Nuove tecniche di indagine clinica

Bibite speciali per l'esame dell'intestino

 

di Bartolomeo Buscema

 

 

 

Gli esami diagnostici che concernono il piccolo intestino, che comprende il tratto che va dal duodeno alla valvola ileo-cecale, sono senza dubbio antipatici, anche se non è dolorosi. Di norma per diagnosticare patologie tra cui la sindrome dell'intestino irritabile o il morbo di Crohn, si ricorre all’esame chiamato clisma opaco che è eseguito ai raggi X.

L'apparato digerente dell'uomo

 Il paziente assume per via orale un liquido di contrasto radio opaco, generalmente solfato di bario, che ha la proprietà di rendere visibili ai raggi X la struttura e la forma dell’organo in cui è immesso, e quindi di poter fare una diagnosi. È un esame abbastanza fastidioso e invasivo che non sempre offre dati completi perché, ad esempio, non è in grado di mostrare in tempo reale i movimenti peristaltici. Ecco, quindi, che la ricerca medica specifica è da anni impegnata nella messa a punto di esami diagnostici non invasivi per l’esplorazione del piccolo intestino. Sono sulla buona strada alcuni ricercatori della Buffalo University negli Stati Uniti, che grazie a speciali nanoparticelle 'da bere', che potremmo chiamare “nano succhi”, sono in grado di perlustrare quasi con dolcezza il nostro intestino e soprattutto in maniera innocua.

La tecnica d’indagine, pubblicata su Nature Nanotechnology, si basa sull’assunzione orale di tali “nanosucchi “ composti di particelle sospese in un liquido. Una volta raggiunto facilmente l'intestino, tali nanoparticelle vengono colpiti da un raggio  laser luminoso ottenendo, in tempo reale, un’immagine del tratto d’intestino sotto osservazione. Il gruppo di ricerca Buffalo University, guidato da Jonathan Lovell, professore associato d’ingegneria biomedica, sta utilizzando piccole molecole chiamate naftalicianine che sono in grado di assorbire la luce laser colorandosi e fungendo, quindi, da mezzi di contrasto. Bisogna dire, però, che la sperimentazione è stata condotta su topi da laboratorio, che saranno ancora utilizzati per estendere tale tecnica diagnostica anche ad altri tratti dell'apparato gastrointestinale. E come succede per molte ricerche mediche, l’obiettivo finale è di passare con la dovuta cautela alla sperimentazione sull’uomo. 

Il Galileo