Rapporto IPCC su impatti
e vulnerabilità dei territori
forte rischio nell’area mediterranea di diminuzione di qualità e quantità della
risorsa idrica
Il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) ha presentato il
secondo volume del Quinto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici dal
titolo “Cambiamenti Climatici 2014: impatti, adattamento e vulnerabilità”, che
affronta i temi degli impatti del cambiamento climatico fino a questo momento, i
rischi futuri derivanti da un clima che cambia e le opportunità per un’azione
efficace per ridurne i rischi.
Il documento si compone di due parti, una sugli aspetti globali e settoriali,
l’altra sugli aspetti regionali. Gli obiettivi del rapporto sono di valutare
come rischi e benefici si stiano modificando a causa dei cambiamenti climatici,
stimare una riduzione dei rischi con azioni di mitigazione e adattamento e
infine valutare bisogni, opportunità, resilienza e limiti associati
all’adattamento ai cambiamenti climatici.
Gli aspetti più rilevanti messi in luce dal rapporto sono stati tre:
•
le attività umane stanno interferendo con il sistema climatico;
•
le modifiche nelle precipitazioni atmosferiche stanno provocando
alterazioni nei sistemi idrologici e impattano sulle disponibilità idriche sia
in qualità che in quantità;
•
gli impatti di recenti eventi climatici estremi quali onde di calore,
siccità, inondazioni, hanno evidenziato una grande vulnerabilità di molte
società ed ecosistemi.
I rischi conseguenti ai cambiamenti climatici crescono senza un’adeguata azione
di riduzione delle emissioni globali di gas serra: per aumenti della temperatura
media fino a 2°C, le azioni di adattamento restano possibili a costi
relativamente bassi, mentre per una temperatura media che aumenti oltre i 2°C
tali costi potrebbe crescere notevolmente fino a diventare insostenibili e gli
impatti potrebbero diventare irreversibili.
L’ENEA, che è uno degli attori di riferimento in Italia per implementare le
risposte ai cambiamenti climatici, ritiene necessario per l’Italia passare da un
piano strategico a un piano operativo di adattamento, individuando azioni
specifiche, priorità e finanziamenti e minimizzando i costi complessivi con un
bilanciamento tra azioni di mitigazione e di adattamento.
Per quanto riguarda l’Europa, il Rapporto evidenzia temperature in aumento
ovunque, precipitazioni medie annue in una marcata crescita nel nord del
continente e in diminuzione nel sud, con un aumento di estremi termici, periodi
di siccità e precipitazioni anomale.
Per l’area del Mediterraneo è previsto un aumento del rischio di scarsità di
disponibilità idrica, sia in quantità (per la diminuzione delle precipitazioni
medie annue e l’aumento della evaporazione) che in qualità (per l’intrusione di
acqua marina nelle falde acquifere). L’impatto su alcuni settori produttivi
potrebbe essere importante, in particolare per l’agricoltura che vedrebbe
crescere il costo dell’acqua per irrigazione e quindi il costo totale dei suoi
prodotti. Inoltre è previsto in aumento il rischio da estremi climatici,
soprattutto ondate di calore con impatti sulla salute umana e aumento del
rischio di incendi. La regione mediterranea viene individuata come la regione
più a rischio a livello europeo dai cambiamenti climatici con impatto su
turismo, agricoltura, foreste, infrastrutture critiche e salute.
Regione Marche: due secoli di inondazioni
Monitorati dal CNR
L'Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio
Nazionale delle Ricerche (IRPI-CNR) raccoglie da tempo informazioni su
inondazioni e frane che provocano un danno diretto alla popolazione,
ossia che causano vittime (morti, dispersi, feriti), sfollati e
senzatetto. Le informazioni storiche raccolte permettono all'Istituto
di redigere annualmente il "Rapporto Periodico sul Rischio posto alla
Popolazione italiana da Frane e da Inondazioni", accessibile
all'indirizzo internet http://polaris.irpi.cnr.it/
Per la Regione Marche, le più vecchie informazioni relative a
inondazioni storiche che hanno prodotto danni alla popolazione
risalgono al 1807. In oltre 200 anni, sono almeno 24 gli eventi
meteoclimatici maggiori, caratterizzati da piogge intense o
prolungate, che hanno causato inondazioni nelle Marche con morti,
dispersi, feriti, sfollati ed evacuati.
Nelle Marche, gli eventi d'inondazione maggiori si sono verificati il
16 settembre 1807, nell'ottobre 1898, il 12 settembre 1955, il 5
settembre 1959, il 15 ottobre 1970, il 31 dicembre 1972, il 17 agosto
1976, il 1 dicembre 1982, e il 31 novembre 2010. L'ultimo evento,
verificatosi il 2 marzo 2011, provocò una vittima - un'anziana signora
- nei pressi di Casette d'Ete, nel Comune di Sant'Elpidio a Mare, in
Provincia di Fermo.
L'evento del 5 settembre 1959 colpì molte località della Regione; le
vittime si ebbero nei Comuni di Ancona di Civitanova Marche.
Nell'ottobre del 1970 si registrarono una vittima e 10 feriti in
località della Provincia di Ascoli Piceno. L'evento del 1976 causò tre
morti a Senigallia (AN), Gradara (PU), e San Benedetto (AP). L'11 agosto
del 1982 si registrò una vittima ad Ascoli Piceno. Sempre nel 1982, in dicembre,
si ha notizia di 2 vittime in località della
Provincia di Ancona. Nel dicembre 1998 nel Comune di Potenza Picena
(MC) si verificarono due feriti a causa di inondazioni. L'evento del
30 novembre 2010 nel Comune di San Costanzo (PU) causò un morto, e il
2 marzo 2011 l'evento di inondazione ha causato la morte di due
persone nel comune di Sant'Elpidio a Mare in località Casette d'Ete.
Limitatamente al Comune di Senigallia, si hanno informazioni relativamente (i)
all'evento del settembre 1955 - esteso a gran parte della regione - e che nel
Comune causò alcuni evacuati, e (ii)
all'evento del 17 agosto 1976, durante il quale a Senigallia si
registrò un morto.
Oltre alle inondazioni, nella Marche le piogge intense e prolungate sono frequentemente causa di frane e erosioni diffuse, alcune delle quali hanno storicamente prodotto danni diretti alla popolazione, ed ingenti danni economici. A titolo d'esempio, gli eventi di pioggia intensa che hanno colpito le Marche nel Novembre del 2013 hanno causato migliaia di frane, con danni gravi in particolare alla rete stradale. Nei solo Comuni di Acquasanta Terme e Roccafluvione, in Provincia di Ascoli Piceno, l'Istituto ha di recente cartografato oltre 1500 frane, la maggior parte delle quali hanno prodotto danni alle strade. Si tratta di una densità di dissesti particolarmente elevata, e pari a 7,5 frane per chilometro quadrato.