KEPLER -186f 

protagonista al Planetario di Milano

 l’esopianeta

raccontato dall’astrofisica

Giovanna Tinetti

 

di Pia Bassi

         Il Civico Planetario di Milano, “Ulrico Hoepli”, diretto dal fisico Fabio Peri, organizza serate divulgative di astronomia per avvicinare i cittadini alla scienza. Sono serate di grande successo, vale a dire che le storiche sedie girevoli in legno, registrano la piena occupazione. Una di queste serate si è tenuta un mercoledì di maggio dove l’astrofisica Giovanna Tinetti, docente all’University College di Londra, ha illustrato la documentata esistenza nell’Universo di esopianeti - pianeti al di fuori del nostro sistema solare – che ruotano come fanno i nostri 8 pianeti attorno alla loro stella o sole. E qui viene normale porsi la domanda: i sistemi solari sono tutti uguali? E se sì, ci sarà nell’Universo qualche pianeta uguale o simile alla Terra? Un pianeta con forme di vita simile a quella terrestre?

Scienziati al Planetario

         Grazie ai nostri robot muniti di potenti occhi elettronici lanciati nello spazio o posizionati sulla Terra in osservatori collegati fra loro e costruiti su sommità di altopiani desertici sono già stati scoperti 2000 esopianeti  in soli venti anni ed altri verranno catalogati dopo conferme scientifiche. La terra, potrebbe quindi avere un gemello o un cugino, il nostro sistema solare non è l’unico, è solo uno dei tanti. Questa è una scoperta rivoluzionaria. L’astrofisica Tinetti ha spiegato in modo chiaro come avviene la scoperta e la conferma dell’esistenza di questi sistemi solari con pianeti. Sono per l’appunto i pianeti che, transitando davanti alla loro stella, ne diminuiscono l’intensità della luminosità. Il satellite telescopio orbitale Kepler, lanciato nel 2009 dalla NASA, ha visto e registrato questi transiti: in particolare sulla stella nana rossa  denominata Kepler- 186, ha registrato diversi transiti, sono stati pertanto contati ben cinque pianeti denominati Kepler 186b, Kepler-186c, Kepler -186d, Kepler -186e  e  Kepler-186f, la lettera a) si assegna alla stella Kepler-186 di 14° magnitudine. L’ultimo pianeta è risultato avere una massa di poco superiore alla Terra del 10%  ed è ai limiti della zona di abitabilità, ciò significa che è sufficientemente lontano dalla sua stella per poter avere un’atmosfera  che permetta forme di vita. Per ora non si conosce la massa e la composizione, ma dato la sua dimensione si presume sia roccioso. Gli altri 4 pianeti interni – tutti più vicini alla loro stella - hanno dimensioni inferiori a 1,5 volte quelle terrestri ed una rotazione velocissima, Kepler-186b ha un’orbita di 4 giorni, Kepler-186f di 130 giorni.

Tra tanti pianeti avvistati ce ne sono di quelli definiti “Super-Terre”, con una struttura geologica simile alla Terra o a Marte, ma fino a dieci volte più pesanti. Le analisi spettroscopiche documento l’esistenza di acqua e ghiaccio  come alcuni satelliti di Giove e Saturno, per esempio Encelado sotto la superficie di ghiaccio ha un lago di acqua dolce. Facendo un paragone con il nostro sistema solare, dice l’astrofisica Tinetti, tutti i sistemi solari dovrebbero avere una fascia di abitabilità: se il pianeta è troppo vicino alla stella, è sterile per il grande irraggiamento e per il grande calore sprigionato alcuni hanno una superficie liquida, se sono troppo lontani sono freddi, bui, gassosi; alcuni pianeti hanno orbite così gigantesche che non ricevono  calore dalla loro stella. Nella costellazione della Bilancia, a circa 20,5 anni luce dalla Terra, ci siamo imbattuti in Gliese-581g, un altro esopianeta probabilmente abitabile.

Il telescopo spaziale Kepler

         Il satellite-telescopio Kepler, nonostante qualche disavventura, sta lavorando con grandi risultati, ha registrato la luminosità di oltre 150mila stelle, e molto ci si aspetta dalla missione GAIA, realizzata con un forte contributo italiano, che è in procinto di scoprire migliaia di nuovi pianeti. Altri satelliti e telescopi spaziali verranno lanciati in un prossimo futuro  per studiare i transiti dei pianeti. TESS (Transiting Exoplanet Survey Satellite) che sostituirà Kepler, verrà lanciato nel 2017 e nel 2018 dovrebbe essere lanciato James Webb che sostituirà Hubble. Di fronte a questa sollecita operatività della NASA anche l’ESA farà la sua parte non prima del 2020 con PLATO (Planetary Transits and Oscillations of stars) che prevede  un sistema di 34 telescopi montati in parallelo. 

         Noi stiamo scoprendo gli altri, chissà se qualcuno sta scoprendo noi, infinitamente piccoli, un pianeta azzurro quasi impercettibile, nella profonda oscurità dell’Universo. E’ l’inizio della colonizzazione, per ora virtuale, degli esopianeti, futura meta delle nostre migrazioni.

Il Galileo