LA RAI  E’ DONNA

e………  scienza

Un convegno promosso dalla presidente della RAI, Tarantola, ha evidenziato la scarsa presenza della donna nelle attività scientifiche

 

di Carla Ghelli

 

Il Presidente della Repubblica, Napolitano, intervenuto al convegno, si intrattiene con la presidente della RAI, Tarantola (foto ufficio stampa Presidenza Repubblica)

 

La Rai celebra le donne. L’ occasione è la ricorrenza dell’ 8 marzo , ma anche il 90esimo anniversario della radio e il 60esimo della televisione.

Un mega convegno di due giorni all’Auditorium di Roma per esplorare il mondo femminile in tutte le sue sfaccettature: politica, economia, cultura, arte, e non ultima la scienza.

Altamente qualificato il campo delle relatrici invitate dalla Presidente Tarantola a misurare la temperatura del pianeta donna. Ma dalla somma degli interventi si evince che lo stato di salute non è ancora buono, anche se pur lentamente, migliora.

La scalata alle posizioni dominanti delle società più emancipate economicamente e culturalmente ha registrato una buona progressione negli ultimi 30 anni, ma solo in alcuni campi  come la politica e l’ economia.

Ma a noi interessa la scienza, le donne nella scienza, soprattutto in Italia.

E fa scoramento sentire che Elena Cattaneo, Senatrice della Repubblica e direttore di UniStem all’Università di Milano, alla domanda di una studentessa (c’erano anche loro, gli studenti, un po’ intimiditi dal contesto) che fa presente come le donne nelle aree scientifiche siano meno del 20%. Le chiede quindi  quali iniziative intende promuovere per aumentare questa percentuale.

La Cattaneo risponde che la prima a non sapere cosa fare è proprio lei, che si sente politicamente impreparata e che non vede altra possibilità che quella di lottare, ciascuna con le proprie forze e le proprie capacità,   contro gli stereotipi che noi stesse ci creiamo.

A fare un po’ di chiarezza, e a dare anche un po’ di speranza, provvede la Tiziana Catarci, prorettore per le infrastrutture e le tecnologie all’Università di Roma La Sapienza.

Prima alcuni dati non proprio confortanti: a La Sapienza le ragazze sono sì più numerose dei maschi, ma nelle materie scientifiche sono di gran lunga di meno.  Se poi si guarda al settore informatico il crollo  è addirittura verticale, il 10%, non solo in Italia, ma in tutto il mondo.

Le ragazze prediligono le scienze creative come la biologia, le biotecnologie, l’ingegneria ambientale, l’architettura. Risultato è che sono 200 milioni in meno in tutto il mondo le donne che usano internet (dati dell’ITU, Unione Internazionale delle Comunicazioni delle Nazioni Unite).   

Ma molto si sta studiando per diminuire questo gap. Gli Usa stanno lanciando un programma apposito  per la computer –science al femminile e lo stesso stanno  facendo alla Sapienza di Roma, dove lavorano anche al progetto RING.

Il progetto RING è una rete di reti, di donne e per le donne, che vuol promuovere una cittadinanza attiva e consapevole delle donne per la conciliazione di tutti i tempi di vita. Un circuito che guarda alla qualità di vita nei luoghi urbani e mette in rete  tutte le attività del territorio che sostengono e migliorano l’impiego e l’empowerment della donna.

Microsoft intanto sta pensando ad un sistema che agevoli la libertà nel lavoro, come il telelavoro, allo studio  anche all’Università di Torino.

Se poi da quello universitario si passa a guardare il mondo professionale e del lavoro  il divario tra donne e uomini cresce ancora, in proporzione ai gradi e alle qualifiche.

Le donne ricercatrici ad esempio partono da una percentuale del 42%, ma diventano subito il 30% quelle associate, per finire solo al 16% quelle che approdano all’ambito titolo di professore ordinario. E quando l’età lavorativa comincia a coincidere con il desiderio di procreare e di farsi una famiglia, per le donne la vita si fa davvero dura. Gli ammortizzatori sociali attualmente in funzione sono palesemente insufficienti, occorrono politiche finanziarie mirate a consentire che le donne non si trovino nella ancestrale e drammatica condizione di dover scegliere tra famiglia e lavoro.

Cinzia Pennisi, la sola italiana direttore d’ orchestra, quando molto spesso si trova a dover rispondere a questa domanda, chiede perché mai nessuno  interroghi il maestro Muti su come fa a conciliare musica e famiglia. E spiega ancora come abbia superato le difficoltà grazie alla sua grande passione per la musica, e alla passione, in mancanza di altri strumenti concreti,  hanno fatto ricorso anche molte altre personalità intervenute.

“Una società  che coltiva passioni è una società che produce benessere”, chiosa la bella e simpatica direttrice.

Prima di lei anche il Segretario Generale dell’ONU  BanKi-moon si era espresso in questo modo: “La parità per le donne e le ragazze non è solo un diritto umano fondamentale,  ma è un imperativo sociale ed economico. Dove le donne sono istruite e hanno potere, le economie sono più produttive e forti. Dove le donne son pienamente rappresentate le società  sono più pacifiche e stabili“.

Un appello e un monito che i nostri governanti dovrebbero ascoltare. Lo ha fatto suo anche il Presidente del Senato Grasso, intervenuto al convegno, ma basterà?

Nelle scienziate purtroppo è sempre in agguato il modello di rinuncia, un aut-aut che ha come campione di riferimento  la più grande scienziata italiana dei nostri tempi, Rita Levi –Montalcini, che, interrogata sulle sue scelte, ha sempre risposto “ per inseguire il mio sogno ho dovuto scegliere tra la scienza e la famiglia”. Frase  che si presta ad una doppia interpretazione, quella conosciuta della rinuncia e quella che consente alla senatrice Cattaneo un pronto riscatto “Io ho interpretato diversamente la Montalcini: a lei non interessava affatto essere madre e moglie”

 

E’ singolare osservare come il cerchio si stia chiudendo: è proprio di questi giorni infatti la pubblicazione del “Rapporto giovani“ dell’Istituto Toniolo di Milano, che ha esplorato il mondo delle ragazze nate tra gli anni ‘80 e la fine del secolo scorso, le Millennials, così definite. Tutte giovani e meno giovani donne che mettono al primo posto il lavoro, la realizzazione professionale e sociale, rivendicano l’indipendenza e la libertà delle proprie scelte come unico argine alla precarietà e agli stereotipi della maternità e della famiglia.  Un mondo che è in continua crescita  e che forse potrebbe riconoscersi nella interpretazione della Montalcini data da Elena Cattaneo.

Perciò coraggio donne e ragazze “Dobbiamo abituarci a prendere gli applausi ed a sederci sempre in prima fila“ (Pennisi).

E le quote rosa? Vi chiederete. Nessuno ne ha parlato? se ne è parlato eccome . Ma questa è  un’altra storia.     

Il Galileo