico Giorgio Abetti, i meteorologi marchese Nello Venturi Ginori e Camillo Alessandri, il primo tenente di vascello Alberto Alessio, il tenente del Genio Cesare Antilli (a cui si debbono le splendide fotografie), l’ingegnere John Alfred Spranger (collaboratore di Alessio e Abetti nei lavori geodetici e topografici) e la guida alpina di Courmayeur Joseph Petigax. Erano inoltre aggregati tre topografi del Servizio trigonometrico indiano: il maggiore inglese Henry Wood e i due collaboratori indiani Jamna Pranad e Shib Lal. Da Bombay – prosegue il racconto di Paolo Ascenzi - si inoltrarono nelle ignote valli del Caracorum, dell’Himalaia occidentale e del Turchestan cinese, facendo tappa a Skardu, a Leh, sul ghiacciaio Rimu, sull’altopiano del Dèpsang e a Kashgar, in pieno deserto del Taklamakan.

Diversi fattori spinsero gli uomini verso l’ignoto: lo spirito d’avventura, le conoscenze scientifiche, la curiosità per culture e popoli Baltì, Ladakhi, Uiguri e Kirghisi, e non da meno interessi di ordine geopolitico, che comportarono fra l’altro l’esatta mappatura delle oasi e delle piste carovaniere. Il passaggio attraverso le diverse regioni esplorate fu scandito non soltanto dai diversi contesti geografici, ma dal cambio delle bestie da soma: asini e cavalli nelle regioni a Sud del Caracorum e lanosi cammelli nel Turchestan cinese. I membri della spedizione – spiega il Prof. Ascenzi illustrando gli aspetti scientifici - effettuarono osservazioni di astronomia, geodetica, geodesia, topografia, geofisica, gravità e magnetismo, meteorologia, terreni, glaciologia, paleontologia, piante, animali, genti e tipi umani, i cui risultati occuparono ben 17 volumi, pubblicati fra il 1915 e il 1937 dalla casa editrice Zanichelli (Bologna), con migliaia di tavole, fotografie e rilievi cartografici. Tali risultati – conclude Paolo Ascenzi - rappresentano una pietra miliare nello studio della geografia delle regioni a Sud e Nord del Caracorum e sono tuttora di grande attualità. La spedizione pur interrotta dallo scoppio della Grande Guerra rappresentò una grande irripetibile avventura presupposto della conoscenza del mondo delle alte quote”.

Il Galileo