Quando c’era Berlinguer
di Magali Prunai
Quando c’era Berlinguer, un film documentario di Walter Veltroni che vuole
ricostruire in circa due ore
la
vita politica di un grande personaggio italiano: Enrico Berlinguer.
Il film, diretto magistralmente e ben costruito, come un vecchio documentario
RAI in bianco e nero, come quelli che ormai non si fanno più, purtroppo, non
punta tanto sul sentimentalismo, ma narra con occhio critico, attraverso i
ricordi di personaggi politici e non solo di spicco degli anni ’70 e ’80, la
nascita, la vita e in un certo senso il declino di un’idea di politica e di
un’Italia diverse concepite da Berlinguer.
Siamo negli anni ’70 e un giovane esponente del PCI comincia a parlare di una
nuova idea di comunismo in Europa. Comunismo non è solo quello che ci arriva
dalla Rivoluzione russa d’ottobre, non è più solo quello di cui parlava Marx. E’
necessario dare un nuovo significato, più ampio, a questo termine. Comunismo
deve essere un modo di essere, di vivere che mira all’abolizione di certe
differenze sociali ma sempre e comunque all’interno degli schemi democratici
propri degli stati europei moderni. Un’idea forte e innovativa, che attirerà su
Berlinguer parecchi consensi ma anche parecchie accuse.
Il film prosegue così, fra emozioni e rabbie, attraverso i ricordi personali e
politici di ex esponenti del PCI, della sua scorta, della figlia e vecchie
immagini di tribune politiche e comizi. Immagini che fanno provare forte
nostalgia di una politica fatta con educazione, con passione. Con un amore tale
per il proprio ruolo e un tale senso di responsabilità verso quello per cui si
era chiamati a fare da decidere di voler portare a termine un comizio, malgrado
le sue condizioni fisiche facessero intuire che il suo corpo non collaborava
più.
Berlinguer se ne è andato dopo aver voluto terminare a tutti costi un comizio di
campagna elettorale per le europee, a Padova. Un sorriso di ringraziamento alla
folla che lo applaudiva e gli diceva di andare a
riposarsi
e terminò il suo discorso. Rientrato in albergo lui, la sua politica, il suo
voler cambiare si sono spenti per sempre. Quello che è accaduto dopo è storia.
Il muro di Berlino è crollato, il PCI è stato smantellato e cambiato in una
forza politica nuova che, forse, voleva seguire le idee del vecchio segretario
ma senza riuscirci bene, visti soprattutto gli ultimi sviluppi e le ultime
evoluzioni.
Il film si conclude così, con le suggestive immagini del funerale. Una Roma
gremita, tutta colorata di rosso, una folla che non viene attirata neanche da un
Papa per dire addio per sempre a Enrico, una brava persona che faceva della
politica la sua missione. Suggestiva la vista di Pertini che in silenzio,
commosso, saluta per l’ultima volta l’amico e compagno.
Il 17 giugno 1984, una settimana dopo la morte di Berlinguer, gli italiani alle
urne diedero un voto significativo. Non avendo avuto il tempo di cambiare le
schede per le elezioni europee il suo nome rimase in lista. Prese tante di
quelle preferenze che per la prima e unica volta nella storia il PCI superò la
DC.
Quando si esce dalla sala cinematografica si hanno gli occhi gonfi di lacrime e
un sapore amaro e triste in bocca. Il documentario comincia con interviste fatte
per la strada in giro per l’Italia. Una domanda sola: chi è Enrico Berlinguer?
La maggioranza non ne ha idea.
Se a me qualcuno rivolgesse la stessa domanda io direi sì, segretario del PCI,
creatore di una nuova visione di politica morta con lui, ma prima ancora direi
che Enrico Berlinguer era un uomo onesto, come certi ambienti italiani non ne
conoscono più.