I tre cosmonauti della missione Volare
catapultati nello spazio mediatico
Luca Parmitano nominato Ambasciatore
per il semestre italiano alla UE
per un’Europa senza confini.
di Renata Palma
La stazione spaziale
Sullo stile delle grandi convention delle star Hollywoodiane i tre astronauti -
l’italiano Luca Parmitano dell’aereonautica militare, la statunitense
Karen Nyberg della NASA e il russo Fyodor Yurchikin
di ROSCOSMOS - si sono riuniti a Roma all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI)
per raccontare la loro ultima
impresa. Centosessantasei giorni in
orbita nello spazio sono un gran risultato anche per veterani come i componenti
di questa incredibile, affiatata e simpatica squadra. Con humor ed una
contagiosa vivacità i tre, oramai eroi, hanno raccontato la missione a cui hanno
preso parte, battezzata Volare, che è anche stata la prima di lunga durata
dell’ASI. Iniziata il 28 maggio
2013 quando la navetta russa Soyuz 35 (TMA-09M) ha lasciato la rampa del
cosmodromo di Baikonur con a bordo l’equipaggio della spedizione ISS 36/37 si è
conclusa nella notte tra il 10 e l’11 novembre 2013 nelle steppe del Kazakistan,
con un atterraggio semimorbido. Ha spiegato Yurchikin, che era anche comandante
della spedizione, che in pratica atterrare a quella velocità nonostante il
paracadute è come farsi passare sopra da un mezzo pesante.
Ma la partenza? Qui Parmitano è stato molto descrittivo “dapprima un rombo
violento che prende allo stomaco e poi una sorta di sdoppiamento tra
l’astronauta e l’uomo”. La navetta Soyuz li ha portati verso la stazione
spaziale internazionale passando a 0 a 8 km al secondo solcando l’atmosfera a
28.000 km all’ora così con 5 ore e 46
minuti con quattro orbite hanno agganciato la ISS…”nel blu dipinto di
blu….”.
Parmitano ha anche raccontato i minuti terribili durante la sua seconda missione
EVA quando, per una avaria della tuta, ha quasi rischiato di affogare. Il suo
casco infatti nel giro di poco tempo si è riempito di acqua non consentendogli
più né di vedere e tantomeno di respirare. Grazie alla sua eccellente
preparazione, e guidato dagli esperti a terra, è riuscito a rientrare
all’interno della Stazione Spaziale e quindi ad essere messo in salvo. Le tute
sono dotate di un sistema per creare atmosfera all’interno dello scafandro, per
mettere anche in circolazione del liquido che serve a raffreddare il
corpo dell’astronauta e per alimentare un sistema di ventilazione per prendere
anidride carbonica e rimettere ossigeno all’interno della tuta e quindi aria
ricchissima di vapore acqueo. Attraverso una pompa a 18 mila giri al minuto
l’acqua che si deposita all’interno del casco per la temperatura corporea viene
tolta e poi reimmessa in circolo. La pompa, della quale si erano otturati gli
otto fori, è stata poi riparata.
Il decollo
Lavorare sulla ISS significa soprattutto fare ricerca. L'Europa ha sulla ISS un
proprio laboratorio chiamato Columbus, agganciato alla Stazione dal 2008, ed è
il più grande contributo che il Vecchio Continente ha dato alla realizzazione
dell'avamposto cosmico. I campi di ricerca sono molteplici. Si va dalle scienze
umane alla biologia, dalla scienza dei materiali alla fisica dei fluidi,
dall'osservazione del Sole alle dimostrazioni tecnologiche. Tutte le
sperimentazioni hanno come obiettivo le ricadute sulla popolazione mondiale
indipendentemente dalla loro partecipazione alla realizzazione della Stazione
Spaziale e il risultato è a beneficio dell'Umanità per il benessere dei popoli.
“Sono migliaia gli esperimenti in corso, solo 150 nel periodo che io ho
trascorso a bordo” racconta Parmitano. “E mi piace in particolare
ricordare tre studi: uno sui nuovi combustibili biologici per lo sviluppo
di propellenti non inquinanti. Questa sperimentazione
si chiama GreenAir ed è la fusione di due linee di ricerca specifiche una
chiamata Diapason e l’altra Ice; l’altro, che ho sperimentato su di me, è la
tecnica di scan alla colonna vertebrale con un apparecchio delle dimensioni di
una valigetta 24ore. Questa ricerca consentirà di fare diagnosi immediate in
zone remote e difficili da raggiungere con apparecchiature ingombranti come
appunto le macchine per la
risonanza magnetica; il terzo poi è dedicato alla ricerca di una dieta in grado
di contrastare il decadimento di calcio nelle ossa, un fenomeno comune in
assenza di gravità che ci affligge anche sulla Terra, dopo una certa età.
Attraverso una dieta particolare siamo in grado di combattere l'osteoporosi:
immaginate quali benefici potremmo ricavarne sul nostro pianeta per le nostre
popolazioni”.
“Le imprese spaziali sono delle opportunità per le industrie del pianeta e per
la conoscenza dell’Uomo – ha dichiarato Yurchikhin, comandante della spedizione
– ma sono soprattutto un esempio per i giovani”. Ha poi raccontato di essere
stato da piccolo un attento telespettatore della serie Star Trek “Sognavo di
diventare come il comandante Kirk e di passeggiare nell’Universo”.
“Lo spazio è come la donna …- ha chiosato il comandante Fyodor
– ogni volta una cosa nuova”. All’interno della stazione spaziale si
soffre di claustrofobia? Karen ha risposto che all’interno ci sono gli stessi
volumi del Boeing 747 e comunque “E’ la finestra più bella della Terra”. Ha
anche dichiarato che non si risente della mancanza di privacy. La concentrazione
è alta e l’esigenza di portare a compimento la missione è così forte che non si
pensa ad altro”. Eppure Karen ha dovuto anche lavarsi i capelli, fare il
maquillage, mangiare, dormire, rassettare… “Quello toccava a me il sabato
mattina – ha puntualizzato Luca – con le cuffie alle orecchie e
l’aspirapolvere”. Immagini di vita quotidiana molto ben catturate all’interno
del video, visibile sul sito dell’Agenzia Spaziale.
Quello che accade nello spazio è difficile da comprendere fino in fondo, ma
basti pensare alle tante invenzioni nate per gli astronauti ed oggi diventate di
uso comune come per esempio il velcro, il trapano senza fili, i joystik per i
videogiochi e le leghe in titanio, molto utili nello sviluppo di strumentazioni
mediche e impianti che raggiungono anche la durata di più di venti anni perché
resistenti alla corrosione.. Le applicazioni
delle leghe in titanio sono molteplici soprattutto in medicina e vanno
dall’ortopedia, all’odontoiatria, alla cardiologia. “Tutto quello che ha un
inizio, ha scritto Parmitano in una lettera d’amore alla Terra poco prima di
rientrare, deve necessariamente finire: una meravigliosa fragilità che rende
ogni esperienza unica e per questo ancora più preziosa”.
Luca
Parmitano catanese, classe 1976, maggiore dell’aereonautica militare, pilota
sperimentatore/collaudatore con più di 2000 ore di volo, qualifiche su oltre 20
tipi tra aerei ed elicotteri militari ed esperienza con oltre 40 tipi diversi di
velivoli. È parte del Corpo Astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea dal maggio
2009. nel settembre 2010 è stato assegnato come Flight Engineer alla prima
missione di lunga durata dell’ASI sulla stazione spaziale internazionale (ISS)
identificata come Expedition 36/37. la sua prima partecipazione conferma il
ruolo di primo piano che l’Italia ha nel settore spaziale e, in particolare,
nell’attività di ricerca a bordo della ISS. Parmitano è il sesto astronauta
italiano ad andare nello spazio e il quarto a mettere piede sulla ISS. Con
Volare l’Italia ha messo a segno importanti traguardi: per la prima volta un
astronauta italiano ha effettuato Attività Extra Veicolari (EVA) ed è arrivato
sulla ISS in brevissimo tempo con
una rotta più breve rispetto alle consuete..
Karen LuJean Nyberg, nata nel 1969 è un’astronauta e ingegnere statunitense. Dal
1991 al 1995 ha lavorato al Johnson Space Center (JSC) in diverse aree tecniche.
Nel 1998, dopo aver conseguito il dottorato, ha iniziato a lavorare nella
Divisione del JSC che si occupa dei sistemi termici per gli equipaggi, come
ingegnere sistemista di controllo ambientale. La sua attività serve per
migliorare i sistemi di controllo termico delle tute spaziali e valutare le
tecnologie di raffreddamento delle tute dei vigili del fuoco. E’ stata
selezionata dalla NASA come astronauta specialista di missione nel luglio del
2000. dopo due anni di addestramento è stata assegnata al settore “Station
Operations” dell’Ufficio Astronauti, dove ha svolto le funzioni di astronauta di
supporto all’equipaggio della spedizione ISS 6, durante i 6 mesi trascorsi a
bordo della stazione spaziale internazionale tra il 2002 e il 2003. nel 2006 ha
fatto parte dello studio NASA chiamato NEEMO (NASA Extreme Environment Mission
Operations) trascorrendo una settimana nel laboratorio sottomarino Aquarius. E’
stata Mission Specialist nella missione STS-124. e Flight Engineer della
spedizione ISS 36/37. Nel corso delle due missioni ha accumulato 180 giorni di
permanenza in orbita nello Spazio.
L'euipaggio della stazione, da sinistra: Karen LuJean Nyberg, Fyodor Nikolayevich Yurchikhin e Luca Parmitano
Fyodor Nikolayevich Yurchikhin è stato il comandante della spedizione ISS 36/37.
Nato nel 1959 a Batumi in Georgia, si è laureato in ingegneria all’Aviation
Institute di Mosca. Ha lavorato
presso la Russian Space Corporation Energia ricoprendo diversi incarichi, da
ingegnere capo a instructor-test-cosmonaut. Ha iniziato a lavorare per il
Gagarin Cosmonaut Training Center nel febbraio 2012. Ha effettuato il suo primo
volo spaziale nel 2002 con la missione Shuttle STS-112, come Mission Specialist.
Il suo secondo volo spaziale è stato tra il 7 aprile e il 21 ottobre del 2007
come comandante della Spedizione ISS 15, durata 196 giorni e Flight Engineer
della Soyuz TMA-10. in questa spedizione ha effettuato tre EVA per la durata
totale di 18 ore e 44 minuti. Ha compiuto il suo terzo volo spaziale dal 16
giugno al 26 novembre 2010 come comandante della Soyuz TMA-19 e Flight Engineer
della Spedizione ISS 24/25, nel corso della quale ha effettuato due EVA durate
13 ore e 10 minuti. In totale aveva alle spalle già altre tre voli spaziali, 371
giorni in orbita e 5 EVA della durata complessiva di 32 ore. Nella sua quarta
missione a bordo della Soyuz 35 TMA-09M è stato comandante della Soyuz, Flight
Engineer della Spedizione ISS 36 e comandante della Spedizione ISS 37.