Itinerari culturali europei
Via Francigena: 650 km percorribili in Piemonte
Fondi europei per rimettere in
cammino l’Europa
di Giuditta Bricchi
Vent’anni fa la Via Francigena è
stata riconosciuta “Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa”. Oggi
gli
itinerari riconosciuti sono 29 e
attraversano l’ Europa, dalla Spagna all’Ucraina e dalla Svezia a Cipro. Negli
ultimi cinque anni il Parlamento Europeo ha dedicato particolare attenzione ad
investire sugli itinerari culturali, che sono
un simbolo per il rilancio dell’Europa e una spinta alla creazione di
posti di lavoro. Con i percorsi
culturali si promuovono lo
sviluppo territoriale, la valorizzazione del patrimonio storico- artistico
e il turismo europeo. Per la Via Francigena è
previsto un fondo di 500
milioni di euro destinato ai progetti presentati dai Comuni interessati. Ogni
Comune, con una popolazione
tra i 5.000 e i 150.000 abitanti, potrà usufruire di un budget massimo di €
5.000.000.
Unire culture e popoli - “Il rilancio
della Via Francigena, così come di tutti gli itinerari culturali, storici e
religiosi europei, è fondamentale in un momento di crisi dell'identità europea,
sia economica che sociale”
sottolinea Silvia Costa,
parlamentare europea sostenitrice del progetto.
“Una delle grandi sfide che dobbiamo
affrontare è quella di rendere competitivo il 'Sistema Europa',
valorizzandone le diversità culturali che sono la sua forza e la sua
ricchezza. Uno dei modi per farlo è salvaguardare gli antichi sentieri, i
cammini dei pellegrini, dei mercanti, degli intellettuali, dei grandi
viaggiatori, della gente comune. Accoglienza, accessibilità, ospitalità,
valorizzazione del territorio sono le
parole chiave con cui operare per rilanciare la Via Francigena. Gli
interventi saranno sempre più orientati verso la sostenibilità, il rispetto
ambientale, con speciale attenzione
alla produzione enogastronomica locale".
Mille anni di Storia - La Via Francigena, al pari del Cammino di Santiago di
Compostela, costituisce uno degli itinerari culturali del Consiglio d’Europa più
significativi e più frequentati. Il numero crescente di
camminatori, pellegrini ed escursionisti che vi si avvicendano testimonia
l’interesse per questo percorso che attraversa
l’Europa da nord a sud. Sin dall'alto Medioevo la Via Francigena,
chiamata anche Via Romea, ha
rappresentato l'itinerario seguito dai pellegrini di tutta l'Europa del centro
nord per raggiungere Roma, sede del Papato e cuore della cristianità. Fu
l'arcivescovo Sigerico, nel 990 d.c., ad 'inaugurare ' per primo il cammino
della Francigena andando da Canterbury a Roma per visitare papa Giovanni XV.
L'itinerario francigeno non fu solo un tracciato devozionale, ma anche una via
percorsa da mercanti, eserciti, uomini politici e di cultura che hanno creato un
canale di scambio e comunicazione che ha portato alla sostanziale unità della
cultura europea tra il X e il XIII secolo.
Il percorso da Canterbury a Roma - L’itinerario fu descritto dall'arcivescovo
Sigerico durante il ritorno, con 79 tappe, da Roma a Canterbury. Il suo
diario è quindi la testimonianza più autentica del tracciato.
Il percorso ufficiale, che nei secoli successivi è stato battuto da
migliaia di pellegrini diretti a Roma (e poi a Brindisi, da dove si imbarcavano
in direzione di Gerusalemme), attraversa 18 regioni europee:
Kent, contea inglese dove è ubicata Canterbury, le regioni francesi
Nord-Pas-de-Calais, Picardie, Champagne-Ardenne, Franche-Comté, i cantoni
svizzeri Vaud e Vallese, le regioni italiane
Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia, Liguria, Toscana, Lazio e,
lungo la Via Francigena nel Sud, Campania, Molise, Basilicata, Puglia. La
lunghezza del percorso fino a Roma
è di circa 1800 km. Con la
prosecuzione fino a Brindisi si
arriva a circa 2500 km.
Piemonte: cerniera con l’Europa - In Piemonte la Via Francigena, messa in
sicurezza e piacevolmente percorribile, ha una lunghezza di
650 km, coinvolge 107 comuni, tocca
5 province (Torino,
Vercelli, Biella, Asti e Alessandria), interessa 4 parchi naturali
e coinvolge 368 operatori turistico-commerciali. Grande è stata nei
secoli l'importanza della regione
piemontese per il suo ruolo di cerniera tra l’Italia e l’Europa e come terra di
passaggio tra le Alpi e la Pianura Padana.
Attraverso il Colle del Gran San Bernardo in Valle d'Aosta la Via
Francigena portava da Canterbury a
Roma; attraverso i Colli del
Monginevro e del Moncenisio, in Valle di Susa,
collegava l'Italia con la Francia e si
congiungeva al cammino per
Santiago di Compostela.
I
quattro tratti del tracciato piemontese - Gli itinerari francigeni piemontesi si
snodano su quattro percorsi, la cui valorizzazione e promozione, nell'ambito del
Progetto Interregionale sulla Via Francigena, è stata affidato dalla Regione
Piemonte all'ATL Turismo Torino e Provincia.
Il recupero di questo inestimabile patrimonio storico e culturale
iniziò nel 2010 con il
tratto della Via Francigena di Sigerico ( Morenico-Canavesana) che
entra in Piemonte dalla Valle d'Aosta.
Proseguì con il tratto della Via Francigena della Valle di Susa che, con
il percorso Monginevro/Arles, si collega con il cammino di Santiago di
Compostela. Poi fu la volta del
tratto Torino-Vercelli e infine
è stato completato il recupero del
quarto tratto che conduce da
Torino alla Liguria, attraverso i territori di Asti e di Alessandria.
Questi tratti di Via Francigena sono suggestivi cammini di fede adatti
anche a escursionisti, famiglie e turisti “lenti” . Essi consentono di conoscere
luoghi straordinari, assimilarli, viverli e assaporarli, tutelandone il valore e
la ricchezza.
Le informazioni - Per un'adeguata e completa comunicazione sulla Via Francigena
del Piemonte,
“Turismo
Torino e Provincia” ha creato il
sito www.turismotorino.org/francigena , nel quale sono stati inseriti i quattro
itinerari, le descrizioni, le
tracce gps e gli indirizzi utili. Lungo il percorso i pellegrini di oggi e gli
escursionisti, ma anche i semplici curiosi, possono intraprendere, passo dopo
passo, un vero e proprio viaggio nella storia e nella natura. Percorrendo questi
itinerari si va alla scoperta
di arte, di cultura, di
prodotti tipici, di sagre, di fiere
di antica tradizione e di cibi che sono espressione di identità del territorio.
Via Francigena Morenico-Canavesana - Il percorso, compreso fra il tratto
Valdostano e quello Biellese-Vercellese, si sviluppa lungo circa 50 km
attraversando i territori di 10 Comuni.
Durante il cammino si percorre un bellissimo tratto dell'Anfiteatro
Morenico di Ivrea, creato dal ritiro del Ghiacciaio Balteo. Qui
si ammira una delle
conformazioni geologiche di origine glaciale meglio conservate al mondo,
punteggiata da laghi e caratterizzata dal lungo profilo della Serra, dorsale
morenica di 25 km. Da Viverone si raggiunge Vercelli con un percorso di circa 50
km.
Via Francigena Valle di Susa - Il
percorso si snoda per oltre 170 km con due storiche varianti, a partire dal
Moncenisio e dal Monginevro verso il fondovalle, sino alle porte di Torino.
(A sinistra, il castello Momtestruttto) A partire dall'Alto
Medioevo il Colle del Moncenisio
diventa uno dei punti nevralgici della scena politica europea con la
prima discesa in Italia di Carlo Magno, nel 773 , per la Battaglia delle Chiuse
contro i Longobardi. L'intenso afflusso
di genti lungo la Via Francigena produsse una circolazione di idee e un
costante scambio di saperi, lingue e religiosità che contribuirono allo sviluppo
nella valle di una vivacità culturale di impronta europea: sorsero
monasteri di notorietà internazionale, come l'Abbazia di Novalesa e la Sacra di
San Michele. Lungo il percorso
nacquero ospedali, alloggi, locande e alberghi, come l'Ospedale del Passo del
Moncenisio, le locande di Novalesa e Bussoleno o luoghi di assistenza come la
Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso. Castelli fortificati, caseforti e
palazzi che contraddistinguono
molti paesi , quali Oulx, Chiomonte, Susa, San Giorio, Chianocco, Bruzolo, sono
oggi testimonianza del capillare controllo territoriale esercitato
dal potere signorile lungo la valle, legato proprio all'importanza
economica e commerciale che l'itinerario francigeno assunse nel tempo.
Via Francigena Torino-Vercelli - Anche dopo l'epoca romana, Torino (Augusta
Taurinorum ) rivestì un
ruolo di eccellenza come punto
nodale dei percorsi diretti ai passi alpini più importanti
e a Roma, utilizzando la via consolare verso Vercelli e Piacenza e le vie
romane, come la Fulvia, che portavano
verso il mare.(A destra, il Po presso Chivasso) Il nucleo cittadino di
Torino legato alla Via Francigena era all'interno del cosiddetto Quadrilatero
Romano, dal caratteristico e
regolare assetto urbanistico ancora oggi ben visibile. Le Porte del Quadrilatero
erano funzionali alle principali direttrici stradali: la Porta Secusina con la
“Strata pellerina” proveniente dai valichi valsusini e la Porta Palatina che si
apriva alla pianura. Nei pressi della Porta Secusina si contavano una dozzina di
edifici per l'accoglienza. Oltrepassata Torino, si prosegue lungo il Po e,
percorrendo la strada consolare, si
raggiunge Chivasso e poi Vercelli.
Percorrendo questo tratto di Via
Francigena, che si snoda per circa
100 km, si
attraversa un territorio ricco di testimonianze architettoniche. Numerose
sono le pievi e le abbazie sorte ad
opera della nobiltà e dei vescovi torinesi.
Si cammina attraverso il Parco Fluviale del Po e si ammirano opere
idrauliche ingegneristiche come il Canale di Cavour con cui furono
bonificati paludi ed acquitrini. Il paesaggio è caratterizzato dal
susseguirsi di campi e di risaie.
Via Francigena verso il mare - Il
percorso verso il mare, di circa 280 km, attraversa
le colline del
Monferrato,
l'Astigiano e l'Alessandrino. (A sinistra, la Vallesusa) La sua
importanza storica è ancor
oggi testimoniata dal grande numero di edifici religiosi e abbazie che si
incontrano lungo il cammino. Nella provincia di Asti le chiese romaniche
rappresentano un patrimonio e una attrazione di grande rilevanza artistica,
storica e paesaggistica, come
l'Abbazia di Vezzolano, inserita
nel progetto dei percorsi europei della “Transromanica”, associazione
internazionale riconosciuta dal Consiglio Europeo come “Major European Cultural
Route”. Questa associazione ha l'obiettivo di porre l'accento sull'unità
culturale e artistica del romanico in Europa. Preziose testimonianze del
Medioevo si concentrano
specialmente nel Basso Monferrato,
parte settentrionale della provincia attraversata dai percorsi secondari della
Via Francigena. Analogamente ogni angolo della provincia di Alessandria è
segnato da tracce di un passaggio costante di genti, mercanti e pellegrini.
La cucina nel Medio Evo - Nel medioevo chi si metteva in viaggio per un lungo
periodo, sia per penitenza e salvezza spirituale che
per diletto, si imbatteva in ospizi
e luoghi di sosta capaci di offrire ristoro, come hostarie e conventi.
Questi luoghi davano assistenza a pellegrini e
viandanti anche dal punto di vista gastronomico,
offrendo pietanze caratteristiche dell’epoca. Lungo il percorso della Via
Francigena i pellegrini di oggi e gli escursionisti, ma anche i semplici
curiosi, possono intraprendere, passo dopo passo, un vero e proprio viaggio alla
scoperta dei sapori del territorio e delle ricette di un'antica cucina,
sapientemente selezionate, nei 23
ristoranti che propongono il “Menu del Pellegrino”.
Modernità della dieta medievale - "La
cucina del medioevo - sottolinea
Barbara Ronchi della Rocca, esperta delle tradizioni enogastronomiche - si
rivela sorprendentemente moderna e attuale, perché fondata su cardini che
potrebbero essere dettati dai nostri medici nutrizionisti: è legata alla
stagionalità e al territorio, rifiuta salse e grassi pesanti e, anche se non può
contare sugli apporti della flora e della fauna del Nuovo Mondo, vanta un
patrimonio ricchissimo di ricette "povere" che la rendono molto varia e
gradevole. Infatti, i cuochi di allora ben conoscevano, e sapevano sfruttare al
meglio, i prodotti locali e stagionali: il risultato erano piatti vari e
saporiti, parsimoniosi ma non dimessi, in cui i sapori antichi di erbe
selvatiche e frutti spontanei - dai luvertin all'ortica, dalle spugnole alle
more, dalla rosa canina alla viola, preziosi in tempi di carestia e di malora -
si sposavano a quelli delle verdure dell'orto e delle carni della fattoria.
Così, chi percorre la via Francigena ad ogni tratto di strada, ad ogni curva,
vede cambiare il paesaggio, e ogni paese che incontra gli rivela delle sue
peculiarità di dialetto, di cucina, di arte, di modi di vivere. L'esperienza
gastronomica è anche un tuffo nella storia locale, perché tramite i piaceri del
palato permette di comprendere il luogo, la gente, la tradizione".
Il menu del pellegrino - Il cibo
dei pellegrini era molto semplice, sempre legato alle risorse locali, e
comprendeva soprattutto zuppe e minestre: la paniccia a base di cereali e
legumi, la pulmenta con pane raffermo, il macco, una sorta di vellutata di
legumi secchi; molto diffusi anche i pastelli, torte salate ripiene di formaggi
e verdura. Non mancavano mai salumi, formaggi, frutta secca, aringhe salate, che
gli osti offrivano con larghezza, al fine di favorire il bere. Tutto era
accompagnato da pane nero “della penitenza” fatto con grano tenero, segale,
spelta, orzo, crusca di frumento, farina di fave e di castagne. I più abbienti
si concedevano carne di maiale cotta alla brace, ma non tutti i giorni, perché
la Chiesa prescriveva l’astinenza dalle carni in tutti i venerdì e sabato
dell’anno, durante la Quaresima e l’Avvento, alla vigilia delle festività di
Pentecoste, Assunzione, Ognissanti e Natale e nei 3 giorni delle Quattro
Tempora. Inoltre il mercoledì era considerato “semimagro”. Quindi, per circa un
giorno su 3, il “secondo” consisteva in uova, rane, lumache, pesce d’acqua
dolce, merluzzo e acciughe salati. Con la ghiotta eccezione delle anatre,
considerate pesci per la loro lunga permanenza in acqua! I dolci erano prodotti
solo nella cucina di monasteri e conventi, dove abbondava il miele degli
alveari. Nelle grandi solennità religiose si cuoceva un pane dolce - arricchito
con latte, mosto d’uva, frutta secca, zafferano, fichi, mele cotogne, formaggio
e sangue di maiale - spesso forgiato in forma di simboli religiosi, molto ambito
dai pellegrini.