Una nuova leadership internazionale
nelle neuroscienze?
E’ l’ambizioso obiettivo di Neurobiotech
di Renata Palma
E’ stato presentato a Bruxelles il 2 aprile scorso il progetto di rete
scientifica internazionale per l’eccellenza e l’innovazione nelle neuroscienze e
biotecnologie; una rete che già vede coinvolte tre università (del Molise, La
Sapienza e Tor Vergata) e il CNR. Luogo d’elezione per Neurobiotech, nome dato a
questo network, è l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS)
Neuromed di Pozzilli. Un centro di eccellenza per le ricerche neurologiche nel
nostro Paese che metterà a disposizione di Neurobiotech le sue strutture e
competenze per creare una base di aggregazione sulla quale convergeranno tutte
le realtà che vorranno far parte di questa nuova avventura scientifica.
Lo studio delle neuroscienze unite alle biotecnologie rappresenta una delle più
affascinanti e difficili sfide per la scienza internazionale. Nelle intenzioni
degli ideatori di Neurobiotech c’è la creazione di un cluster per mettere a
frutto quello che c’è di buono nel panorama scientifico, dove confluiranno
centri di ricerca, università e industrie per scambiare esperienze e conoscenze
e consentire una piena mobilità dei ricercatori. Sarà la costruzione di una base
culturale ed operativa che aprirà la strada alla seconda fase, quando, attorno
alle strutture messe a disposizione da Neuromed, si creerà una “massa critica”
di ricercatori, indispensabile nel panorama scientifico moderno, dove la carta
vincente è rappresentata dall’unione di competenze molteplici e disparate.
L’attenzione del nuovo Polo di ricerca e innovazione sarà particolarmente
focalizzata su temi di frontiera come biotecnologie d’avanguardia, cellule
staminali, ingegneria tissutale e biologia cellulare, genomica ed oncogenomica,
nanotecnologie e biomateriali, biomeccanica, robotica e human computer
interface, neurodiagnostica ed imaging avanzato, telemedicina e telediagnosi,
bioinformatica.
Per la Regione Molise, sostenitrice di Neurobiotech, la ricerca deve diventare
la vera industria del futuro. Alle parole del Governatore, Paolo di Lauro
Frattura, ha fatto eco Jacopo Meldolesi, Direttore Scientifico di Neurobiotech,
“Non c’è innovazione se non c’è ricerca e non c’è sviluppo se non c’è ricerca.
Partiamo da una base di grande know how che viene assicurata proprio da
Neuromed. L’ambiente che questo istituto offre, già multidisciplinare per sua
stessa natura, orientato alla ricerca traslazionale, è l’ideale per accogliere
interessi provenienti da istituzioni molto diverse tra loro. Ma l’aspetto più
importante è che il nostro approccio non sarà mai arrogante, qualcosa di già
definito alla quale si può solo aderire. Al contrario, ciò che proponiamo è una
vera compartecipazione, nella quale tutto viene deciso dai partner. Strategie di
ricerca, idee per applicazioni pratiche, sviluppi tecnologici, tutti questi
obiettivi verranno continuamente discussi e definiti in base alle competenze e
alle aspirazioni di ciascuno dei soggetti del network”.
Naturalmente esistono diverse reti di centri di ricerca nel mondo. Ma per la
maggior parte nascono attorno a finanziamenti oppure a progetti già definiti.
Sono, in pratica, strumenti per sfruttare opportunità proposte dall’esterno. La
filosofia alla base di Neurobiotech è altra: i partner si assoceranno in maniera
spontanea per “affinità elettive”. Mettendo in atto un buon gioco di squadra le
informazioni viaggeranno tra i diversi membri, i ricercatori faranno esperienze
condivise, i metodi e le competenze verranno messi in comune. Questo permetterà
alla rete di disegnare le proprie attività in funzione di un programma che sarà
discusso e condiviso anno per anno. A quel punto i vari partner potranno
decidere di accedere a finanziamenti, oppure di partecipare a progetti
internazionali, secondo uno schema a geometria variabile.
“Il nostro modello – ha proseguito Meldolesi durante la conferenza
stampa, in una sala gremita di giornalisti di ogni paese dell’Unione, moderata
dal parlamentare europeo molisano Aldo Patriciello – è quello che viene definito
“bottom up”. Non esistono direttive e progetti dall’alto: abbiamo conoscenze,
abbiamo le strutture, abbiamo la capacità di creare una rete. Semplicemente
invitiamo chi vuole lavorare in questa direzione ad unirsi a noi. E non vogliamo
limitarci al solo mondo accademico o della ricerca. Esistono anche le imprese,
soprattutto le piccole e medie, che hanno idee da sviluppare nei campi di studio
che caratterizzano Neurobiotech. E’ a tutti questi soggetti che ci rivolgiamo”.
Le competenze di Neurobiotech – secondo il presidente del comitato scientifico -
potranno anche essere messe a frutto dagli organi politici sovranazionali
responsabili di pianificare le scelte di ricerca nel campo delle neuroscienze
per i prossimi anni. Un ultimo annuncio: si
sta predisponendo un libro
bianco per le neuroscienze che sarà uno degli strumento del semestre italiano di
presidenza dell’Unione Europea. Alla domanda cos’è per lui la ricerca ha
risposto: “E’ un mix di impegno,
originalità delle idee, eccellenze
metodologiche, profondità di conoscenza, feconde sinergie
e... divertimento ”.