per ridurre l’infiammazione cronica silente
Uno studio pubblicato sulla rivista ematologica americana Blood
e condotto da ricercatori italiani
dell’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed
di Renata Palma
La Dieta mediterranea da alcuni anni è considerata patrimonio immateriale
dell’Unesco. Alle sue tante prerogative, conosciute in tutto il mondo,
se ne aggiunge ora un’altra di non poco conto. Secondo uno
studio
condotto da ricercatori dell’IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed di
Pozzilli, in Molise, questo modello alimentare potrebbe infatti portare vantaggi
anche per quella forma di infiammazione cronica non ancora manifesta a livello
clinico, oggi ritenuta un fattore di rischio comune a molti pazienti.
Dallo studio epidemiologico effettuato su un campione di 25.000 persone,
e pubblicato sulla prestigiosa rivista americana Blood, considerata la più
importante a livello internazionale nel campo dell’ematologia, il modello
alimentare della dieta mediterranea regola il numero di piastrine e leucociti,
due importanti marker infiammatori.
Che cosa si intenda per infiammazione silente ce lo ha spiegato Giovanni de
Gaetano, Responsabile del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’IRCCS
Neuromed “altrimenti detta subclinica,
è una condizione cronica a cui tutti siamo più o meno esposti Non stiamo
parlando di fasi acute, come un’influenza o una polmonite, ma piuttosto di uno
stato silente. Questo stato infiammatorio si rileva generalmente analizzando il
livello di alcuni marker, come ad esempio la proteina C reattiva, o anche il
numero di piastrine e di globuli bianchi (leucociti) nel sangue. Ma se per la
proteina C reattiva era stata segnalata un’associazione con l’alimentazione, per
i leucociti e le piastrine nessuno ancora aveva provato a testare se esistesse
un rapporto diretto con ciò che mangiamo ogni giorno”.
Lo studio ha quindi preso in considerazione una tipologia di pazienti senza
alcuna patologia ematologica, come ha precisato Licia Iacoviello, Responsabile
del Laboratorio di Epidemiologia Molecolare e
Nutrizionale dell’IRCCS Neuromed “Stiamo parlando di valori di conta piastrinica
o di globuli bianchi assolutamente normali, ma leggermente spostati verso il
basso o l’alto. Questo significa che, pur nell’ambito di condizioni
apparentemente normali, piccole variazioni del numero di piastrine e globuli
bianchi corrispondono a un diverso stato infiammatorio, che può essere
favorevolmente influenzato dalla Dieta mediterranea”. Ma quali potrebbero essere
i componenti della dieta capaci di interferire con lo stato infiammatorio?
Marialaura Bonaccio, principale autrice dello studio, ha sottolineato che i dati
rilevati “indicano che la dieta mediterranea riduce significativamente il numero
delle piastrine e dei leucociti. Questo ci fa
pensare che una sana alimentazione induca una riduzione del livello di
infiammazione sub-clinica, e che un ruolo fondamentale è giocato proprio dal
contenuto antiossidante e dalle fibre di cui questo modello alimentare è
particolarmente ricco”.
Questa particolare ricerca si è svolta nell’ambito di un progetto di più vasta
portata battezzato “Moli-sani”. Nato nel 2005, questo progetto aveva come
obiettivo di conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie
cardiovascolari e dei tumori. Il progetto Moli-sani ha di fatto trasformato
un’intera regione italiana in un grande laboratorio scientifico. Un modello
quindi replicabile in altre realtà del nostro paese, Certo si vive un periodo di
grandi contaminazioni nei modelli alimentari, in tutto il mondo a tutto
vantaggio di una alimentazione fast food, i cui effetti nocivi sulla salute sono
ormai noti da tempo. Fortunatamente però nel nostro paese la tradizione
gastronomica, tramandata da generazioni, riesce ancora a tenere il punto.