Campania non solo “terra dei fuochi”

Cilento senza limiti

alla scoperta di antichi luoghi

Sport, natura, arte, cultura, enogastronomia

 

 

di Giuditta Bricchi

 

“Cilento No Limits” (21marzo-17 maggio 2014) è un articolato evento organizzato dal Comune di Ascea in collaborazione con altri  Comuni  (Controne, Felitto, Castel San Lorenzo, Monteforte Cilento, Novi Velia, Cannalonga) per la promozione turistica del territorio attraverso manifestazioni legate allo sport e ad  attività di animazione e valorizzazione della cultura e dell’ambiente. Le competizioni sportive sono  dedicate  allo sport estremo ed agonistico e anche  a quello amatoriale. Il calendario  è ricco di iniziative che  interessano l’area di Velia, il comprensorio del fiume Calore e l’area del Golfo di Policastro. Gli appuntamenti sportivi sono strutturati per garantire ai partecipanti e ai loro accompagnatori, ai turisti e ai visitatori un soggiorno “Cilento Full Immersion”. L’evento, finanziato dalla Regione Campania con fondi europei (FESR PO Campania 2007-2013), consente di vivere una vacanza all’insegna dello sport, della natura e delle tradizioni.

 

Il programma e le gare

Il calendario completo delle manifestazioni sportive, delle diverse attività correlate (spettacoli, escursioni,  arte e così via ) si trova sul sito www.cilentonolimits.it

 Come sottolinea Marisa Prearo, ideatrice e project manager di “Cilento No Limits”, in programma  vi sono  8 competizioni sportive,  con 20 giorni di gare, ma anche cultura, enogastronomia ed escursioni aperte ai turisti. La maratona  unisce due siti archeologici meravigliosi quali la città di Velia ed i Templi di Paestum, con la partecipazione di atleti internazionali e l’accensione della fiaccola. Molto spazio è riservato al ciclismo con il  Primo Giro Ciclistico del Cilento e la gara di Gran Fondo di Mountain Bike. Sulle acque dei fiumi Calore  e Tanagro si svolgono le gare nazionali  di Rafting e nei boschi di Castel San Lorenzo si svolge la gara  di tiro con l’Arco. Nelle gole del fiume Calore ha luogo  il Primo Campionato Nazionale di trekking estremo. Turisti e visitatori possono fare escursioni fluviali su percorsi naturalistici, fare trekking  in montagna e nei boschi, prenotare escursioni a cavallo, raggiungere i borghi anche in groppa d’asino.

 

I sentieri

Il Cilento è inserito nella rete sentieristica europea che attraversa l’Europa da Nord a Sud e da Est a Ovest, rete gestita dalla “European Ramblers Association”, come spiega Mario Macaro ( Federazione Italiana Escursionismo). La sua rete di sentieri permette di immergersi nella macchia mediterranea  e di raggiungere  antichi borghi, percorrendo il territorio dalla costa alle montagne. Lungo il percorso delle “Dee di Roccia” si ammira il panorama della piana di Paestum  e della costiera, si  incontrano una ricca flora, rocce antropomorfe  e siti di interesse storico e artistico. Seguendo il percorso del  Sentiero dei Trezeni , da Agropoli a Castellabate si vedono  nel primo tratto i segni lasciati dall’uomo moderno nei  i campi coltivati con i mezzi attuali, più avanti i segni lasciati dall’uomo di qualche generazione fa con  vecchie masserie di agricoltori e pastori, e, nell’ultimo tratto, i segni lasciati dall’uomo greco-romano con i muri a secco terrazzati e i resti di un sepolcro. Nel  comprensorio del Monte Cervati, nel  territorio dell’antico Comune di Sassano ( 495 metri sul livello del mare) vi è il percorso  della Valle delle Orchidee,  area naturalistica tra le più interessanti della Regione Campania.

 

La Valle delle Orchidee

La  Valle delle Orchidee in primavera regala spettacolari fioriture di  Orchidacee,  famiglia di piante erbacee i cui fiori sono comunemente chiamati orchidee. La varietà delle forme e delle tinte e la loro relativa rarità fanno delle orchidee una famiglia di fiori per i quali, forse più di ogni altra, si accendono le passioni dei botanici e degli amanti della natura. Le orchidee,  simbolo di perfezione spirituale e di armonia, sono  diffuse in tutta l’area del mediterraneo, ma hanno trovato nel territorio montano di Sassano l’habitat naturale. Esse prosperano in presenza di ambienti aperti,  incolti, in cui è significativa la presenza di insetti impollinatori, grazie alla forte insolazione e alla bassa vegetazione. Nella  Valle si possono osservare variegate specie di orchidee selvatiche: ne sono presenti 184 entità diverse (68 specie, 57 sottospecie, 35 varietà, 24 ibridi). Il numero è destinato a salire con  la scoperta di nuovi ibridi che nascono spontanei grazie all’integrità del territorio. Le orchidee fioriscono in genere tra aprile e maggio, ma non mancano le varietà che mantengono la fioritura fino a luglio.

 

 

 

 L’escursione

La Valle delle Orchidee, fiore all’occhiello del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e  Alburni, si sviluppa su una superficie di 47 kmq lungo un percorso a circuito di 13 km, in un territorio particolarmente ricco di aspetti paesaggistici e botanici. Essa rappresenta un immenso patrimonio naturalistico, soprattutto se si pensa che nell'area protetta dall’UNESCO del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e  Alburni (181.000 ettari) sono presenti 284 specie di orchidee selvatiche delle 319 specie che si  segnalano in  Europa e nel Bacino del Mediterraneo. L’escursione nella Valle inizia da quota 501 metri e termina a quota 1175 dopo aver attraversato cinque stazioni di osservazioni di orchidee in uno straordinario scenario naturalistico, tra fiori ed alberi  e tra animali allo stato brado ( bovini e cavalli). La Valle delle orchidee è simbolicamente chiusa dal “Tavolo del Paradiso”, opera dell’artista salernitano Ugo Marano.

 

Il fascino del “paese fantasma”

Roscigno vecchia, il paese fantasma

Molti sono i paesi  fantasma che si trovano in Italia. Essi abbondano in particolare nell'Italia Meridionale per via della natura ostile e della  cattiva manutenzione del territorio, che provoca spesso movimenti franosi e smottamenti del terreno.  Sono centri abbandonati e deserti, senza abitanti e spesso immersi nella natura, che mantengono un alone di fascino e di mistero. Sono luoghi, magici per i loro silenzi, che risentono dell'eco della storia. Visitarli è come fare un viaggio nel tempo. Addentrarsi tra le loro rovine, lungo le vecchie strade, dentro le chiese e le case squarciate, tra la vegetazione incolta, regala sempre una grande emozione.  Splendido paese fantasma è  Roscigno Vecchia, la cui visita è  inserita nel programma di escursioni di “Cilento No Limits”. Il borgo, le cui origini  a risalgono al IV secolo a.C., sorge nel massiccio dei Monti Alburni. Costruito su un terreno argilloso e instabile,  Roscigno fu spesso soggetto a frane che col passare del tempo costrinsero la popolazione ad abbandonare il paese.

 

Il paese che cammina

Roscigno Vecchia  è chiamato anche il “paese che cammina”, poiché,  spiega il sindaco Armando Mazzei, prima del ‘900  l’abitato sorgeva più a valle e da secoli gli abitanti avevano dovuto fare i conti con i continui movimenti franosi che li costringevano a migrare.  Delle case, abbattute dalle frane, i cittadini raccoglievano le pietre con cui ricostruire le nuove abitazioni in un luogo più sicuro, finché  ai  primi del ‘900, il paese fu definitivamente spostato più a monte, in un luogo più sicuro dove è sorta Roscigno Nuova. Le case  di pietra di Roscigno vecchia sono quindi  una straordinaria testimonianza di secoli di storia. Da alcuni anni, a Roscigno vecchia si è trasferito un uomo, unico abitante del paese abbandonato, che fa da cicerone ai turisti  che attraversano le strade del borgo.

 

Roscigno Vecchia la “Pompei del 900”

Due ordinanze del Genio Civile del 1907 e del 1908 obbligarono gli abitanti  a lasciare il paese  per la minaccia di una frana che si credeva potesse radere al suolo l'intero abitato. A malincuore gli abitanti si trasferirono, trasformando Roscigno in un paese museo. Roscigno  è rimasta così, nessuno l’ha più toccata, nemmeno la frana che si temeva l’avrebbe distrutta. Da allora tutto è rimasto al suo posto: la piazza, dedicata a Giovanni Nicotera, con il lavatoio e la fontana, i portali di pietra, le cantine, le stalle, la fucina del fabbro, i palazzi gentilizi, le case che conservano uno spaccato della vita quotidiana dell'epoca. Tra i resti delle botteghe si notano le insegne dei primi del Novecento. C'è anche la Chiesa con un tavolato ligneo perfettamente conservato; nello slargo davanti ad essa c’è una fontana  da cui  l’acqua sgorga ininterrottamente con uno scroscio continuo, unico rumore oltre a quello del vento. Il borgo sembra quasi un set di un film, montato e poi lasciato lì,  proprio come la scenografia perfetta di un film d’epoca. “ Pompei del 900”  è stato chiamato questo luogo, rimasto come ad aspettare che qualcosa accadesse e, nell’attesa, quasi cristallizzato nel ricordo.

 

Per conservare Roscigno Vecchia

 "Da una decina d'anni l'Unione Europea ha posto l'attenzione sul borgo finanziando progetti presentati dal Comune.  Così si è potuto mettere in sicurezza tanti edifici per evitare che crollassero e un'area del paese, utilizzando fondi regionali ed europei" spiega il sindaco Mazzei.  Ora  sono arrivati gli americani di terza e quarta generazione, discendenti dagli emigrati  del paese, alla ricerca delle proprie radici. Affascinati dai luoghi, hanno dato vita alla “Roscigno Vecchia Foundation”    (www.roscignovecchia.com )  per aggiornare la genealogia dei discendenti delle famiglie di Roscigno, favorendo i loro ricongiungimenti. Altri obiettivi della fondazione sono la conservazione e la ricostruzione della città vecchia e la promozione del turismo. La raccolta fondi per raggiungere gli obiettivi  della Fondazione è in corso.

 

Il Museo della civiltà contadina

Nei locali restaurati dell’ex casa canonica e del vecchio municipio c’è oggi il museo della civiltà contadina che raccoglie le testimonianze della vita e del lavoro della gente di Roscigno: circa cinquecento pezzi ordinati secondo i temi dei cicli lavorativi specifici della zona e organizzati secondo moderni criteri espositivi. La raccolta è attualmente divisa in sei sale, ciascuna dedicata ad uno o più aspetti della cultura popolare locale: il ciclo della vite e del vino, il ciclo dell’olivo e dell’olio, l’allevamento e la produzione del formaggio, la lavorazione dei campi, il ciclo del grano, l’aratura, la mietitura e la trebbiatura, il trasporto, la lavorazione della lana, la produzione del pane, la casa. I vari processi produttivi vengono mostrati ai visitatori nelle successioni delle stanze, con l’integrazione di immagini fotografiche, didascalie, grafici, mappe e documenti storici.

Il Galileo