THERESIENSTADT: IL GHETTO MODELLO?

IL PRIMO FALSO DEL CINEMA

DELLA GERMANIA NAZISTA

 

di Magali Prunai

La città fortezza di Theresiendstadt

 

 

Theresienstadt è una piccola cittadina nelle vicinanze di Praga, nata a fine ‘700 vi venne costruita presto una fortezza usata, durante la prima guerra mondiale, come prigione. Vi morì, nel 1918, Gavrilo Princip, autore dell’attentato di Sarajevo.

Nel 1940 la Gestapo prese il controllo dell’intera cittadina riadibendo a prigione la fortezza e trasformando successivamente l’intera cittadina in Ghetto, perimetrando i suoi confini con un muro. Gli ebrei di Theresienstadt “soggiornavano” in questo campo in attesa di essere caricati sui treni per la deportazione definitiva in altri campi, soprattutto in direzione di Auschwitz.

Una scena del film: la finta rappresentazione di un clima di allegria e benessere

Scacciati i circa settemila cechi che vi abitavano, furono deportati cinquanta mila ebrei provenienti in maggioranza da Germania, Austria e Cecoslovacchia. Gli ebrei di Theresienstdadt erano per lo più artisti, musicisti, storici che di nascosto dai tedeschi riuscirono, nel periodo di prigionia, a mantenere attiva una certa vita culturale. I deportati di un’età compresa fra i 12 e 15 anni riuscirono a produrre una rivista clandestina, di nome Vedem, dove scrivevano di poesia e critica letteraria. Dei circa 15 mila lettori ritornarono a casa a guerra finita in 1100, secondo altre fonti solo 150.

Famosi sono anche i disegni dei bambini di Theresienstadt, raccolti ed esposti al museo dell’Olocausto di Praga.

Ma questo campo è famoso per una triste storia legata alla propaganda nazzista del tempo e a quello che è stato definito il primo falso della storia del cinema.

Il governo danese, preoccupato per la sorte dei suoi cittadini di religione ebraiaca arrestati a Copenaghen, chiese di poter accertare le loro condizioni igienico- sanitarie e umane. Tale permesso fu accordato e venne permesso alla Croce Rossa internazionale di visitare quello che fu definito “il ghetto modello” e propagandato come “Hitler regala una città agli ebrei”. Anche se il titolo corretto è: “Theresienstadt. Ein Dokumentarfilm aus dem judischen Siedlungsgebiet” (Terezin. Un documentario sul reinsediamento degli ebrei). (A sinstra, il francobollo commemorativo)

Per eliminare il problema della sovrappopolazione molti ebrei furono deportati ad Auschwitz, contemporaneamente vennero costruiti falsi negozi e locali, alcune baracche furono riverniciate e i deportati separati in modo da non occupare una stanza in più di tre persone. I responsabili della Croce Rossa assistettero a un concerto tenuto dai musicisti prigionieri del campo, a uno spettacolo dei bambini che rappresentarono Brundibar, una satira contro il regime scritta dal deportato Hans Krasa che ancora oggi viene messa in scena in alcune occasioni per ricordare il tragico evento. Da Berlino arrivarono costumi di scena, cibo, mobili e tutto il necessario per ingannare al meglio gli ispettori della Croce Rossa. L’inganno funzionò talmente bene che venne girato un filmato di propaganda. Le riprese, iniziate a febbraio del 1944, furono dirette da Kurt Gerron, un attore e regista tedesco molto conosciuto all’epoca. La libertà promessa in cambio delle riprese non arrivò mai, anzi a riprese terminate sia il regista che tutto il “cast” furono deportati ad Auschwitz e immediatamente uccisi.

Terminato il film, per gli ospiti del "ghetto modello" la soluzione finale

Ancora oggi, cercando in internet, è possible trovare qualche spezzone del film. E ancora oggi c’è chi vedendolo, vittima della propaganda nazzista dell’epoca, crede sia tutto reale e che effettivamente nella Cecoslovacchia esistesse un ghetto perfetto.

Ricordare, raccontare ed ascoltare testimonianze di deportazioni e dei deportati sono, a maggior ragione, sempre più necessarie e utili.

Il Galileo